domenica 27 ottobre 2013

Claudio Di Scalzo: Alasdair MacIntyre per L'Olandese Volante





Claudio Di Scalzo

L’età della nobile identità portatile
artistica e veristica
ovvero
Alasdair MacIntyre per L'Olandese Volante

Nei tempi telematici del web, elettronici per scossa continua d'immagini e suoni e parole attivamente notte-giorno in giro d’onde liquide su skype e social network e vari siti… L’Olandese Volante propone che sul suo scafo si formi rifrazione-cura e comunità che dura (il tempo della fantasia di farvi parte con i segni) dell'identità portatile dei marinai come dei capitani di più lungo corso attivi nella velatura di testualità e immaginarietà. E che la Barra Rossa in alto sia la nostra intesa e comunitaria vocazione.







Perché ciò si addipani e sdipani a seconda della velocità che ciascuno intende porre nell’avventura che è sempre ubiquamente dislocata in altri altrove: si pubblica sull’OV, si rilancia su Facebook, sui siti amici e così via, L’Olandese Volante, sulla sua prua tien di conto, una pomona?, delle teorie di Alasdair MacIntyre, del suo libro “Dopo le virtù”.

Ogni individuo ha un ruolo e un rango prestabilito entro un sistema ben definito e rigorosamente determinato di ruoli e di ranghi. Le strutture più importanti sono quelle della parentela e del casato. In una società del genere un uomo sa chi è perché conosce il proprio ruolo in queste strutture; e conoscendo questo sa anche che cosa deve e che cosa gli è dovuto nei suoi rapporti con coloro che rivestono tutti gli altri ruoli e che appartengono a tutti gli altri ranghi. (da “Dopo la virtù”, p. 149, Feltrinelli, Milano 1988)

Provando a piegare l’immaginifico immaginario filosofico-politico dell'omerico Alasdair alla nostra necessità corsara-web, possiamo dire che L’OV cerca parentela e comunità portatile in chi è coinvolto dal Transmoderno avventurarsi nell’immensità dell’immaginario e del reale nel Duemila. Ogni autore può organizzare con noi la vibrazione della sua soggettività portatile per far emergere fisionomie inattese – anche ombre – oltre le apparenze più consuete e ciò nominarlo letteratura o arti, sperando che tal nominazione regga nel flusso.







giovedì 20 giugno 2013

Alfred Jarry: Non so se mio fratello mi pensa. Transmoderno dedicato a Paolo Fatticcioni

CDS: "Non so se mio fratello mi pensa"
Tavola per Paolo Fatticcioni - 14.VI.2013

JARRY DI ACCIO PER PAOLO FATTICCIONI DETTO "IL PAZZO"
                                               JE NE SAIS PAS SI MON FRÈRE M’OUBLIE
                                               Je ne sais pas si mon frère m’oublie
                                               Mais je me sens tout seul immensément
                                               Avec loin la chère tête apalie
                                               Dan les essais d’un souvenir qui ment.
                                               J’ai son portrait devant moi sur la table,
                                               Je ne sais pas s’il était laid ou brau.
                                               Le Double est vide et vain comme un tombeau.
                                               J’ai perdu sa voix, sa voix adorable,
                                               Juste et qui semble faite fausse exprès.
                                               Peut-être il l’ignore, trésor posthume.
                                               Hors de la lettre elle s’évoque, très
                                               Soudain cassée et caressante plume.
                                                        NON SO SE MIO FRATELLO MI PENSA
                                                        Non so se mio fratello mi pensa dov’è
                                                        Ma io mi sento immensamente solo,
                                                        Con la mia cara testa lontana, sbiancata
                                                        Nel cercare un ricordo senza bugia.
                                                        Ho questo suo ritratto davanti a me sul tavolo,
                                                        Non ricordo se fosse seducente oppure aggressivo.
                                                        Come una tomba il Doppio appare vuoto e vano.
                                                        Ho perso il suo vocale segno, il suo amabile linguaggio,
                                                        Giusto, e che sembra incongruo apposta.
                                                        Forse l’ignora, postumo patrimonio.
                                                        Viene evocato sui bordi della lettera,
                                                        gessetto di colpo infranto e carezzevole.
                           Tr. di Margherita Stein/Accio
                           dedicata a Paolo Fatticcioni
 NOTA SUL "PAZZO" 
Paolo Fatticcioni detto "Il Pazzo" è nato il 10 ottobre 1948 a Laura, sulle colline pisane, ed è morto a Nodica il 14 novembre 2005. Barbiere di grandissimo talento.
Portiere dilettante. Fondatore di Lotta Continua a Vecchiano. Cacciatore di padule con richiami nel lago di Puccini. Tiratore al piattello. Giocatore di carte. Scopritore di talenti nel calcio e organizzatore di tornei. Libertino e dongiovanni. Alla morte non l’ha data vinta fino all’ultimo giorno, fumando lo stesso con un tumore in gola e bazzicando le sale da ballo a Viareggio.
Ha raccontato qualcosa di sé in “Vite con ribellioni”: annuario Tellus 26. Mentre nell’annuario Tellus 27: “Dalla Torre Pendente alle Alpi”, 2007, a lui è dedicata la prosa visual-poetica “L’uccellino azzurro.
Sul weblog Tellusfoglio e sull'Olandese Volante Transmoderno ho pubblicato alcune narrazioni per Paolo Fatticcioni. Altre ne scriverò. Inventerò per lui un libro intero, e tavole disegnate ancora. E’ stato l’amico più importante della mia vita. Assieme a Lalo, Libertario, mio padre, l’unico adatto all’Avventura che non finisce.
Claudio Di Scalzo detto Accio






www.olandesevolante.com

DIREZIONE

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martedì 11 giugno 2013

Claudio Di Scalzo: Luigia Zamorano dei verdi degli ori. Tellus a colori

Apparve nel Tellus a Colori
Dal Polo Sud Luigia Zamorano
Nel giugno dei verdi degli ori
La scoprii sorridente man mano 
CDS



... 



