venerdì 23 marzo 2018

Claudio Di Scalzo detto Accio. "ABC ove vissi sempre così". A Sara Cardellino la leggenda di Jesse Accio James tradito da Robert Ford della Pinkerton Legge Poetica


Cds: Sara Cardellino ancora mi chiede di recitarle "ABC vissi sempre così"







CLAUDIO DI SCALZO DETTO ACCIO 
"ABC OVE VISSI SEMPRE COSÌ". 
A SARA CARDELLINO
LA LEGGENDA DI JESSE ACCIO JAMES
TRADITO DA ROBERT FORD
DELLA PINKERTON
NUOVA ONTOLOGIA ESTETICA

Ancora una volta?… ma cos’è che ti coinvolge così tanto a sentirmi recitare “l’ABC ove vissi sempre così”?… guarda che se il pucciniano di Vecchiano si melodrammizza abicizza… questo è il regalo di Pasqua. Quanto trovi nell’ovo!... hai inteso Sara?!?

-A “Nessuno sopra di me!”. E prima che in Stirner l’ho scoperto in Achab quando alza l’arpione sul Pequod dinanzi ai marinai. Nessun comando su di me. Scansare il più possibile i comandi dello Stato. Di ogni ideologia anche comunista. Che se comanda non lo è più. Di ogni teoria estetica. Che miseranda vuole modellare la fantasia come il giardiniere fa con i rami degli alberi. Piegandoli. Potandoli. Il bosco sempre contro il giardino. Corsaro contro ogni Maracaibo che pretende d’amministrare l’oro delle Arti. Bandito contro ogni sceriffo della Legge poetica. A costo di finire come Jesse James e Billy the Kid. Sparati a tradimento dal Robert Ford e dal Pat Garret di turno. Libero d’inventare il proprio destino contenesse pure la propria rovina. Questo m’è successo ad inizio 2017! ma hanno ucciso una delle mie apparizioni. Sennò non sarei con te a Torre del Lago!






-B. Mai mi sono scambiato con chi è stato dirigente al servizio del “sorvegliare e punire” (Foucault): carceri e strutture del dominio repressivo capitalistico; né con chi ha curato diretto emanazioni culturali di multinazionali. Perché appartengo, per stirpe, al movimento operaio. 

-C. Nell’eros, nell’amore, nella passione… scelsi il Don Giovanni mai il Faust! Don Giovanni seduce garba per come conforma corpo e azione, virilità e avventura estrema contro ogni Commendatore dell’ordine costituito. Il modello Faust cerca la figura femminile a partire dall’intelligenza, dal pensiero, dalla raffinatezza culturale, e ha come protesi del cazzo una teoria che spesso s’ammoscia. Perché il cazzo non vol troppi pensieri ma l'energia dell'istinto e basta! Modello faustiano usato pure dalle donne. Ovviamente. A loro vien la fica di legno.

Se il Don Giovanni si trova nel Klondike di Jack London… e nel Klondike ci son stato… lì ho imparato ad accendermi un fuoco, a resistere al freddo dell’angoscia, a difendermi a mano nude da due nemici, da tre con un coltello, a tornare a casa dove m’aspettava chi mi ama a costo di dormire per terra. Anni.






E della carriera letteraria cosa poteva importarmi con una vita simile?! Sara!... ma sei sicura di amare uno combinato così?!





Rina Rètis comunista: Ti porgo un suono tronco. Al mio compagno morto Fosco Neri. L'Olandese Volante (2011-2017)








Rina Rètis Comunista

Ti porgo un suono tronco
Da completarti in bocca
Un profilo HB di matita
Se ci aliti colore in tetrabocca
Lana da annodare
In viso di Medusa
Litico t'aspetto alle mie ciglia

Al mio compagno morto
Fosco Neri




CDS: Rina Rètis picassiana







IL MIO NOME È RINA RÈTIS

Il nome è Rina Rètis. Sono una comunista eterodossa. In passato ho scritto, senza mai pubblicare un rigo, sulla vicenda del mio legame con Fosco Neri. Il mio amato compagno. Anche pittore. Morto in un oscuro incidente stradale, e penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, nel febbraio del 2017. Ebbe, Fosco, una vita politica turbolenta negli anni settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.

