mercoledì 30 dicembre 2020

Claudio Di Scalzo: "Telegramma Assoluto di Rina Rètis"



CDS: "Rina Rètis nel telegramma assoluto"

Novembre 2016 






Claudio Di Scalzo

TELEGRAMMA ASSOLUTO

Facendo la doccia ho provato a immaginare me senza te. Cosa sono senza te? so che te attendevo, tu sei il motivo della mia esistenza. Stop
Cosa e perché scrivere se non ci sei tu dall'altra parte a leggere? Stop
Dovresti darmi un'altra vita, nuova e vergine, in cui scordarmi di tutto; oppure in cui tutto riversare per salvarci entrambi in eterno. Stop
Non allontanarti mai da me, mai. Stop



Tua, oh così tua!










NOTA CDS

RINA RÈTIS è un personaggio da me ideato  a fine 2011 –  Rina Rètis vive con il compagno Fosco Neri. Fino al febbraio 2017 quando quest'ultimo muore in un incidente stradale.  

Tutti i personaggi da me ideati sono copyright di Claudio Di Scalzo e soltanto su mia autorizzazione - alcune volte l'ho concesso ad altre firme come accade nel fumetto e nel cinema - possono usarne nome e cognome  e vicende.

Rina Rètis è pure un poema grafico, illustrato con poesia visuale (come nel collage in esergo) e dipinti. Alcuni esiti sono in custodia presso la galleria Peccolo di Livorno.




domenica 5 luglio 2020

Rina Rètis vedova di Fosco Neri: Lettera di risposta quattro anni dopo a Carla Cini perché adempia a un atto necessario.



CDS: Rina Rètis vedova di Fosco Neri con mano rossa






RINA RÈTIS VEDOVA DI FOSCO NERI
LETTERA DI RISPOSTA QUATTRO ANNI DOPO A CARLA CINI
PERCHÉ ADEMPIA A UN ATTO NECESSARIO.



Cara Carla Cini... siamo stati in confidenza per alcuni anni, ti avvicinasti, lo ricordi?, con enfatica dedizione, sta nella tua postura, lo ricordi?, al piccolo soviet di comunisti nel pisano che avevamo organizzato in sigla, per cancellarci autori; che Fosco Neri aveva progettato per raggiungere non solo poeti o addetti alla dedizione estetica bensì, centrali, perno, lavoratori che magari non avevano mai letto un rigo di poesia né sapevano chi fosse Mirò. 

Spero lo ricordi perché nel febbraio 2017 tutto ciò l’hai dimenticato in un baleno per iniziare una carriera letteraria dove c’era prassi di scolpirvi autori-autrici in cenacolo con poetante pensiero altisonante, adatto marchio, per pubblicazione presso, consentimelo, editore da incubo, ma pur sempre prefata e in postfazione acclamata poetessa di rango. Lo ricordi? Te l’hanno pubblicato, Carla Cini, il libro a cui ambivi con, in esso, le poesie che erano nate, assieme spesso, nel nostro Soviet?

Semplicemente sparisti. Io e Fosco avemmo notizia del tuo nuovo collocamento dal Web. Ti chiesi d’incontrarci per parlarne; ti scrissi anche adirata e bloccasti la posta e mettesti la segreteria telefonica. Che pena provammo io e Fosco Neri! Nausea anche.

Tutto però venne dimenticato da me perché poche settimane dopo, il 10 febbraio, Fosco, il mio Fosco, morì. E penso sia stato ucciso da nemici perfidi e ignobili che han simulato un incidente stradale. Ho indizi non prove. Dolore infinito che ancora dura.

Il trafiletto prima del tuo blocco postale e telefonico l’ho ritrovato stamani. Lo stampai per conservarlo.

A esso rispondo nel giugno 2020 e in calce ti chiederò una cortesia che non farai fatica ad esaudire.

Nel biglietto sbrigativo affermavi che nel nostro Soviet Libertario la tua vita la sentivi “strozzata”. Il Comunismo che io e Fosco e altri abbiamo praticato e ancora pratico non ha mai strozzato nessuna vita! Anzi ha cercato, a pari, ricordi questa parola Carla Cini?, a pari!!, di renderla centrale vitale unica nell’intreccio. Fascisti borghesi finti comunisti socialdemocratici liberali nelle lettere ce l’hanno fatta pagare cara questa coerenza. Che idiozia banale scrivesti! “avverto la mia vita strozzata” come nei fotoromanzi nei romanzetti rosa! Trafficavi da mesi a nostra insaputa per andare in gruppo estetico dedito a ogni gerarchia vassallatica per carriera estetica e ci accusavi di schiacciarti!



CDS: Rina Rètis nel rosso Pasqua




Nausea misto stupore la provammo io e Fosco Neri, ancor più, leggendo che incontrando questi poeti ti eri VERGOGNATA. 
CREDEVO DI SAPERE TUTTO E INVECE NON SAPEVO NIENTE DI POESIACIÒ HO SCOPERTO INCONTRANDOLI. HO PROVATO VERGOGNA". Rivelavi una sudditanza e frustrazione da ancella che nega ogni comunismo ed uguaglianza. Stavi in ginocchio. Dinanzi a dei tromboni. Gente che vuole apparire oro ed è bronzo. E tu che eri stagno li scambiavi per platino facendoti modellare.

