martedì 16 maggio 2023

Claudio Di Scalzo: Wild Accio Hickok e Sara Agnes Lake scoprono Giovanni Boine a New York



CDS: Wild Accio Hickok e Sara Agnes Lake a New York





Claudio Di Scalzo

WILD ACCIO HICKOK E SARA AGNES LAKE

 SCOPRONO GIOVANNI BOINE A NEW YORK

(con l’apparizione di Wyatt Earp e Buffalo Bill)


-Ieri quanto stavi con Buffalo Bill a metterti d’accordo per la tua recita nel suo spettacolo, ho visto transitare, nelle larghe strade di questa New York, sopra una carrozza scoperta, Wyatt Earp con un tisico che tossiva sporgendosi oltre lo sportello. Ha fermato il cocchiere è sceso e mi ha salutato galantemente… chiedendomi di te. Gli ho taciuto che stavi diventando attore di te stesso.

-Povero Doc Holliday ha la vita agli sgoccioli… e comunque hai fatto bene Sara a non rivelare a Wyatt cosa stavo facendo, sarebbe arrivato anche lui coi suoi fratelli e quella sciroccata ungherese di Kate Fischer. Chissà cosa ci trova in questa soprannominata “Big Nose”.

-Non era Doc...Wilde Accio Hickok… bensì un poeta italiano, ligure, tisico, tal Giovanni Boine.

-Un poeta?... addirittura italiano! Ma sei sicura Sara Agnes?

-Perdinci!... anch’io non so spiegarmi perché fosse lì, forse sta prendendo contatti per portare il Circo di Buffalo Bill in Italia.

-È possibile. Aveva perlomeno con sé una colt?

-Macché. Soltanto un fazzoletto macchiato di sangue un quaderno una matita di grafite.

-Un uomo senza pistola nel West è già di per sé “un’immobile tomba con nome”.







Wild Accio Hickok e Sara Agnes Lake sono due personaggi ideati da Claudio Di Scalzo e che, in "maniera" transmoderna western possono anche incontrare il poeta ligure Giovanni Boine.

Sull'Olandese Volante compaiono nel racconto illustrato: "La morte di Wild Accio Hickok"; come Jesse Accio James e Zerelda Zee Cardellino e Accio Billy The Kid fanno parte del romanzo transmoderno illustrato "9 gennaio 2017 western". Sempre sull'Olandese Volante alcuni capitoli. 







Quanto al poeta Giovanni Boine è possibile leggerne le avventure e la morte sull'Olandese Volante: "Giovanni Boine muore" - "Sangue al nasoe nel weblog:







venerdì 3 marzo 2023

Claudio Di Scalzo: "La Musata. Ovvero l'amore in pubblicità marca Stirner". Con Ornitologia da Banco Action Painting




Fiorenzo ti ha fatto vivere L'Esclusione! Sapendo come da piccola fosse stata la cifra terribile e dolente del tuo vissuto nella campagna torinese. Su di te applicata dalle compagne di giochi e dai loro familiari per vicende private della tua famiglia, politiche, anarchiche, che qui è inutile tornarci. Però, te lo ricordo, è proprio sull'esclusione che ti narrò aver vissuta anche Fiorenzo da piccolo, che tu provasti da subito amore per lui, rivelandogli le tue pene nell'infanzia nell'adolescenza, certa di cementare un'unione salda anche sul passato dolore comune.
La volgarità di Fiorenzo, proprio su questo tradimento, non è, secondo me, perdonabile, anche se s'affidasse a religioni le più diverse, non dico alla cristiana col suo Giuda!, o ad ogni scusa laica di manica larga in materia di etica qualora si sbandieri che uno si sente "strozzato" dai vari patti d'amore firmati in precedenza e magari, come nel caso di Fiorenzo, da lui stesso ideati. 


CDS: "Aquila sulla preda", I
Ornitologia da Banco Action Painting - 1975





ANCHE SU L'OLANDESE VOLANTE ANTOLOGIA (2011-2017)

MUSATA E ORNITOLOGIA



LA MUSATA

Ovvero l’amore in pubblicità marca Stirner

(dagli “Amori a bassa quota”)



Prefazione

Questo racconto, come altri della raccolta “Amori a bassa quota” narra un amore umoristico. Il genere l’ha iniziato nel Novecento Milan Kundera con il suo libro “Amori ridicoli”. Ne “La Musata” trapela il tragicomico con critica materialista alle carriere estetiche e all’amore, idealistico, firmato episodicamente da contraenti senza il fisico adatto… come eterno. È il caso di Ernestina e Fiorenzo.