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venerdì 8 marzo 2013

Claudio Di Scalzo: La mi' mamma Nada al cancello verde su Google Maps



GOOGLE MAPS: LA NADA AL CANCELLO VERDE DI VIA INDIPENDENZA 9
A VECCHIANO-PISA -  LA 'ASA DI ACCIO E LALO
 
 
 
 
 
 
GRAZIE A GOOGLE MAPS
 
L'otto marzo penso al mi' 'ancello
di 'asa a Vecchiano ch'el mi babbo pose
davanti a strade allor sassose
e riordo della Nada vien a ruscello
risento della Torre il campano
vorrei  lì far ritorno
allor Maps risolve il vicino e lontano
mi' mà appare in questo giorno
La tennia ameriana mi rende men soletto
mi 'ommovo sotto all'alpino tetto
torno l'Accio bambino che ero
alla Pardini che mi dié vita lancio bacio sincero
 
 
OTTO MARZO 2013
 
 
 
 
 
 
NOTA
 
Il Cancello Verde "costruito" da Libertario detto Lalo, mio padre, è entrato in molte mie narrazioni. Simbolo d'una concezione libertaria e anche ironica della vita. Qui di seguito alcuni link che rimandano a post sul weblog TELLUSFOGLIO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


martedì 22 gennaio 2013

Claudio Di Scalzo: L'uomo che versi sbagliava. Lapide nel cimitero di Vecchiano





 Signora Morte





L'UOMO CHE VERSI SBAGLIAVA 
LAPIDE NEL CIMITERO DI VECCHIANO

Coniugavo i verbi a modo mio. Concordando i tempi verbali nelle frasi ipotetiche mi prendevo libertà da scritturale. La Signora questa vocazione l’ha resa errore immodificabile, con uno scherzo temporale senza rimedio. Come? Ve lo spiego con sintetica, non ridete, lapidarietà! Scrissi al mio confessore, severo confessore, in un giorno di insostenibile desiderio sessuale, un bigliettino dove mi concedevo quello che tanti credenti, per giunta non sposati fanno, con donne da strada fino alle prostitute che costano un mutuo per una notte d’amore. Lo trascrivo.
«Se dovessi cedere agli imperativi della carne e dell’eros sarà per una volta sola. Ma non metterò in cinta la transitoria amante. Garantito».
Cialtroneggiai con la grammatica come faceva Palazzeschi, il mio conterraneo, però io ero un dilettante non solo a scrivere ma anche nell’umorismo, per giunta diretto a un uomo castissimo che nel suo amore assoluto, dichiarato a ogni piè sospinto alla Madonna, mai avrebbe ceduto alla tentazione di un amplesso reale, tanto da sgocciolarsi la canna eretta. Non poteva, il buon prete, giustificarsi in confessione, come avrei fatto io dicendo: «Son giovane, ho trent’anni, ne avevo voglia…».
Il biglietto fu spedito per e-mail con effetto immediato, immagino, sotto agli occhi del mio confessore arcigno; con la stessa rapidità si materializzò una Signora discinta di nera lingerie vestita, con corpo talmente ben fatto e viso truccato nella seduzione più incontenibile, che il pennone del mio solitario navigare avvistò ogni piacere possibile.
«Bravo, bravino» sospirò ironica «rafforzi la tua convinzione, violando la concordanza con il condizionale sarebbe per il ‘certo’ futuro sarà del modo indicativo, modo della certezza degli eventi; bravuccio... molto astuto tanto consolante,… il parroco te ne sarà grato, se avrai tempo per confessarti».
Stentavo a seguirla, l’avevo già abbracciata carezzandole la schiena di onice, le natiche a mandolino. Lei proseguì il monologo porgendomi il seno a pera da succhiare. Ogni carezza l’accompagnavo con un dizionario da masturbatore cresciuto sui romanzetti per uomini soli, dove il corpo femminile è ridotto a frutto con richiami alla scultura. Di certo il mio sesso era alabastro priapesco.
«Ascolta biscottino vecchianese, amante focoso, con me la concordanza giusta troverai, e schizzerai al futuro senza schermi nel condizionale. La macchia dell’orgasmo più che bianca sarà rossa sul nero pecioso».
Trasalii. Pur preda dell’erotismo fuori controllo. Un semplice stringere l’ano, come si fa con l’occhiolino nei momenti di incertezza, fu l’increspatura del dubbio. La Signora vellicandomi lo scroto mi rabbonì a sua preda per mirabilìe su quel ciondolare su e giù di carezze e baci. Con quelle labbra sembrava capace di inghiottire tutti i falli eretti nei Kamasutra indiani stampati da cento anni. La sua voce era melodia accordata con lingua lunga morbida lunga morbida e dimenanti cosce. Altro che concordanza verbale! Questo era puro linguaggio non verbale! Ma gestuale! Gorgogliavo in me appeperonato e pepato al punto giusto.
«Ripeti con me Cristoforo Dal Santo, ma che bel nome e cognome!, proprio adatto, ripeti con me la concordanza corretta al luogo e al tempo del nostro incontro senza licenze da scrittore campagnolo. In assoluta certezza dell’esito in futuro godimento… Se poi cederò agli imperativi della carne e dell’eros, sarà per una volta sola con Signora Morte nell’ora della sorte. Ma non metterò in cinta la transitoria amante. Garantito perché ne sarò carpito».


Claudio Di Scalzo