Proseguivi scrivendoci che nei versi di un poeta, ora non ne ricordo il nome (ne sbirciai poche poesie: trattasi di poeta mediocre con enfasi snobistica alta di sé stesso come se la teoria potesse risolvere problemi di creatività. Non lo può esattamente come il Kamasutra letto e teorizzato l’impotenza del cazzo) ne avevi urtato la possanza creativa. “COME QUANDO CAMMINI E PAF PICCHI UNA MUSATA!”. Così ti battezzavi nella poesia di cotanto versificatore; se tu avessi scritto, più prosaicamente, che avevi urtato in un uomo che ti piaceva per viverci assieme eros e versificazione sarebbe stato tutto più adatto. Ma sei enfatica devi camuffare i tuoi entusiasmi al cubo. Che poi si rivelano falsi. Perché, immagino che prima di Fosco Neri e me Rina Rètis ti sia incapricciata di altre vicende culturali e relazionali; poi siamo venuti noi; poi questo poeta e la sua congrega. E non m’interessa sapere se ancora dura o no. So che cambierai relazioni quando ti fingerai un’altra direzione. Ove picchiare “MUSATA”. Non sei adatta a stare A PARI con un uomo. E te lo scrive una femminista e comunista!

I commenti enfatici, poi, che lasci in giro, on line, per poeti e poetesse con cui ti rapporti, restano a testimonianze di "MUSATE" e, ridicolmente, in rima, di CANTONATE. A dimostrazione che non hai stile poetico. Bensì capacità mimetica di vestire stilemi altrui. Per fortuna FOSCO NERI e io ti chiedemmo di togliere in rete gli eccessi d'entusiasmo che poi si rivelano carta stagnola. Speriamo tu abbia cancellato, tutti ma proprio tutti, gli incensi a noi rivolti a cui non teniamo affatto.

Tutto ciò lo pensai nel febbraio lontano. Ma non te lo scrissi. Era morto Fosco Neri. Un vero comunista un vero artista. Non ti perdonerò mai di averci dato questo dolore, questa presa in giro, di avere alla vigilia della sua morte fattogli provare il Getsemani di quello che è stato per lui per me un tradimento. Poi è morto.

Eri libera di andare, Carla Cini, dove volevi! Bastava tu ci parlassi da vicino. Al massimo in un telefono. Ma quelle come te così agiscono. Non sarai mai un’artista una poetessa per questo tuo comportamento. Sei come l’AVERLA. Entri nel NIDO D’ALTRI e vuoi impossessartene o essere la migliore del gruppo. E da finta insettivora sei disposta anche a beccare mortalmente, carnivora, chi occupava il nido e l’aveva costruito. Il ridicolo, c’è molto ridicolo nella tua azione, è che i nidi scelti spesso sono inutili a ogni vicenda estetica e non sai distinguere le quaglie dai falchi. Fosco Neri era un falco. Chi ti fece provare vergogna erano e sono quaglie al massimo cornacchie. Credono di essere usignoli e aquile ma non lo sono. Qui il ridicolo, l’umoristico, la commedia e non il Tragico a cui aspirano. Poveretti. Povera Carla Cini.

Questo il tuo destino. Se tu sapessi di mitologia greca o latina, se invece di essere nata a Pistoia fossi nata sull'Egeo, forse ne troveresti il calco in qualche mito di quei tempi. Ma sei modernissima. Adatta ai tempi del Duemila. Dove tutto con superficialità si consuma abbellito da sparse bontà, ecologiste animaliste mediche, la lista è lunga, sui social. Di ciò sei una protagonista indefessa. Che compassione provo per te Carla Cini.

Avresti un’unica possibilità per diventare la poetessa e intellettuale a cui aspiri: scrivere fino ad abitare senza infingimenti il tuo nascosto inconscio violento e aggressivo per raccontare la vicenda del tuo rapporto con Fosco Neri e me Rina Rètis. Ma per far ciò non basta la “MUSATA” (che pure battesti nei versi di FOSCO NERI, e lui ti scrisse di smetterla di essere enfatica con lui, perché comunista stava a pari, e non aveva niente da insegnare, ricordi la sua onestà e probità Carla Cini?) e soprattutto MAI provare VERGOGNA verso il sapere poetico e il vissuto artistico di altri. Così facendo si nega ogni libertà. Così facendo STROZZI la vita che hai nei segni nel reale. Nessuno nel Soviet ti ha strozzato. Ti strozzi da sola perché hai guinzaglio. O lo cerchi.

La mia risposta 4 anni dopo è questa, per te, CARLA CINI. 

L'ho vergata, la diffondo, perché, e mi consento una citazione, una sola, non mi garbano i citazionisti a raffica, di NOVALIS: "Ci sono azioni che gridano in eterno". La tua, Carla Cini, è una di queste. Questo frammento piaceva anche al poeta al quale un tempo mi dedicai: GIOVANNI BOINE. Nell'epoca attuale ove tutto si consuma, e tu sei una consumatrice provetta!, ove tutto scade, amore amicizia poesia, come il latte, Novalis e Boine ci ricordano che il "ceppo della fede" non si può scalfire! 