Mi sono interessata, episodicamente, a un poeta ligure, Giovanni Boine, che tribolò in vita con l’immobile tomba del nome, ma da alcuni anni sono soprattutto una donna malata. Una rara e poco conosciuta malattia alle ossa ed ai muscoli mi danno spossatezza, dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio dolore con una tenerezza che a rileggerne gli episodi e soltanto a pensarci mi viene da piangere. Perché non è più con me.  Malattia organica  che mi azzanna la psiche. La morte di Fosco però mi ha data un’energia che prima non conoscevo. Guarirò!

Devo proseguire il romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo coinvolgeva con studi sul movimento operaio e rivoluzionario, in un’epoca che questi accadimenti hanno occultato sotto menzogne, tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son stati artisti-artiste letterati-letterate intellettuali. Per questo quasi tutti mi fanno schifo. Per questo voglio ancora scrivere da comunista qualche frammento. Per questo Rina la rossa appare su certe pagine elettroniche. E Fosco è con me anche se gli altri non lo vedono.



LINK UTILI CLIKKA




mercoledì 21 marzo 2018

Sara Cardellino e Accio: Giornata Mondiale della Poesia 2018 grazie a Gustavo Adolfo Bécquer. Cura Claudio Di Scalzo



Sara Cardellino il 21 marzo dice ad Accio: 
Poesia sei tu! - Dipinto su carta (cds)






Sara Cardellino e Accio

GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA
GRAZIE A GUSTAVO ADOLFO BÉCQUER





Accio il 21 marzo dice a Sara Cardellino: 
Poesia sei tu! - Dipinto su carta (cds)




-"Che cos'è la poesia?", dici mentre fissi
la mia pupilla scura con la tua pupilla scura.
"Che cos'è la poesia? E tu me lo domandi?
Poesia..., sei tu!.
Ma se vuoi te lo disegno In coppia!”
-Sì s si!ì. Accio fammi questo dono il 21 marzo.
Però con noi due bambini che già ci amiamo.
Poesia siamo noi due senza bisogno di scriverla.
Poesia nella parola pensata e dimenticata.
Nel colore dipinto e dimenticato.
Nel suono ascoltato e dimenticato
Per ancora il tutto trovare nel mattino dopo.
Poesia siamo noi due e l’amore.
Che ognuno può vivere nella poesia
Anche senza essere poeti pittori musicisti.
Accio credi che Béquer sia contento di questa aggiunta?”
“Sul suo cuore il 21 se lo appunta, vale per lui e per ciascuno”






lunedì 19 marzo 2018

Claudio Di Scalzo: Virgilio Dolcissimo Patre. Alla latinista Sara Cardellino. Rossetto Candore Perfetto.(La Festa del papà a me oggi così si dà)




CDS: ROSSETTO CANDORE PERFETTO (particolare)








Claudio Di Scalzo

VIRGILIO DOLCISSIMO PATRE  
alla latinista Sara Cardellino 
Rossetto Candore Perfetto

Festa del papà a me oggi così di dà
 19 marzo 2018)

  


1

Oggi festa der babbo du patri der papà m’aggio preso assai vogghia di scrivene con mea gnuranza in manera azzardente per lo mio ammure Sara Cardellino che gli’è studiosa latinista di Virgilio: ‘onosce Dante come suo ROSSETTO CANDORE PERFETTO. Paradisiaco parecchio se la guardo dall’elettronio tetto. Con ogni tatto.

Ir poema dantesco insegna un bùscherio di ‘ose anco a chi vor poemar.

Dante allarga assai ogni contesto dei linguaggi. Ogni immagine. Il suo verso si libera sempre dall’artificio e dal simbolismo smaccato. 
Ciò non riesce ai dannati malnati spropositati emuli del poema nei gironi infernali dei siti web. A questi poeretti dalla voglia di fama sorretti ego-cosmici per natura e ambizione sfugge che l’efficacia della parola è affidata alla tensione che scarta di lato rispetto al suo uso corrente. Se lo ficchino in mente. Oppure intu culo. Da bravi dannati e dannate. 

Il verso può, anzi deve, planare pure sulla banalità der cotidiano der peccato dell’idiozia della scemenza anch’essa scienza, semo homini semo donne scariati via dal Paradiso Terrestre, epperò sul piano retorico, deve, esso versus, mantenere risonanza emotiva (vasta mentre lievitate pasta poetica) dando al lettore la situazione per entracci. 

