-Come nasce l’Amor Mimosa?
-Cardellino sei proprio curiosa!
Ci invento, per te, una Lettera Scema che vale una Sema.
Sull’operetta visuale che dice ogni bene e tien lontan il male. In questo
marzo, e più in là, come fossi bambino scalzo che ti raggiunge con un balzo,
che in candore a te si dà, oggi per tua beltà.
Non so come nascono in me segni in immagine o scritti. So
però che se m’affidassi a una teoria a priori o a posteriori sparirebbe
l’incanto che mi tiene fin da monello. Con qualcuno o qualcuna che ti spiega ti
modella l’immaginario. Per me è inconcepibile questa schiavitù. Perché andrebbe
contro la “legge anarchica” che inventò mio padre. Essa si basa sul “Ne ho
voglia-Non ne ho voglia”.
Lui mi diceva che anche lo stato più totalitario capitalista
democristiano o stalinista non può vincere contro il soggetto se esso non ha
voglia di essere dominato, modellato, comandato. L’anarchismo si poteva
realizzare fin da subito. Dicendosi “Non ne ho voglia”, di fare qualcosa, di
ubbidire, di subire insegnamento, voto, giudizio, premio, rimprovero, voto… e
puoi continuare tu l’elenco. E ti consiglio di usare la legge anche con me! Lo
potrai fare sempre! Ma se per caso tu volessi darmi “comando” con una teoria, o
tu ne accettassi una, io me ne andrò via. Perché non ne avrei voglia!
Se penso, nella mia vita sciagurata, a tutte le volte che ho
vinto sull’autorità, dicendo a me stesso “Non ne ho voglia!” riprendo fiato, e
mi sento meno scemo. Questa legge vale per sempre, da bambino fino alla morte.
Potresti anche dire: “Non ho voglia di essere giudicato da te, Dio”. Oppure
accettarne il giudizio perché la legge prima di un padre terreno l’ha inventata
lui. Il Grande Anarca dell’Universo che al tuo arrivo ti sorride.
-Ne hai voglia Accio di stare qui, con me?
-Sì, e allora vieni, andiamo a fare un giro tra le stelle. Gialle come la
mimosa.
L’Amor Mimosa c’è perché ci sei te! Sennò l’avrei pensata e
basta. L’avrei vista. Nei suoi colori e parola ma non l’avrei realizzata.
Ricavandone lo stesso divertimento. Sono tantissime le opere che così ho
inventato e dimenticato. Ben presto scoprii che questa pratica, incredibilmente
libertaria, l’aveva fondata uno dei più grandi artisti: Marcel Duchamp. Che
dopo le opere degli anni venti, realizzate, altre le pensa e basta e gioca
decenni solo a scacchi. Evitando ogni mercificazione alla sua arte.
Che te ne sembra? Il tuo Accio ha qualche maestro nobile
alle spalle, vero? Non ne aveva voglia Duchamp di realizzare altri
capolavori.
Come nasce l’Amor Mimosa. Mi chiedi. Il problema dunque non è inventare per me.
Il problema a volte sta negli oggetti da trovare per dare seguito all’idea.
In questo caso un pennello. Necessitavo di uno in legno. Numero
40. Perché dovevo scriverci sopra “Amo”. Ma nei supermercati hanno il manico di
plastica. Son brutti. E non ci si scrive. Non funzionava per quanto immaginato
da me. Allora sono andato in un negozietto di Chiavenna. Un ferramenta antico.
E l’ho trovato. “Non ne fanno più così”, da detto l’omino. "Ah,
sì...", ho risposto. E lui: “son più belli più maneggevoli non fan sudare
le mani. Ma non ne fanno più”.
Allora ne ho comprato una scatola intera di 40 pennelli
numero 40.
Perché? Intanto ne avrò per due vite. 40 pennelli è lunga da
sfilacciarli tutti. E poi perché lì per lì ho pensato, mentre l’omino era
felice di un’insperata vendita, che questo numero è anche la tua età. E allora
mi son detto che per la prossima Domenica delle Palme, 40 pennelli diventeranno
quaranta palme e all’ombra del loro fusto, ci saranno 40 dipinti e quaranta
scritture per l’oasi del nostro amore. Anniversario di quando sei venuta da
Venezia a Vecchiano, quando ero in pericolo, diventando la “Donna che visse due
volte nel cuore di un uomo”.
Vedi? A pensarlo son stato felice. Come l’omino. Lieto
perché aveva trovato un estimatore dei pennelli di legno fino a sorridere con
lui. Eravamo tutti e due contenti.
Per me questa, Sara Cardellino, è poesia pura.
Amami per questo. E che la voglia non ti passi mai come a me
non passerà. L’Otto marzo e più in là.
L’Amor Mimosa è nata così. Ma a rigore dovrei dire che in
esso ci sta anche il nome di una partigiana, si chiamava Teresa Mattei, che
l’ha suggerita, per tutte le donne. Lalo, mio padre, il Gran Compagno, ogni
Otto Marzo ne portava un mazzetto alla Nada, alla sua sarta. E ci inventava una
stornellata una filastrocca in rima. E poi si baciavano. E magari in altri
giorni volavano i piatti. E io ero contento poi a vedere un altro mazzetto sul
cruscotto di mimosa, dell’OM 42 Fiat, con cui andavamo a Lucca o in altri posti
d'Italia.
-Vuoi guidare Accio?
-Babbo ho tredici anni!
-Se ne hai voglia, lo facciamo.
-Se ci ferma la polizia stradale?
-Si paga la multa!
Non è mai accaduto ci fermassero. Il mazzetto della mimosa
anarchica ci proteggeva.
DA L’OLANDESE VOLANTE
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