Scritto e detto ciò (che sicuramente e finalmente intenderai)... posso formulare la cortesia che ti chiedo. C’è un disegno che Fosco Neri fece di noi Tre assieme a braccetto, accosti, a Praga come davanti a un obiettivo fotografico. Che ti venne donato da noi due. Ne conservo memoria. D’una complicità inaudita per dolcezza comunista. ECCO, ti prego, assolutamente, di bruciarlo!!

Solo così FOSCO dove è ora avrà pace. E io avrò coscienza di aver fatto tutto quanto era in mia possibilità perché venisse cancellata la presa in giro, il raggiro, che tu Carla Cini, mettesti in atto.

Svolta questa doverosa azione, che devi compiere - volontà mia e di un’Ombra, di un morto, di un comunista - possa tu vivere come meglio pensi di fare poesia compresa. 

Il tuo passaggio nella vita di due amanti che neppure la morte ha separato non ha alcuna importanza né nelle arti né nella poesia né nel reale, se non come ferita che, bruciando questo disegno, si sanerà definitivamente. 


RINA RÈTIS





CDS: Rina Rètis nell'aprile 2016






IL MIO NOME È RINA RÈTIS

Il nome è Rina Rètis. Sono comunista eterodossa. Trotskista. In passato ho scritto, senza mai stampare un rigo, sulla vicenda del mio legame con Fosco Neri. Il mio amato compagno. Anche pittore. Morto in oscuro incidente stradale, e penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, nel febbraio del 2017. Ebbe, Fosco,  vita politica turbolenta negli anni settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.


Mi sono interessata, episodicamente, a un poeta ligure che tribolò in vita con l’immobile tomba del nome, ma da alcuni anni sono soprattutto donna malata.

Una rara e poco conosciuta malattia alle ossa ai muscoli mi danno spossatezza, dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio dolore con una tenerezza che a rileggerne gli episodi, o soltanto a pensarci, mi viene da piangere. Perché non è più con me. 

Malattia organica che m'azzanna la psiche. 



La morte di Fosco però m'ha dato un’energia che prima non conoscevo. Devo proseguire il romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo coinvolgeva con ricerche sul movimento operaio e rivoluzionario, nell'epoca in cui questi accadimenti rivoluzionari hanno occultato sotto menzogne, tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son stati artisti-artiste letterati-letterate intellettuali. 



Per questo quasi tutti li disprezzo.

Per questo voglio ancora scrivere da comunista qualche frammento.

Per questo Rina la rossa appare su certe pagine elettroniche. E Fosco è con me anche se gli altri non lo vedono.





lunedì 29 giugno 2020

Rina Rètis: Dal volto sfocato parlo al compagno amato. A Fosco Neri l'8 dicembre 2016



CDS: Rina Rètis l'otto dicembre 2016






a cura di Claudio Di Scalzo

Rina Rètis

DAL VOLTO SFOCATO PARLO AL COMPAGNO AMATO

(8 dicembre 2016)

Ho ancora una certa debolezza nelle braccia, Fosco mio, la febbre è stata, è, spossante. Scrivo sul taccuino e la grafia s'insinua ondulante sulla pagina. Pallida come le spalle accaldate. Riposo e conto di rimettermi, guardo la tua foto sfocata per definirmi compagna bolscevica in qualche 1917 di sogno epico; e mi pare un talismano anti-influenzale migrante! Utilissimo.

Sono una donna fortunata,... se mi ammalo ho la medicina che fa sorridere, ho il dottore che mi risana con un bacio mentre azzardoso lo disegna, prima di darmelo a Carrara, appena il tempo che verrà lo rende possibile; e sapendo che riuscirà dal vero cento volte meglio che disegnato o scritto. E anch'io so, quanto perfettamente, ci baceremo. Sono realista e simbolista, bene mio.

Mi sento virgulto sotto brina, Rina tachipirina?!... Allegramente questo spero: dopo questa lettura oggi 0tto dicembre 2016,… dopo essermi vista nella fotografia,.. che altri amori si tengano così da lontano, e che una LEI ammalata guarisca col bacio, con la scrittura da lontano, con l'amore che vince il termometro anche nei gradi della febbre. 

E sono felice, e mi firmo  tua Rina, tua rete che t'imbriglia. Che m'imbriglia, c'imbriglia nel nuoto liberi. 

"Nel web tumultuoso due pesci nel ritmo fantasioso", saresti capace di scrivere con rime foscheggianti! Hai portato nella mia vita l'avventura. Nessuno può portarmela più via. 

Buon Compleanno immacolato mio artista. Ti amo!









NOTA CDS 1

RINA RÈTIS è un personaggio da me ideato a fine 2011 – Rina Rètis ha vissuto  con il compagno Fosco Neri fino alla morte di quest'ultimo, per incidente stradale misterioso, il 10 febbraio 2017.

Tutti i personaggi da me ideati per il diritto borghese sono copyright di Claudio Di Scalzo però alcune volte ho concesso ad altre firme, come accade nel fumetto e nel cinema, di usarne nome e cognome e vicende. Se usano a sproposito, dandomi danno o male, miei personaggi generi temi erbari ornitologia semplicemente ancora ne scrivo rivelando dove sta l'originale dove il calco.


