sabato 23 settembre 2017

Claudio Di Scalzo. "L'Uomo di Karphatos a cui pisciarono nel latte". (Gennaio 2012 e 2017)



CDS: “L'uomo di Karphatos” - Gennaio 2012





Claudio Di Scalzo

L’UOMO DI KARPHATOS NEL GENNAIO 2017 SUGLI SCOGLI

La letteratura gioca tiri stravaganti, a volte, come nel mio caso, rivelatori. A ogni trama che voleva presentarsi in un modo ed invece era in un altro; smonta l’ideologia rivela quella nascosta; giunge a rivelare quanto si definì sublime come superficiale e meschino oppure ridicolo. Insomma ti gioca un colpo da rovescio,  a volte è un cazzotto nello stomaco altre una carezza suggerendo che non tutto è perduto.  

Quando scrissi e dipinsi “L’Uomo di Karphatos a cui pisciarono nel latte”  - nel gennaio 2012 - pensavo di fare i conti col mio passato, negli anni che avevo vissuto accostando amore - cercandolo assoluto, che non scadesse come il latte - alla mia vita reale e nell’estetica un po’anarchica un po’ folle: il più delle volte senza costrutto in qualcosa che reggesse al tempo all’incuria alla mia stupidità. Ed invece, con questa storiella tragica e delicata accosto al mare azzurro, del mito, stavo prefigurando il mio futuro. Ancora e in maniera orribile mi avrebbero pisciato nel latte. Con una violenza mai prima subita verso quanto ritenevo aver ideato di bello e nutriente per me per chi davo in dono il latte.

Ma nella storia c’è anche una Ninfa intrepida. E questo cambia lo sviluppo del passato e del futuro. Che ancora deve accadere. Del passato che ancora avrà cambiamenti.


Io, Uomo di Karphatos a cui pisciarono nel latte, questo mi dico qui davanti al mare col sole ancora in bocca, in cerca di chi mi possa accogliere intero.











Claudio Di Scalzo

L'UOMO DI KARPHATOS A CUI PISCIARONO NEL LATTE
(ovvero il sole dell'Uomo sugli scogli - gennaio 2012)


A Karphatos un uomo sta di profilo, lì, semplicemente, in piedi. Pure se ti ci metti davanti o dietro ne vedi sempre  un profilo, e, con labbra serrate  guarda verso il mare. Pensa al latte bianco nelle sue mani e a chi ci pisciò dentro.

Oggi l’Uomo di Karphatos ha la bocca socchiusa, dai suoi denti spunta un tiepido sole adatto al mare d’inverno. Non puoi vederlo intero tu, che non te ne intendi; sempre un lato vedrai, quello col sole che barbaglia dalla sua bocca.


«Uomo col sole sulle labbra, sole strinto in bocca, perché  ti vedo intero? Perché gli altri scappano pieni d’orrore dicendo di vedere solo un lato? (solo un lato!).»

«Ninfa mia curiosa di mare …  perché a me han pisciato nel latte, e tu sai che significa. Tu, che hai creato un sorriso, lì, dove strisciavano serpi nella pineta dietro le mie spalle. Loro, gli altri, che non sanno più amare vogliono scorgere unicamente il lato picchiato dal sole. Allora mi vedono solo a metà. È più pratico, credimi Ninfa.»


«Sei triste?»


«Oggi no. Oggi il mare è al posto giusto… scogli, case, pini... tutto al posto giusto. E tu? Che fai qui? Sei venuta a vedermi per intero?»


«Sì. Per questo liberarti. Così proteggerti»


«Ninfa intrepida! Vieni qui che t’abbraccio! ... ci inventeremo  una storia che non conclude, che ne dici? Potremmo chiamarla:  L'Uomo che stringeva il sole tra le labbra».


«Noi ci s'intende, Uomo sugli scogli. Noi ci s'intende. Il sole sulle tue labbra vedendoti per intero  in me non tramonterà».








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