CDS:
“L'uomo di Karphatos” - Gennaio 2012
Claudio Di Scalzo
L’UOMO DI KARPHATOS NEL GENNAIO 2017 SUGLI SCOGLI
La letteratura gioca tiri stravaganti, a volte, come nel mio
caso, rivelatori. A ogni trama che voleva presentarsi in un modo ed invece era
in un altro; smonta l’ideologia rivela quella nascosta; giunge a
rivelare quanto si definì sublime come superficiale e meschino oppure
ridicolo. Insomma ti gioca un colpo da rovescio, a volte è un cazzotto nello stomaco altre una
carezza suggerendo che non tutto è perduto.
Quando scrissi e dipinsi “L’Uomo di Karphatos a cui
pisciarono nel latte” - nel gennaio 2012 - pensavo di fare i conti col mio passato, negli anni che
avevo vissuto accostando amore - cercandolo assoluto, che non scadesse come il latte - alla mia vita reale e nell’estetica
un po’anarchica un po’ folle: il più delle volte senza costrutto in qualcosa
che reggesse al tempo all’incuria alla mia stupidità. Ed invece, con questa
storiella tragica e delicata accosto al mare azzurro, del mito, stavo
prefigurando il mio futuro. Ancora e in maniera orribile mi avrebbero pisciato
nel latte. Con una violenza mai prima subita verso quanto ritenevo aver ideato
di bello e nutriente per me per chi davo in dono il latte.
Ma nella storia c’è anche una Ninfa intrepida. E questo
cambia lo sviluppo del passato e del futuro. Che ancora deve accadere. Del
passato che ancora avrà cambiamenti.
Io, Uomo di Karphatos a cui pisciarono nel latte, questo mi
dico qui davanti al mare col sole ancora in bocca, in cerca di chi mi possa
accogliere intero.
Claudio Di Scalzo
L'UOMO DI KARPHATOS A CUI PISCIARONO NEL LATTE
(ovvero il sole dell'Uomo sugli scogli - gennaio 2012)
A Karphatos un uomo sta di profilo, lì, semplicemente,
in piedi. Pure se ti ci metti davanti o dietro ne vedi sempre un profilo,
e, con labbra serrate guarda verso il mare. Pensa al latte bianco
nelle sue mani e a chi ci pisciò dentro.
Oggi l’Uomo di Karphatos ha la bocca socchiusa, dai suoi denti spunta un
tiepido sole adatto al mare d’inverno. Non puoi vederlo intero tu, che non
te ne intendi; sempre un lato vedrai, quello col sole che barbaglia dalla sua
bocca.
«Uomo col sole sulle labbra, sole strinto in bocca, perché
ti vedo intero? Perché gli altri scappano pieni d’orrore dicendo di
vedere solo un lato? (solo un lato!).»
«Ninfa mia curiosa di mare … perché a me han pisciato nel latte, e tu sai
che significa. Tu, che hai creato un sorriso, lì, dove strisciavano serpi nella
pineta dietro le mie spalle. Loro, gli altri, che non sanno più amare vogliono
scorgere unicamente il lato picchiato dal sole. Allora mi vedono solo a metà. È più pratico, credimi Ninfa.»
«Sei triste?»
«Oggi no. Oggi il mare è al posto giusto… scogli, case, pini... tutto al posto
giusto. E tu? Che fai qui? Sei venuta a vedermi per intero?»
«Sì. Per questo liberarti. Così proteggerti»
«Ninfa intrepida! Vieni qui che t’abbraccio! ... ci inventeremo una
storia che non conclude, che ne dici? Potremmo chiamarla: L'Uomo che
stringeva il sole tra le labbra».
«Noi ci s'intende, Uomo sugli scogli. Noi ci s'intende. Il sole sulle tue labbra
vedendoti per intero in me non tramonterà».