Rina Rètis è pure un poema grafico, illustrato con poesia visuale (come nel collage in esergo) e dipinti. Alcuni esiti sono in custodia presso la Galleria Peccolo di Livorno.




NOTA CDS 2

IL MIO NOME È RINA RÈTIS

Il nome è Rina Rètis. Sono una comunista eterodossa. Con simpatie per Trotskij. In passato ho scritto, senza mai pubblicare un rigo, sulla vicenda del mio legame con Fosco Neri. Il mio amato compagno. Anche pittore. Morto in un oscuro incidente stradale, e penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, nel febbraio del 2017. Ebbe, Fosco,  una vita politica turbolenta negli anni settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.

Mi sono interessata, episodicamente, a un poeta ligure che tribolò in vita con l’immobile tomba del nome, ma da alcuni sono soprattutto una donna malata. Una rara e poco conosciuta malattia alle ossa ed ai muscoli mi danno spossatezza, dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio dolore con una tenerezza che a rileggerne gli episodi e soltanto a pensarci mi viene da piangere. Perché non è più con me.  Malattia organica  che mi azzanna la psiche. La morte di Fosco però mi ha dato un’energia che prima non conoscevo. Devo proseguire il romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo coinvolgeva con ricerche sul movimento operaio e rivoluzionario, in un’epoca che questi accadimenti rivoluzionari hanno occultato sotto menzogne, tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son stati artisti-artiste letterati-letterate intellettuali. Per questo quasi tutti li disprezzo. Per questo voglio ancora scrivere da comunista qualche frammento. Per questo Rina la rossa appare su certe pagine elettroniche. E Fosco è con me anche se gli altri non lo vedono.






venerdì 26 giugno 2020

Vedova Rina Rètis: Comunisti di Casa Mia. Nikolaj Bucharin.


Fosco Neri
 "Compagna Rina Rètis con orecchio pisano e lucchese"





Vedova Rina Rètis

 COMUNISTI DI CASA MIA



Mi chiamo Rina Rètis.

Anch’io, metaforicamente, seppure abiti a Marina di Vecchiano, in provincia di Pisa, ho conosciuto Polo Sud gelido come Gordon Pym. Pertanto posso calcarne il celebre incipit.  In questa landa gelata ho perduto, vi è morto, il mio compagno Fosco Neri (8 dicembre 1952 - 10 febbraio 2017). Non ne ho le prove: ma penso sia stato ucciso in un incidente costruito alla perfezione, delitto perfetto, tutto ideologico in senso stretto, rima crudele, da chi da tempo lo voleva eliminare come comunista in assoluto antagonismo sia al sistema capitalistico sia a ogni comunismo staliniano di ritorno.

Io sono comunista trotskijsta. E leninista. Con lui avevo iniziato una sorta di piccola enciclopedia di comunisti di varia tendenza che rappresentano il Tragico e l’Epica della rivoluzione. Dal 1848 al 1948. Soprattutto in Europa. Fosco li ha dipinti, ho centinaia di carte e varie tele, e ci ripromettevamo di abbinarci biografie racconti date aforismi frammenti.

Nel dedicarmi a questi “Comunisti di casa mia”, che potrebbe rientrare in una attività estetica, ci tengo a ribadire che la mia posizione è quella BOLSCEVICA della prima ora, formulata da OL’MINSKIJ: “Di norma noi bolscevichi redigiamo la biografia di un compagno di una compagna soltanto dopo la sua morte”. Pertanto a me non interessa, in vita, che ci sia richiamo alla mia attività rivoluzionaria e a lato estetica. Io faccio parte del COMUNISMO. Ciò che conta non è il singolo ma l’insieme dei compagni dei proletari. Disprezzo ogni artifizio borghese e qualsivoglia carriera tanto più se riferita alla letteratura alle arti. Se questa bandiera bolscevica fosse stata seguita con coerenza qualche rivoluzione in più avrebbe vinto nel novecento. Non intendo avere alcun rapporto con chi persegue la propria carriera singola culturale pur dichiarandosi di sinistra. Se si definisce comunista sputo sul suo ostentato nome e cognome.

Nessuno oggi ricorda più i martiri delle rivoluzioni proletarie. Tutti gettati nelle fosse comuni dell’oblio - dopo essersi opposti a nazifascismo e stalinismo e borghesie feroci nazionali imperialiste - e sotto la lapide infamante di “assassini” “canaglie” esattamente come presero a chiamare Louise Michel o Blanqui dopo la Comune di Parigi. Chi ricorda questi assassinati torturati a migliaia. Con la scusante dello stalinismo e del fallimento dei paesi del socialismo reale ogni comunista ogni comunismo viene infangato delegittimato cancellato.

I tentativi spesso di tenerne in vita echi è gestito da devoti inadeguati sia sul piano politico che su quello estetico. Cioè non sono in grado di presentarne l’Epica il Tragico l’Avventura. Perché il Comunismo è proprio tutto ciò.

Chi aderì al comunismo, al marxismo, metti al cosiddetto “occidentale”, tutti hanno voltato bandiera. Il capitolo più volgare e stupido, mediocre e patetico, è quello del ceto intellettuale e artistico italiano fino ad oggi.