Dante scrive anche per chi colto non è. E il suo successo l’han determinato i lettori comuni. Chi scrive poemi oggi lo fa per sbavà su tomi di filosofia ai  piedi di chi ritiene sapiente e che invece è culo che fé trombetta Argentieri che devoti e ancelle in fretta leccan fieri.

Rammentati questi ridioli perversi che spargono merda immaginandosela oro,… vegno alla mia interpretazione da povero scrittore di ‘ampagna per la su' amata ‘ompagna Cardellina. Fino ad inventammi dantista per avella nella festa der papà Comedia in vista.

Dante nel XXX Canto der Purgatorio, avverte se medesim  agitassi perché intuisce la presenza di Beatrice. Il momento della sua entrata in scena lui sentendosi ciucciata sema. Si gira indietro. Cerca Virgilio che se n’è ito.

“VIRGILIO DOLCISSIMO PATRE” profferisce e nella dedizione si stordisce Dante. Questi versi, tersi, immensi, vibrano risonanza emotiva che flette come scarica elettrica, elettronia se tradotta, watszappata instagrammata in tutte fibre du poema spalmata.

Miracolo momento miracolato lettore incantato della poesia universale. Tutti a imparà come poesia si fa invece de stà a teorizza minchiate ricevute e date.

Un lampo di pochi versi balugina simultaneamente l’intera narrazione delle prime due cantiche.

Dante pellegrino còre fino si gira sur fianco, ma con l’ocio nella direzione duve “sentiva”, cane da folle amore annusante, il tartufo dell’amor mai di se stesso stufo e cioè rizoma Beatrice deLux Deleuze pronunciando ste’ parolle barcarolle folle chopinizzate scekerate:

“Men che dramma/ di sangue m’è rimaso che non tremi:/ conosco i segni dell’antica fiamma”.

Dante senza ‘apì né vedé accorgìsi che Virgilio se n’è ito, partito, sparito, anco perché voltandosi verso di lui continua a guardà innanzi, cume facea solitamente per familiarità e intimità e sicurtà con la guida presente.

Te stai a sorprenne Sara Cardellina per cume stramono Virgilio e Dante e l’amure… o ti garba il povero scrittore ‘ampagnolo che tenta ermeneutio volo? Stando sul ramo del fico?... che si sa si piega non regge si spezza e ti butta a tèra marconcio come un accio fio poo maturo!

Ner munno che Dante à traversato in traversie restie e pie… gliera lo mondo trascendente fitto di scene film sequel e prequel ove ‘ompariva immancabilmente e visibilmente e instancabilmente Virgilio. Il PADRE. Stava nella visione di Dante personaggio quanto in sua vita sognata infernalata purgatoriata di sé stesso scrittore. Mi disse un dì la Kristeva … Cristo santo Accio intendi questo e tornatene  a Vecchiano sull’Argine che lì Dante va  a pescà allegorie più che ner Quartiere Latino!

Dante traversa le bolge infernali e l’incorniciate animae purgate vedendo quel mondo come personaggio con Virgilio padre e in quanto scrittor-poeta vedendo quei mondi dell’oltre sempre con Virgilio. Come gli apre quei mondi, della visione dell’estetica? Come?… dandogli il mestiere adatto l’accesso? Virgilio gli apre quei mondi con un gesto con la parola, con il passo. Dante sta tra Virgilio e quel mondo e non si sa immaginare in solitudine davanti ad esso. Ma ogni rivoluzione di ogni artista, grande o piccino che sia, è stare solo davanti al mondo reale a quello metafisico.











2

Dante è preso per mano, spiritualmente per le maniglie della sua anima, per due cantiche. Pelo  e contropelo poetico. Ma poi Virgilio se ne va – ha da ire via!

Qui, Sara Cardellino, penso a Lalo al mi’ babbo. Che m’ha guidato nella vita accidentata per fammi intende il Male e una possibile salvezza. Salvezza che,  per quanto sono corpo e anima, può venire soltanto da una donna. E allora mi concentro sul dolore di Virgilio che torna indietro e lascia Dante solo. Solo a un passo dalla felicità che, Virgilio, lo sa e ne è squassato, non è per lui. Consegna Dante alla salvezza, e ritorna sui suoi passi. Torna induve gliè venuto. Facendo intravedere a chi legge l’emozione del suo distacco dal discepolo.

