Boine disgustato per il centenario strumentalizzato
Claudio Di Scalzo
Il disgusto di Giovanni Boine verso chi modella il suo fiato
per ricavarci statuina da esporre
NOTICINA MENTRE L’ALBA S’AVVICINA
“Il disgusto di Boine” nasce
ovviamente dalla mia biografia. Non sono uno studioso particolarmente
titolato per scrivere su Giovanni Boine, non sono né un accademico, né un
intellettuale, e nemmeno un poeta, ma conosco il disgusto, verso le cose
letterarie che da inizio novecento al duemila, con i Papini e i Soffici e
i Croce!, e cento anni dopo, nel 2017, con i loro discendenti - in sedicesimo - fumiganti corbellerie teorie (metti il gruppuscolo paranoico-paranormale della Nuova Ontologia Estetica) per martellare i denti on line e con l'ausilio di vanesi siti di poesia e con libri di carta presso editori da incubo che era meglio se ci incartavano verdura, portano alla bocca del mio stomaco! E avendo letto Giovanni Boine, fin da giovinetto - mi convinse a
farlo Silvio Guarnieri studioso del Frammentismo Vociano –
ora con le tempie grigie, e in un aprile che va verso maggio, m’è venuta
fantasia di immaginare una lettera, una delle ultime che Boine scrive Malato a
se stesso Sano. Con disgusto.
E di questo epistolario son io il
custode.
Claudio Di Scalzo
IL DISGUSTO DI BOINE
A centenario della morte di Giovanni
Boine, alle porte, il 16 maggio 2017, forse sarebbe il
caso, in un Post-Libro, in qualche Post-pagina, anche Post-Parola?, da aggiungere ad “Agonia”, a “il
ceppo inutile del male”, ai giorni in cui fu lasciato solo e morente dagli esimi conoscenti poeti e da chi diceva di amarlo!,... di evocare, mi dico e scrivo, per i tempi presenti, quando immagino, penso, presumo, molto temo, eccome se lo temo!, l'incedere di alcune menti coltissime, in
cerca d'alloro criticante che lo "cureranno" (rendendolo ancor agonizzante facendogli danno!) in incontri commentanti-belanti-citazionanti e interpretazioni sparse come curative pozioni! (oddio! che emozioni! sembra qui con noi tanti bacioni!) in rete, sui blog con gabinetto sui sociàl per necroforo bàl … di
materializzare, diciamo proprio così, il suo DISGUSTO, la sua NAUSEA, il suo RIBREZZO, la sua totale avversione fino
a morirne verso i gruppi intellettuali che modellano la poesia come la creta per ricavarci modellini di possibili statue (con linguaggio enfatico ipertrofico al cubo), di là da scolpire, dominanti poi la città
della letteratura italiana. Dall'alto.
Insomma la solita tiràtèra reazionaria aggiornata. Sulla missione della poesia per redimer lo monno! instupidito assai a cumpa! or ci siamo noi acca! Si mette in scena costà, dentro una colta sema, il ritornino col riportino al mondo neoclassichino con miti triti per tipi e tipe in similoro barchino!
È lo stesso Giovanni Boine, in una lettera a se stesso, più che lettera un frammento frantumato più
d’un nocciolo d’oliva in frantoio che olio più non dà, a ricordare, con nausea,
questa prassi degli, come li chiama lui, “scultori del fiato d’altri”.
Caro BOINE SANO, ora che stai
morendo, non pianteresti un pugno nel grugno a giugno, se tu ci arrivassi, a
chi vorrebbe inserirti nel modellino in creta, te, come altri poeti, per futura
statua ciclopica che mai, essendo scultori mediocri, realizzeranno? affinché essa statua domini il panorama letterario italiano e porti nome altisonante più dei poeti scolpiti allo scultore indefesso?
BOINE MALATO si rispose
mentalmente, non aveva più la forza di ridacchiare, né di alzare un pugno
chiuso verso chicchessia. Una pedata nel fondoschiena, di punta, pensò, do e darei,
a questi scultori e ai loro seguaci, ce
ne sono! eccome se ce ne sono! nelle patrie lettere, vil razza dannata e malcreata, di
lacchè in livrea!
Lascio ogni mio scritto
accidentato, pensò. Non pubblicato. Anche per questo. Per non aver niente a che fare con questi modellatori del mio
fiato. Che va al Nulla o a Dio non so!
Modellatori, come Alessandro Casati, che se ne sta giulivo in giro col suo cerchio di pensatori e poeti e scrittori e artisti, dimenticando questo
scemo che gli scrisse lettere e lettere e che la sua opera confidava - come il
mio corpo malato e morente - proteggesse.
Se avessi ancora tempo scriverei
un’opera sul disgusto, sulla nausea sul ribrezzo verso chi amministra o crede d'amministrare la poesia. E invece c’è soltanto questa lettera mentale da Poeta Malato a Poeta Sano che fui.
Ma anche questo è un bel Botto! L’ultimo.
E il Plauso lo riservo a me che muoio innocente nella mia crudeltà e, anche se
è da ridere a pensarlo, Sano tra tanti corpi corrotti dall’ambizione della
carriera letteraria e scultorea. Malati verso gli altri e verso se stessi pensando d'esser sanissimi in lor testa ragionante e raziocinante come uno scalpello che picchia nell'acqua che scorre!