Nella più grande crisi del capitalismo, causa Pandemia Covid-19, in assenza del benché minimo movimento di opposizione che si chiami comunista, che si colleghi al comunismo, non trovano che il tempo di discutere in rete su qualche rigo di ritenuti celebri intellettuali. Pena. 

Ma se giovani donne e uomini non hanno più seco il COMUNISMO è perché intellettuali e varia génia artistica, poetica o pittante, canta la messa ai Pavel Floresnskij e non ai Bucharin.

Ogni vittima dello stalinismo, a pari dei compagni straziati mi commuove: ma prima, per il comunismo, vengono le Louise Michel i Cafiero i Trotskij i Bucharin i Majakovskij i Durruti.









In CASA MIA il primo comunista che ricordo con illustrazione di Fosco, è Nikolaj Ivanovič Bucharin, Mosca 9 ottobre 1888 – 13 marzo 1938 fucilato in luogo non conosciuto.

Il dipinto di Fosco è un buon viatico per avvicinarsi alla tomba di Bucharin.

Ebbe sempre un viso giovanile. Speranzoso pure nelle rughe ultime. Dopo i pestaggi staliniani psicologici e lo strangolamento nel processo infame di Mosca del 1938. La sua natura era spesso oscillante. E Lenin che gli voleva bene lo ricorda nei suoi ultimi scritti. Anche le sue teorie economiche e sull’imperialismo a volte andavano su e giù con troppa evidente facilità pur essendo utili al movimento operaio. Ecco che ha nel ritratto un orecchio attaccato pisano e uno a sventola lucchese. Anche gli occhi sono uno più in alto e uno più in basso. Pertanto non riuscirà a mettere a fuoco come sarebbe stato necessario la figura di Stalin. Che lo usò nelle sue battaglie contro Trotskij  e poi lo martirizzò.



Fosco Neri
"Bucharin con un orecchio pisano e uno lucchese"




Con Fosco ho letto questi libri di Bucharin. Penso siano utili leggerli. A partire dall’ABC del Comunismo scritto con Preobrazenskij: “L’economia mondiale e l’imperialismo”; “L’imperialismo e l’accumulazione del capitale”; “Economia del periodo di trasformazione”.

Di Bucharin, più dei libri che scrisse, quanto tengo caro attiene ai suoi viaggi avventurosi di agitatore comunista prima della Rivoluzione del 1917.

Bucharin sta in Austria fino allo scoppio della guerra. Vienna. È già un attivo militante bolscevico. Viene espulso dopo l’arresto. Raggiunge la Svizzera. Studio economia a Losanna ma il lavoro rivoluzionario lo assorbe di più. Alla Conferenza di Berna del Partito Socialdemocratico russo, 27 febbraio e 4 marzo 1915, si scontra con Lenin che definisce le sue posizioni sulla guerra “semi-anarchiche”. Bucharin ha un rapporto filiale con Lenin ma non esita a contrapporsi duramente. In questo periodo si interessa al capitalismo diventato imperialista. Scrive “Economia mondiale e imperialismo” al quale Lenin dedica la prefazione. Testimonianza che nel gruppo bolscevico si discuteva anche fortemente però il rispetto restava. Così agivano i comunisti.

Bucharin lascia la Svizzera nell’autunno del 1915. Soggiorna in Svezia e in Norvegia. Circa un anno. Nell’ottobre 1916 parte per gli stati Uniti. Abita a New York. Qui rimane fino allo scoppio della rivoluzione di Febraio nel 1917. In America collabora alla vita del Socialist Labour Party. Scrive con Trotskij e la Kollontay dirige Novy Mir.

Il ritorno di Bucharin in Russia appartiene all’epica avventurosa.

Attraversa gli Stati Uniti. Arriva in Giappone. Traversa la Siberia e giunge a Pietrogrado nell’estate del 1917. Pronto per la Rivoluzione d’Ottobre.

Basterebbe questo a far sì che ogni comunista, sovversivo, anticapitalista, lo tenga con sé. Ne custodisca il nome il ruolo.

La sua fine tragica fino alla fucilazione organizzata da Stalin è Tragedia e nodo ancora da sciogliere per il comunismo. Senza "sgrovigliare" il nodo dello stalinismo durante e dopo la sua morte rimane come corda che strangola la rinascita d’ogni possibile Comunismo.

Ah, un ultimo appunto, sul mio Fosco. Lui era sempre scherzoso e mentre disegnava Bucharin per dispetto facendomi il ritratto pure a me fece un orecchio pisano attaccato e uno a sventola lucchese.







martedì 23 giugno 2020

Rina Rètis: Arca e teschio di Mallarmé. Dai "Pensieri del moschetto rosso" 3













Rina Rètis

PENSIERI DEL MOSCHETTO ROSSO



Gerda Taro con miliziana
(Mie sorelle - RR)





ARCA E TESCHIO DI MALLARMÈ


Ho vissuto un incubo. Orribile.
Circondata da varie bestie poetiche guidate dal sommo poeta Nun-avete-che-mé vengo sospinta verso una sgangherato arca con l’insegna luminosa che lumeggiava: “Poesia Mondiale quanto non affoga vale / e siccome noi galleggeremo i nostri capolavori stamperemo”. Queste bestie sono completamente fesse, penso. E cercando di sganciarmi  mi viene di cantare una favoletta:

Se siete la peluria di Mallarmé
Perché fuggite il linguaggio della tribù
Tanto banale in immagine e parola
Preferisco stare umana da me
Non sognarvi tanto coglioni mai più
E col teschio del poeta ci fo barcarola.