La solitudine di Virgilio diventa epica. Immensa. Viaggio e attesa della gioia non era per lui. Lui torna indietro alla condizione d’una infelicità senza slanci senza sogno di poterne modificare gli echi terrestri. Che non siano rimpianto.

Virgilio esce di scena. Dante eleva lamento e nelle lacrime che scendono in un paio di versi c’è tutta quanta l’umanità del poema.

La salvezza costa cara, salata, per il vivente per il personaggio Dante. Anche a un metro dal Paradiso.

La presenza del padre, della guida, di ogni padre, non è così forte come nel momento del congedo della separazione.

Come ritrovare il padre terreno il padre metafisico spirituale che mi guidò,  accostando l’Eterno Padre di tutti noi? A questo penso stasera Sara Cardellino. Amata mia.

Che questo scritto  a te dedico.







giovedì 8 marzo 2018

Accio: Amor Mimosa Cor Senza Posa Spennellato a Iosa. A Sara Cardellino l'8 Marzo 2018






ACCIO
AMOR MIMOSA COR SENZA POSA 
SPENNELLATO A IOSA. 
A SARA CARDELLINO. 
8 Marzo 2018.


-Come nasce l’Amor Mimosa?
-Cardellino sei proprio curiosa!

Ci invento, per te, una Lettera Scema che vale una Sema. Sull’operetta visuale che dice ogni bene e tien lontan il male. In questo marzo, e più in là, come fossi bambino scalzo che ti raggiunge con un balzo, che in candore a te si dà, oggi per tua beltà.

Non so come nascono in me segni in immagine o scritti. So però che se m’affidassi a una teoria a priori o a posteriori sparirebbe l’incanto che mi tiene fin da monello. Con qualcuno o qualcuna che ti spiega ti modella l’immaginario. Per me è inconcepibile questa schiavitù. Perché andrebbe contro la “legge anarchica” che inventò mio padre. Essa si basa sul “Ne ho voglia-Non ne ho voglia”.

Lui mi diceva che anche lo stato più totalitario capitalista democristiano o stalinista non può vincere contro il soggetto se esso non ha voglia di essere dominato, modellato, comandato. L’anarchismo si poteva realizzare fin da subito. Dicendosi “Non ne ho voglia”, di fare qualcosa, di ubbidire, di subire insegnamento, voto, giudizio, premio, rimprovero, voto… e puoi continuare tu l’elenco. E ti consiglio di usare la legge anche con me! Lo potrai fare sempre! Ma se per caso tu volessi darmi “comando” con una teoria, o tu ne accettassi una, io me ne andrò via. Perché non ne avrei voglia!

Se penso, nella mia vita sciagurata, a tutte le volte che ho vinto sull’autorità, dicendo a me stesso “Non ne ho voglia!” riprendo fiato, e mi sento meno scemo. Questa legge vale per sempre, da bambino fino alla morte. Potresti anche dire: “Non ho voglia di essere giudicato da te, Dio”. Oppure accettarne il giudizio perché la legge prima di un padre terreno l’ha inventata lui. Il Grande Anarca dell’Universo che al tuo arrivo ti sorride.

-Ne hai voglia Accio di stare qui, con me?
-Sì, e allora vieni, andiamo a fare un giro tra le stelle. Gialle come la mimosa.

L’Amor Mimosa c’è perché ci sei te! Sennò l’avrei pensata e basta. L’avrei vista. Nei suoi colori e parola ma non l’avrei realizzata. Ricavandone lo stesso divertimento. Sono tantissime le opere che così ho inventato e dimenticato. Ben presto scoprii che questa pratica, incredibilmente libertaria, l’aveva fondata uno dei più grandi artisti: Marcel Duchamp. Che dopo le opere degli anni venti, realizzate, altre le pensa e basta e gioca decenni solo a scacchi. Evitando ogni mercificazione alla sua arte.

Che te ne sembra? Il tuo Accio ha qualche maestro nobile alle spalle, vero? Non ne aveva voglia Duchamp di realizzare altri capolavori.

