CDS: Rina Rètis vedova di Fosco Neri con mano rossa
RINA RÈTIS VEDOVA DI
FOSCO NERI
LETTERA DI RISPOSTA
QUATTRO ANNI DOPO A CARLA CINI
PERCHÉ ADEMPIA A UN
ATTO NECESSARIO.
Cara Carla Cini... siamo stati in
confidenza per alcuni anni, ti avvicinasti, lo ricordi?, con enfatica
dedizione, sta nella tua postura, lo ricordi?, al piccolo soviet di comunisti nel
pisano che avevamo organizzato in sigla, per cancellarci autori; che Fosco Neri
aveva progettato per raggiungere non solo poeti o addetti alla dedizione
estetica bensì, centrali, perno, lavoratori che magari non avevano mai letto un
rigo di poesia né sapevano chi fosse Mirò.
Spero lo ricordi perché nel febbraio
2017 tutto ciò l’hai dimenticato in un baleno per iniziare una carriera
letteraria dove c’era prassi di scolpirvi autori-autrici in cenacolo con poetante pensiero altisonante, adatto marchio, per pubblicazione presso, consentimelo, editore da
incubo, ma pur sempre prefata e in postfazione acclamata poetessa di rango. Lo
ricordi? Te l’hanno pubblicato, Carla Cini, il libro a cui ambivi con, in esso, le
poesie che erano nate, assieme spesso, nel nostro Soviet?
Semplicemente sparisti. Io e
Fosco avemmo notizia del tuo nuovo collocamento dal Web. Ti chiesi d’incontrarci
per parlarne; ti scrissi anche adirata e bloccasti la posta e mettesti la
segreteria telefonica. Che pena provammo
io e Fosco Neri! Nausea anche.
Tutto però venne dimenticato da
me perché poche settimane dopo, il 10 febbraio, Fosco, il mio Fosco, morì. E
penso sia stato ucciso da nemici perfidi e ignobili che han simulato un incidente
stradale. Ho indizi non prove. Dolore infinito che ancora dura.
Il trafiletto prima del tuo
blocco postale e telefonico l’ho ritrovato stamani. Lo stampai per conservarlo.
A esso rispondo nel giugno 2020 e in calce ti chiederò una cortesia che non farai fatica ad
esaudire.
Nel biglietto sbrigativo affermavi
che nel nostro Soviet Libertario la tua vita la sentivi “strozzata”. Il
Comunismo che io e Fosco e altri abbiamo praticato e ancora pratico non ha
mai strozzato nessuna vita! Anzi ha cercato, a pari, ricordi questa parola Carla
Cini?, a pari!!, di renderla centrale vitale unica nell’intreccio. Fascisti
borghesi finti comunisti socialdemocratici liberali nelle lettere ce l’hanno
fatta pagare cara questa coerenza. Che idiozia banale scrivesti! “avverto la mia vita strozzata” come nei fotoromanzi nei romanzetti rosa! Trafficavi da mesi a nostra
insaputa per andare in gruppo estetico dedito a ogni gerarchia vassallatica per
carriera estetica e ci accusavi di schiacciarti!
CDS: Rina Rètis nel rosso Pasqua
Nausea misto stupore la provammo
io e Fosco Neri, ancor più, leggendo che incontrando questi poeti ti eri VERGOGNATA.
“CREDEVO DI SAPERE TUTTO E INVECE NON SAPEVO NIENTE DI POESIA. CIÒ HO SCOPERTO INCONTRANDOLI. HO PROVATO
VERGOGNA". Rivelavi una sudditanza e frustrazione da ancella che nega ogni comunismo ed uguaglianza. Stavi in ginocchio. Dinanzi a dei tromboni. Gente che vuole apparire oro ed è bronzo. E tu che eri stagno li scambiavi per platino facendoti modellare.