Miracolosamente mi sveglio e rido.









NOTA CDS 1

RINA RÈTIS è un personaggio da me ideato a fine 2011 - Rina Rètis ha vissuto  con il compagno Fosco Neri fino alla morte di quest'ultimo, per incidente stradale misterioso, il 10 febbraio 2017.

Tutti i personaggi da me ideati per il diritto borghese sono copyright di Claudio Di Scalzo però alcune volte ho concesso ad altre firme, come accade nel fumetto e nel cinema, di usarne nome e cognome e vicende. Se usano a sproposito, dandomi danno o male, miei personaggi generi temi erbari ornitologia semplicemente ancora ne scrivo rivelando dove sta l'originale dove il calco.

Rina Rètis è pure un poema grafico, illustrato con poesia visuale (come nel collage in esergo) e dipinti. Alcuni esiti sono in custodia presso la Galleria Peccolo di Livorno.









NOTA CDS 2

IL MIO NOME È RINA RÈTIS

Il nome è Rina Rètis. Sono una comunista eterodossa. Con simpatie per Trotskij. In passato ho scritto, senza mai pubblicare un rigo, sulla vicenda del mio legame con Fosco Neri. Il mio amato compagno. Anche pittore. Morto in un oscuro incidente stradale, e penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, nel febbraio del 2017. Ebbe, Fosco,  una vita politica turbolenta negli anni settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.

Mi sono interessata, episodicamente, a un poeta ligure che tribolò in vita con l’immobile tomba del nome, ma da alcuni sono soprattutto una donna malata. Una rara e poco conosciuta malattia alle ossa ed ai muscoli mi danno spossatezza, dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio dolore con una tenerezza che a rileggerne gli episodi e soltanto a pensarci mi viene da piangere. Perché non è più con me.  Malattia organica  che mi azzanna la psiche. La morte di Fosco però mi ha dato un’energia che prima non conoscevo. Devo proseguire il romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo coinvolgeva con ricerche sul movimento operaio e rivoluzionario, in un’epoca che questi accadimenti rivoluzionari hanno occultato sotto menzogne, tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son stati artisti-artiste letterati-letterate intellettuali. Per questo quasi tutti li disprezzo. Per questo voglio ancora scrivere da comunista qualche frammento. Per questo Rina la rossa appare su certe pagine elettroniche. E Fosco è con me anche se gli altri non lo vedono.







lunedì 25 maggio 2020

Claudio Di Scalzo detto Accio: IDIOT Io e Non-Io di Fichte e di Accio alla lavagna - Con Sara Esserino che fece dono della maglietta

Filosofo Idiot e divulgatore IDIOT




                                                                                                

Maggio 2020 - STORIA DI UNA MAGLIETTA UN PO' LARGA UN PO' STRETTA. Del 2010. Di Accio e Sara. Anche rivelazione che il PERDIGIONO (invecchiato sull'albero a cantà, come in Eichendorff un tempo si mise a narrà - Vita di un Perdigiorno - epperò d'un giovine che poi mette la testa a posto. Evento a me estraneo stando alla Musicista che usa il flauto 'ome mattarello per me Bibò) sta coltivando gli obliati blog e i testi in stage per nuova semina o quantomeno sapiente cura come riversa sugli asparagi al Campo della Barra/Vecchiano, che, come si sa, hanno di stagione in stagione, nuove fioriture. In ogni caso, come ho testimoniato in scritti dell'altrieri, spediti al Cardellino, oggi posso fregiarmi della qualifica di Contadino Hegeliano.




Claudio Di Scalzo detto Accio

IDIOT IO e NON-IO DI FICHTE E ACCIO ALLA LAVAGNA.

Con Sara Esserino che fece dono della maglietta


In quanto è posto il non-io, dev’essere anche posto l’io; entrambi, infatti, sono posti in generale come divisibili, secondo la loro realtà.

Ora soltanto per mezzo del concetto enunciato si può dire di entrambi: essi sono qualcosa. L’io assoluto del primo principio non è qualcosa (non ha alcun predicato né può averne alcuno): esso è assolutamente ciò ch’esso è; e ciò non può essere ulteriormente chiarito. Ora, per mezzo di questo concetto, tutta la realtà è nella coscienza; e di essa spetta al non-io quella che non spetta all’io, e viceversa. Entrambi sono qualcosa: il non-io ciò che non è l’io, e viceversa. Opposto all’io assoluto (cui, però, esso può essere opposto soltanto in quanto è rappresentato, e non in quanto è in sé), il non-io è assolutamente nulla; opposto all’io limitabile, esso è una grandezza negativa.