Come nasce l’Amor Mimosa. Mi chiedi. Il problema dunque non è inventare per me. Il problema a volte sta negli oggetti da trovare per dare seguito all’idea.
In questo caso un pennello. Necessitavo di uno in legno. Numero 40. Perché dovevo scriverci sopra “Amo”. Ma nei supermercati hanno il manico di plastica. Son brutti. E non ci si scrive. Non funzionava per quanto immaginato da me. Allora sono andato in un negozietto di Chiavenna. Un ferramenta antico. E l’ho trovato. “Non ne fanno più così”, da detto l’omino. "Ah, sì...", ho risposto. E lui: “son più belli più maneggevoli non fan sudare le mani. Ma non ne fanno più”.

Allora ne ho comprato una scatola intera di 40 pennelli numero 40.

Perché? Intanto ne avrò per due vite. 40 pennelli è lunga da sfilacciarli tutti. E poi perché lì per lì ho pensato, mentre l’omino era felice di un’insperata vendita, che questo numero è anche la tua età. E allora mi son detto che per la prossima Domenica delle Palme, 40 pennelli diventeranno quaranta palme e all’ombra del loro fusto, ci saranno 40 dipinti e quaranta scritture per l’oasi del nostro amore. Anniversario di quando sei venuta da Venezia a Vecchiano, quando ero in pericolo, diventando la “Donna che visse due volte nel cuore di un uomo”.
Vedi? A pensarlo son stato felice. Come l’omino. Lieto perché aveva trovato un estimatore dei pennelli di legno fino a sorridere con lui. Eravamo tutti e due contenti.

Per me questa, Sara Cardellino, è poesia pura.
Amami per questo. E che la voglia non ti passi mai come a me non passerà. L’Otto marzo e più in là.
L’Amor Mimosa è nata così. Ma a rigore dovrei dire che in esso ci sta anche il nome di una partigiana, si chiamava Teresa Mattei, che l’ha suggerita, per tutte le donne. Lalo, mio padre, il Gran Compagno, ogni Otto Marzo ne portava un mazzetto alla Nada, alla sua sarta. E ci inventava una stornellata una filastrocca in rima. E poi si baciavano. E magari in altri giorni volavano i piatti. E io ero contento poi a vedere un altro mazzetto sul cruscotto di mimosa, dell’OM 42 Fiat, con cui andavamo a Lucca o in altri posti d'Italia.

-Vuoi guidare Accio?
-Babbo ho tredici anni!
-Se ne hai voglia, lo facciamo.
-Se ci ferma la polizia stradale?
-Si paga la multa!

Non è mai accaduto ci fermassero. Il mazzetto della mimosa anarchica ci proteggeva.







DA L’OLANDESE VOLANTE



domenica 4 marzo 2018

Sara Cardellino: La Riviera del Brenta. Villa Malcontenta. Ieri e oggi 4 marzo 2018



Sara Cardellino e Accio


   


Sara Cardellino

LA RIVIERA DEL BRENTA
VILLA MALCONTENTA
IERI E OGGI 4 MARZO 2018

Ora che sei giunto nella valle alpina. Ora che sei al sicuro. Ora che non ho più patemi perché so che guidi come non dovresti ad alta velocità. Ora che posso mettere a confronto le ore di tanti anni fa con quelle che abbiamo appena vissute, posso spedirti questa fotografia.

Qui venimmo nell’autunno 2011. Il 20 novembre. Separandoci.

Scattai una fotografia col cellulare alla Malcontenta. Te la feci guardare. Le piante spoglie, i rami seccati, la scarsa vegetazione, dovevano bastare. Invece tu, per quanto triste, aggiungesti che andava raddrizzata, pendeva, e che virata nel bianco e nero avrebbe “funzionato meglio” come fotografia come correlazione con quanto stavamo vivendo. I rami in primo piano, aggiungesti, sfocati, appaiono come sciame fantasmatico. Ricordo che mi prese una rabbia verso te incontenibile, che mascherai con freddezza, forse avrò detto: “Ah si! Che importanza ha?”

Per me non aveva nessun rilievo “aggiustare” l’estetica dell’immagine. Per te fu la prima preoccupazione anche in quel frangente. Sei artista in qualsiasi momento. Travolgi tutto per questo. Me ne stavo andando disperata, amandoti, perché non reggevo più l’estetica prima dell’etica che incarnavi, nel privato, e non capivi il mio dramma.