Proseguivi scrivendoci che nei versi di un
poeta, ora non ne ricordo il nome (ne sbirciai poche poesie: trattasi di poeta
mediocre con enfasi snobistica alta di sé stesso come se la teoria potesse
risolvere problemi di creatività. Non lo può esattamente come il Kamasutra
letto e teorizzato l’impotenza del cazzo) ne avevi urtato la possanza
creativa. “COME QUANDO CAMMINI E PAF PICCHI UNA MUSATA!”. Così ti battezzavi
nella poesia di cotanto versificatore; se tu avessi scritto, più prosaicamente,
che avevi urtato in un uomo che ti piaceva per viverci assieme eros e versificazione
sarebbe stato tutto più adatto. Ma sei enfatica devi camuffare i tuoi entusiasmi
al cubo. Che poi si rivelano falsi. Perché, immagino che prima di Fosco Neri e me Rina Rètis ti sia incapricciata di altre vicende culturali e relazionali; poi siamo
venuti noi; poi questo poeta e la sua congrega. E non m’interessa sapere se
ancora dura o no. So che cambierai relazioni quando ti fingerai un’altra direzione.
Ove picchiare “MUSATA”. Non sei adatta a stare A PARI con un uomo. E te lo
scrive una femminista e comunista!
I commenti enfatici, poi, che lasci in giro, on line, per poeti e poetesse con cui ti rapporti, restano a testimonianze di "MUSATE" e, ridicolmente, in rima, di CANTONATE. A dimostrazione che non hai stile poetico. Bensì capacità mimetica di vestire stilemi altrui. Per fortuna FOSCO NERI e io ti chiedemmo di togliere in rete gli eccessi d'entusiasmo che poi si rivelano carta stagnola. Speriamo tu abbia cancellato, tutti ma proprio tutti, gli incensi a noi rivolti a cui non teniamo affatto.
Tutto ciò lo pensai nel febbraio lontano.
Ma non te lo scrissi. Era morto Fosco Neri. Un vero comunista un vero artista.
Non ti perdonerò mai di averci dato questo dolore, questa presa in giro, di
avere alla vigilia della sua morte fattogli provare il Getsemani di quello che
è stato per lui per me un tradimento. Poi è morto.
Eri libera di andare, Carla Cini, dove volevi! Bastava tu ci parlassi da vicino.
Al massimo in un telefono. Ma quelle come te così agiscono. Non sarai mai un’artista
una poetessa per questo tuo comportamento. Sei come l’AVERLA. Entri nel NIDO
D’ALTRI e vuoi impossessartene o essere la migliore del gruppo. E da finta
insettivora sei disposta anche a beccare mortalmente, carnivora, chi occupava il nido e l’aveva
costruito. Il ridicolo, c’è molto ridicolo nella tua azione, è che i nidi
scelti spesso sono inutili a ogni vicenda estetica e non sai distinguere le
quaglie dai falchi. Fosco Neri era un falco. Chi ti fece provare vergogna erano
e sono quaglie al massimo cornacchie. Credono di essere usignoli e aquile ma
non lo sono. Qui il ridicolo, l’umoristico, la commedia e non il Tragico a cui
aspirano. Poveretti. Povera Carla Cini.
Questo il tuo destino. Se tu
sapessi di mitologia greca o latina, se invece di essere nata a Pistoia fossi nata sull'Egeo, forse ne troveresti il calco in qualche mito
di quei tempi. Ma sei modernissima. Adatta ai tempi del Duemila. Dove tutto con
superficialità si consuma abbellito da sparse bontà, ecologiste animaliste mediche, la lista è lunga, sui social. Di ciò sei una protagonista indefessa. Che compassione provo
per te Carla Cini.