  

L’io dev’essere identico a se stesso oppure deve essere opposto a se stesso. Ma esso è identico a se stesso nei riguardi della coscienza: la coscienza è unica, ma in questa coscienza è posto l’io assoluto come indivisibile, mentre l’io, a cui è opposto il non-io, è posto come divisibile. Perciò l’io, in quanto gli è opposto un non-io, è esso stesso opposto all’io assoluto.

E cosí, dunque, sono conciliate tutte le opposizioni, senza pregiudizio per l’unità della coscienza; e questa è insieme la prova che il concetto enunciato era quello giusto [...]

La misura di ciò che è incondizionatamente ed assolutamente certo è ormai esaurita; ed io l’esprimerei, press’a poco, nella formula seguente: io oppongo nell’io all’io divisibile un non-io divisibile.










Oltre questa conoscenza non va nessuna filosofia; ma ogni filosofia che si voglia esauriente deve risalire fino ad essa, e quando lo fa diventa dottrina della scienza. Tutto ciò che d’ora in avanti si presenterà nel sistema dello spirito umano, deve potersi dedurre da ciò che è stato esposto.

(da "La dottrina della scienza" di Johann Gottlieb Fichte)






Claudio Di Scalzo detto Accio - 9 giugno 2010


STORIA DELLA MAGLIETTA FICHTE-IDIOT
(col professore Accio alla lavagna)

La maglietta mi venne donata da Sara Esserino, hegeliana, l'anno scorso, quando andammo in visita alla Biennale di Venezia, assolutamente in disaccordo con me su una possibile estetica ricavata da certe intuizioni di Fichte. 


Unico nostro accordo fu il prosecco bevuto, tra l'altro in una locanda anche frequentata da Hugo Pratt, che lei conosceva e io no. 


Fummo tutti e due leggermente idioti, dopo pranzo, ma lei in modo hegeliano, concedendomi sintesi per dare proseguo alla nostre conversazione in materia di arte contemporanea, con decine di baci. 


Chi era l'Io chi il Non-Io non ce lo siamo chiesto. Venezia complice ha fatto il resto concedendoci una sublime filosofia dell'Amore Romantico.

SARA ESSERINO (che nel febbraio 2017 sarebbe diventata Sara Cardellino, NdC) in un modo o nell'altro deve sempre vincere sull'Idealismo a sbocco irrazionale, di cui sarei un esponente qualificato, e la maglietta che mi donò, acquistandola in un negozio molto chic, avrebbe dovuto segnare un 1 a 0  perpetuo a suo favore. Come Hegel vinse la partita filosofica con Fichte e Schelling in materia di Idealismo! Come l'interprete di flauto traverso in orchestra celebrata vince su chi suona la fisarmonica in orchestra di paese!


Indossando la maglietta in una mia classe, mesi dopo,  facendo ironia sull'ironia mentre spiego Fichte, (fra l'altro a una classe di geometri che della filosofia non gliene fregava nulla ma molto interessati all'IO sensuale che incontra il Non-Io Natura convincendosi che essere IDIOT così è basilare) comparendo poi sul Web... spero che ciò la convinca a essere meno severa con il mio irrazionalismo estetico, e a convincersi, oggi 9 giugno 2010, che il nostro incontro veneziano registrò un sostanziale pareggio e cioè 1 a 1 nella follia e razionalità amorosa.






APPUNTI STESI L'8 MARZO 2018





In calce il logo dell'OLANDESE VOLANTE. Che inventai per Sara Esserino. Poi nel novembre 2011, il 20, a Villa Malcontenta sul Brenta, ci separammo.



Perché lei non sopportava più la mia vita estetica scarsamente etica. Né la mia utopia su di una possibile Cyber-Rivoluzione nelle Arti. Secondo lei destinata al fallimento e responsabile della nostra separazione.

Aveva ragione, come Sara Esserino su Accio. Se le avessi dato retta, non sarei stato separato da lei 5 anni e 5 mesi!, e mi sarei risparmiato grande dolore inaudita angoscia nel gennaio 2017 a scoprire l'inabissamento del veliero corsaro.

Riapparsa come Sara Cardellino (diventando "La donna che visse due volte nel cuore dello stesso uomo"),... mi ha salvato. Ha salvato il suo Eroe da libro senza libri, spesso scemo e idiota! Ma è tornata. E questo conta nella fine del romanzo che mi riguarda: l'Amore!... 

...Dell'estetica della letteratura dell'arte che mi riguardò non me ne importa nulla!... non è servita neppure a un briciolo di rivoluzione cercata per una vita!... e mi ha separato, nel 1984 e poi nel 2011, dalle due donne che più ho amato nella mia esistenza! 
Per la seconda data, Dio e il Destino, mi hanno dato possibilità di rimediare alla mia idiozia, ai miei errori. 

E questo sia il romanzo senza libro senza necessità di stampa che porterò sempre con me. Che non necessita né di filosofia né di estetica... bensì soltanto di Bene Amore Fedeltà! La mia Rivoluzione! un po' scema un po' virtuosa che senza Karoline Knabberchen, senza Sara sarebbe nulla!   



da L'OLANDESE VOLANTE.