Immaginai che lo stesso era valso per Karoline Knabberchen con Fabio Nardi, nel romanzo in prosa in versi in fotografia, che alcune parti avevo letto. Ci piansi me lo ricordo benissimo. A singhiozzo. Era il tuo essere “attrezzato” in questa maniera. Non lo facevi perché dovevi pubblicare o curare mostre. Semplicemente mettevi al primo posto l’estetica. Anche quando un grande amore diventava irrimediabilmente infelice. Sembravi l’incarnazione disperata di una fase dell’esistenza che il danese malinconico teorizzò. Non potevi capirmi, non potevo giustificarti. Me ne andai.

In casa, a Venezia, pensando al nostro destino, a me, come oggi ne scrivi, di “Donna che visse due volte nel cuore dello stesso uomo”, ho guardato le foto conservate. Anche quella a colori prima di virarla in Bianco e Nero. Perché allora posandola nel pc ci scrissi la didascalia: “Villa Malcontenta, 20 novembre. Ad Accio che qui potrà sempre trovarmi”.

È successo davvero! Però tu oggi ogni estetica l’hai messa finalmente da parte. Come concezione dell’essere, come prassi. Guardando la fotografia, però, devo scriverti che avevi ragione sul piano estetico. Virata nel bianco e nero e raddrizzata, è semplicemente bella. Nostra. Superata nei grigi, anche se ora i tuoi capelli son così, perché ogni colore di primavera è tornato.

Accosto alla fotografia ci poso i versi che scrissi, in un libro che pubblicai, prima di smettere di scrivere in conseguenza della nostra separazione nel 2011. Anche la poesia accoglie questo luogo, la Villa Malcontenta, il fortissimo legame che non s’allenta. Il fantasma d'amore, era buono, gentile, e ha preso nuovamente corpo, due corpi, reale, reali, ci ha atteso. Questa conferma il racconto. 





“Villa Malcontenta 20 novembre 2011”. 
Ad Accio che qui potrà sempre trovarmi 
colore virato B/N




Sara Esserino


ad Accio


Acque scure marmi chiari
verzura cupa schiuma liscia
alla Malcontenta nel tempo 
di perduti adagi e barcarole
l'immagine nella fotografia
tramanda robusta costituzione
d'autunnali contrasti.

Si sperde ogni complicità
boscaglia di nervi perpendicolari
a qualche equivoco filigrana
d'amore inesausto sperso.

Ancora cola negli occhi
delazione della scoperta debolezza
di non saperti trattenere
in quanto il seme del tempo
(nostro)
può specchiarsi.

Squama pietra silenziosa
strisciano come insetti molesti
spigoli dei respiri.

L' addio scuote a sorsi
la collisione che ci lasciamo
sulle labbra mute.





                          

Claudio Di Scalzo detto Accio - Sara Cardellino: Flamenco, voto, villa neoclassica, cucina padovana.



CDS: "Bacio alla villa Malcontenta. Sara Cardellino e Accio" - 4 marzo 2018







Claudio Di Scalzo detto Accio - Sara Cardellino

 FLAMENCO 
VOTO 
VILLA NEOCLASSICA 
CUCINA PADOVANA

Da Venezia raggiungiamo, io e Sara Cardellino, Villa Malcontenta. Padova-Brenta. Lei poi saluterà amiche a Padova. Io proseguirò per andare a votare in Valchiavenna.






-Ma che ci vado a fare? Se il partito unico per cui voto ogni giorno sei tu!
-Anch’io ho il partito unico, anzi partitaccio!, dio mi perdoni!, ma votare è un diritto-dovere e bisogna fermare la Destra, il Neofascismo, ogni tentativo autoritario. Il tuo cervello estremista pensa che un socialismo riformista sia acqua calda, ma ti sbagli. In ogni caso ho ballato il flamenco con te nella mia casa veneziana e qui, alla Malcontenta, te lo ricordo, a patto che tu vada a votare entro le undici di stasera.
-Entro le undici di stasera… quindi…
-Quindi ti porto all’Osteria l’Anfora, a Padova, dove, ingordo come sei, ti farò gustare… il risotto alle seppie, nerissime, che ti leccherai i baffi bianchi, fermo! non mi pizzicare!, e anguille in umido. Con Recioto bianco.
-Hai recuperato il bolscevico alla democrazia liberalriformista, ma ci pensi?
- Penso che mi ci vorrà una doppia razione di Tiramisù al caffè mascarpone pan di Spagna, nel vederti andar via senza mia lagna. Son diventata brava come te nelle rime?
-Quasi. Solo nel Flamenco mi batti totalmente.
-Dammi un bacio aspirante ballerino andaluso!
-Te lo do! te lo disegno! e tienilo in pegno!
- In pegno lo terrò! Un altro te ne darò! Per nostro poetico regno!