Avresti un’unica possibilità per
diventare la poetessa e intellettuale a cui aspiri: scrivere fino ad abitare
senza infingimenti il tuo nascosto inconscio violento e aggressivo per
raccontare la vicenda del tuo rapporto con Fosco Neri e me Rina Rètis. Ma per
far ciò non basta la “MUSATA” (che pure battesti nei versi di FOSCO NERI, e lui
ti scrisse di smetterla di essere enfatica con lui, perché comunista stava a
pari, e non aveva niente da insegnare, ricordi la sua onestà e probità Carla
Cini?) e soprattutto MAI provare VERGOGNA verso il sapere poetico e il vissuto
artistico di altri. Così facendo si nega ogni libertà. Così facendo STROZZI la
vita che hai nei segni nel reale. Nessuno nel Soviet ti ha strozzato. Ti strozzi da sola perché hai guinzaglio. O lo cerchi.
La mia risposta 4 anni dopo è
questa, per te, CARLA CINI.
L'ho vergata, la diffondo, perché, e mi consento una citazione, una sola, non mi garbano i citazionisti a raffica, di NOVALIS: "Ci sono azioni che gridano in eterno". La tua, Carla Cini, è una di queste. Questo frammento piaceva anche al poeta al quale un tempo mi dedicai: GIOVANNI BOINE. Nell'epoca attuale ove tutto si consuma, e tu sei una consumatrice provetta!, ove tutto scade, amore amicizia poesia, come il latte, Novalis e Boine ci ricordano che il "ceppo della fede" non si può scalfire!
Scritto e detto ciò (che sicuramente e finalmente intenderai)... posso formulare la cortesia che ti chiedo. C’è un
disegno che Fosco Neri fece di noi Tre assieme a braccetto, accosti, a Praga come davanti
a un obiettivo fotografico. Che ti venne donato da noi due. Ne conservo memoria. D’una complicità inaudita per dolcezza comunista. ECCO, ti prego, assolutamente, di bruciarlo!!
Solo così FOSCO dove è ora avrà pace. E io avrò coscienza di aver fatto tutto quanto era in mia
possibilità perché venisse cancellata la presa in giro, il raggiro, che tu Carla
Cini, mettesti in atto.
Svolta questa doverosa azione,
che devi compiere - volontà mia e di un’Ombra, di un morto, di un
comunista - possa tu vivere come meglio pensi di fare poesia compresa.
Il tuo
passaggio nella vita di due amanti che neppure la morte ha separato non ha
alcuna importanza né nelle arti né nella poesia né nel reale, se non come ferita che, bruciando questo disegno, si sanerà definitivamente.
RINA RÈTIS
CDS: Rina Rètis nell'aprile 2016
Il nome è Rina Rètis. Sono comunista eterodossa. Trotskista.
In passato ho scritto, senza mai stampare un rigo, sulla vicenda del mio legame
con Fosco Neri. Il mio amato compagno. Anche pittore. Morto in oscuro incidente
stradale, e penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, nel
febbraio del 2017. Ebbe, Fosco, vita politica turbolenta negli anni
settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.
Mi sono interessata, episodicamente, a un poeta ligure che
tribolò in vita con l’immobile tomba del nome, ma da alcuni anni sono
soprattutto donna malata.
Una rara e poco conosciuta malattia alle ossa ai muscoli mi danno spossatezza,
dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio dolore con
una tenerezza che a rileggerne gli episodi, o soltanto a pensarci, mi viene da
piangere. Perché non è più con me.
Malattia organica che m'azzanna la psiche.
La morte di Fosco però m'ha dato un’energia che prima non conoscevo. Devo
proseguire il romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo
coinvolgeva con ricerche sul movimento operaio e rivoluzionario, nell'epoca in
cui questi accadimenti rivoluzionari hanno occultato sotto menzogne,
tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son stati
artisti-artiste letterati-letterate intellettuali.
Per questo quasi tutti li disprezzo.
Per questo voglio ancora scrivere da comunista qualche frammento.
Per questo Rina la rossa appare su certe pagine elettroniche. E Fosco è con me
anche se gli altri non lo vedono.