  





In uscita nel gennaio 2011

DIREZIONE 


(mai avvenuta, NdC)

 Accio e Sara Esserino

Giornal Tosco-Veneto









martedì 28 aprile 2020

Claudio Di Scalzo detto Accio: Wild Accio Hickok nella neve e corsaro per Sara Cardellino


Jesse Accio James - Ottobre 2014




Claudio Di Scalzo detto Accio 

WILD ACCIO HICKOK NELLA NEVE E CORSARO PER SARA CARDELLINO



A volte, come in questo ritratto fotografico dell’autunno 2014, mi raggiungevi per e.mail.

Non rispondevo.

Non potevo rispondere.

Rimanevo turbata. Turbatissima.

Prima di addormentarmi mi dedicavo a decifrare cosa volevi rivelarmi.

Alle spalle di Jesse Accio James appare parte di un dipinto che è il Campo della Barra a Vecchiano. Equivalente di quello abitato dal pistolero Jesse James, nella Contea di Clay Missouri, tentato di cessare la sua folle lotta banditesca, nella pellicola “L’assassino di Jesse James per mano del codardo Robert Ford”, del 2007. Film diretto da Andrew Dominik, tratto dal romanzo omonimo di Ron Hansen. 

Cappello e fazzoletto al collo come da recita western. Il messaggio segreto, per me, da decifrare, stava nelle due spille sulla giacca.

Una riprende “Cacciatori nella neve” di Bruegel. Datato 1565. Conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. Dipinto della serie “I Mesi”.

Mi dici che stai vivendo l’inverno. Mese perenne senza me. Che sei cacciato. Dalla muta dei cani rimorsi dai cacciatori che hanno come rimedio verso la tua presenza, nel bosco, di ucciderti ma non di te cibarsi. Come gli uccelli che portano seco. Perché sei un predatore. Non commestibile. Lupo o falco non addomesticabile. Tu, però Accio, che nella foresta stai, hai nostalgia della vita di paese, di te bambino, nei giochi invernali, sul ghiaccio con lo slittino. Ghiaccio complice nella gioia non nel gelo che vivi nel bosco fitto o in qualche cielo corrusco di nuvolaglia nevischio.

Ma ciò che mi riveli non può attenere soltanto al tragico o al sublime, vuoi essere eroicomico; come nel fumetto, e, dunque, dal mondo alpino, dove vivi insegnando al professionale, ti sposti sulla costa sul mare.

Scegli la serie fumetto manga di One Piece. E non puoi che essere Monkey Rufy nel fumetto nel cartone animato. Cappello, di paglia, corsaro; camicia rossa; monello adolescente pirata. Ingenuo, spensierato, temerario. Come il Bambino Accio sull’argine del Serchio. Però con qualche potere speciale. Che gli eviti la sconfitta esiziale e di salvarsi in condizioni pure disperate. A patto di stare, per te, metà nell’età reale metà in quella di bambino-adolescente.

Cosa non puoi prevedere, però, me lo riveli col richiamo a Jesse Accio James, come del resto farai come Wild Accio Hickok come Billy Accio the Kid: che un Robert Ford un McCall un Garret, quando accadrà che ti sparino a tradimento nella testa nel petto.
Nel 2014, intuivi, immaginavi, il destino tuo il 9 gennaio 2017 con L’Olandese Volante. Sarebbe accaduto. Ti sarei venuta a salvare ferito mortalmente.


QUI CLIKKA


Ma non non sai, neppure, che allora, nel sonno, accanto a Linton, mio marito, io più Sara Earnshaw in quel momento che Zerelda Zee Cardellino, profferii nel sogno incubo le parole: “Accio non farti uccidere. Ti scongiuro! Non voglio!”.

Avevo rifiutato ancora una volta di fare l’amore con lui pure bruscamente (clikka: Il segreto di Fiesole). Irritato non si era addormentato. Sentendo le mie parole andò in biblioteca. Aprì il cassetto vide la tua foto. Richiuse. La sera dopo, sintonizzandosi in tv sopra un film western, degli anni Cinquanta, se ne uscì dicendo faceto: “Prediligo, Sara, i film western dove i ruoli sono ben definiti tra buoni onesti e cattivi disonesti. Oggi nella vita reale, nei sentimenti, nei film, i cattivi sono presentati come eroi, e poi accade che nella vita reale nella finzione storica rovesciata a questi pessimi soggetti qualcuno creda e persino che vi si innamori. Però è una malattia! Non credi sia così!?”.
Tacqui. Capii che aveva scoperto la tua foto.

Provai un brivido tremendo.

Pensai avesse ragione. Sperai non mi raggiungessi più con alcuna foto. Nascosi però la tua faccia da bandito che oggi ti mostro e non l’ho più riguardata fino al 2017. Quando seppi che il 9 gennaio 2017 la rivoltellata l’avevi presa per davvero, scoprii quanto t'avevo sempre amato da grande da piccolo. Perché a volte i banditi sono meglio degli uomini della legge poetica e dell’etica nominata giusta e perfetta. Però non dovrebbero, come tu mi imponevi nel 2011, di seguirli a forza nella foresta a vivere senza regole la vita sbilanciata nella finzione estetica. Che porta dolore smarrimento pericolo all’amore al bene con qualche piombo metaforico da ricevere o da dare.