                               CDS: "Sara Cardellino balla il flamenco"







CARDELLINO NEL FLAMENCO

Variopinta in primaverile tinta la Cardellina danza. Volteggia in forme astratte nei toni del rosso del nero. Ti amo più che posso seppur mi costasse l’infero!

Cante d’acqua a villa Malcontenta s’arrossa Brenta
snocciolando pizzicato di chitarra terra
Confina nel passo ch’avanza l’azione
Conclusa ancor si ripete nel Baile – magia
Toque Jondo pastoso connubio profondo
Sia il flamenco per noi solo testimone
L’interprete che due volte ci dà il regno.












Accio - Sara Cardellino. Impara l'Arte per benino e consegnala al Cardellino. Cura Claudio Di Scalzo




CDS: Cardellino Liberty Gioiellino








ACCIO-CARDELLINO

 IMPARA L'ARTE PER BENINO E CONSEGNALA AL CARDELLINO

(con le "chiacchiere" che si perdon tra calli e gondole)

Pennelli pennarelli acquarelli con intenti belli
come ritornello con soggetto bello
dipingo a Venezia Cardellino storia d'arte
Cuori giocan del colorato destin le carte.

Cardellino Liberty Gioiellino
Cardellino Decadente Momentino
Cardellino Matissiano Puntolino

(Venezia notte e mattino del 4 marzo 2018)


Questi disegni, al volo, in interni ed esterni veneziani, tra il 2 marzo e il 4 marzo, che poi diventeranno oli su tela, hanno fuoriquadro, o come cornice?, poesie e filastrocche e ballate e soprattutto variazioni musicali per flauto, trascritte da Sara Cardellino, da Schubert, da Schumann, da Debussy, da Satie. A seconda degli stilemi pittorici che evoco. Le chiacchiere sono la parte più bella e intensa. Infatti ci son arrivi ma anche partenze, c’è il reale a volte terribile della politica del male del neofascismo che torna, ci sono i dolori per i familiari ammalati; insomma le "chiacchiere", come si dice a Pisa, racchiudono tutto questo, allegria spensieratezza malinconia tristezza, che poi svanisce passeggiando tra i calli o da petto a petto guardando fuori l’oscillare delle gondole.




CDS: Cardellino con Decadente momentino






Non sono materiale per teorie e poetiche a posteriori o a priori sui vissuti. Somigliano a quelle che altri migliaia fanno in questa città e altrove. Sono umanissime parole, tra chi si ama, anche molto sceme da parte mia, lo ammetto!, ma il cardellino ci ride e io sono felice d'essere un artista scemo. E lei si sforza di imitarmi col suo dialetto veneto e allora mi garba più del Canal Grande e del Tiepolo.

“Quando Accio riparti”, mi dice Sara, “resta in questa casa tanta pittura da farne una mostra. E a Vecchiano c’è una galleria intera per me, che tua madre fa vedere alle sue anziane amiche, quando la vanno a trovare. Della musicista che le regala gli LP di Puccini perché ciò le dia compagnia e qualche lacrima per suo marito che si sentiva camionista nel melodramma perpetuo. Sono felice, come lo sei tu, perché possiamo ancora, per la seconda volta, dopo la nostra separazione nel 2011, vivere questa poesia a noi tanto adatta.






CDS: Cardellino Matisse puntolino




Io ora ti faccio ascoltare le variazioni che in questi mesi ho tratto da Schubert e Schumann e Debussy e Satie, per noi due. E credo si adattino a come mi hai disegnato, come mi disegnerai.

Tutto ciò lo suono solo per te. Neppure se mi 

offrissero un disco da incidere presso Grammophon 

accetterei di rendere merce quanto merce non lo 

sarà mai! Imito maestri come Michelangeli e Celidibache. 

E so dicendoti questo che sano una ferita orribile che ricevesti