Alcuni racconti di “Amori a bassa quota” sono stati pubblicati nel 2008 sull’annuario Transmoderno Tellus: “Febbre d’amore. Stendhal + Web”.

Le illustrazioni al racconto “La Musata. Ovvero l’amore in pubblicità marca Stirner” provengono dalla cartella, a mia firma, del 1975: “Il Cacciatore Stracco. Ornitologia da banco action painting”. Qui il trittico: “aquila sulla preda”. I disegni son stati realizzati con uno spazzolone intinto in scodelle di china nera e azzurra. L'arte segnica, che già allora in tanti velavano di misticismo e cineserie e giapponeserie varie, riceveva da me il colpo ironico dall'attrezzo più povero in cucina per pulire con straccio, o cencio, alla pisana, i pavimenti.





 particolare Aquila sulla preda - 1975





Claudio Di Scalzo


LA MUSATA. OVVERO L’AMORE IN PUBBLICITÀ MARCA STIRNER

     
         Vite estetizzate in poesia
          son tutte malnate compresa la fu mia
                                Anonimo Vecchianese
                                                                                                                                          
Sentimi Ernestina, dopo il tuo sfogo letterario nell’I.Phone tourbillon vario sulla separazione in pubblicitario addio in orario da Fiorenzo, e non so come l’espressione la dite voi a Torino, però secondo me, al di là delle tue metafore dolenti sul palco delle figure retoriche, tu stando pure in sala - paradosso intendimi - e sul palco appunto con lui allestito… vuoi che te la dica?... tu Ernestina sei stata “presa per il culo”, più liscia: “presa in giro alla grande!”. Più gassata: "Scaricata di brutto!".

Fiorenzo ti ha fatto vivere L'esclusione! Sapendo come da piccola fosse stata la cifra terribile e dolente del tuo vissuto nella campagna torinese. Su di te applicata dalle compagne di giochi e dai loro familiari per vicende private della tua famiglia, politiche, anarchiche, che qui è inutile tornarci. Però, te lo ricordo, è proprio sull'esclusione che ti narrò aver vissuta anche Fiorenzo da piccolo, che tu provasti da subito amore per lui, rivelandogli le tue pene nell'infanzia nell'adolescenza, certa di cementare un'unione salda anche sul passato dolore comune.
La volgarità di Fiorenzo, proprio su questo tradimento, non è, secondo me, perdonabile, anche se s'affidasse a religioni le più diverse, non dico alla cristiana col suo Giuda!, o ad ogni scusa laica di manica larga in materia di etica qualora si sbandieri che uno si sente "strozzato" dai vari patti d'amore firmati in precedenza e magari, come nel caso di Fiorenzo, da lui stesso ideati. 

Ha inventato il tuo Fiorenzo un “capolavoro” di squallore creativo nel quale soltanto una “credinciana”, detto alla pisana, una scemotta candida, seppure direttrice creativa di una delle maggiori agenzie pubblicitarie italiane come Oro Volante (consulenze marketing, media relations, processi di planning e buying, media plan digitali, media relations ecc), poteva cascarci! Una “covata poco” per stare all’efficace ornitologia vernacola, da banco per fiera paesana. Come faccio ad affermarlo? Basta consideri il tuo racconto, dei fatti, che mi hai trasmesso, a puntate, nel telefono. Analizzo? Suvvìa!, analizziamo la “presa per il culo epocale” che ti fa al còre tanto male. E proprio partendo dal linguaggio del tuo ex bel tomo di astuzie mai domo. Con te Art Director in campagne pubblicitarie negli ultimi anni. Sì sì Ernestina, acchiappo la spremitura del ridicolo nel tuo Fiorenzo, perché la separazione da te è stata la manifestazione materialista di un creativo pubblicitario fellone molto adone che tu credevi al fulmicotone. Hai sempre vissuto la tensione generosa di scambiare il bronzo per oro. E così ora ti ciucci il disdoro. Oh sì, Ernestina, mi garbano le rime come quelle nelle filastrocche popolari, scoperte nel Corriere dei Piccoli che mi faceva sfogliare mi-mà, valgono per il tuo Fiorenzo enfatico e superficiale che t’ha venduto il similoro del tragico, e se permetti qui lo rivelo perquelchel’è, dite così voi al Nord?, bigiotteria che t’ha reso la vita ria!

Te sai, Ernestina, che son sempre stata anticomunista, non come te che sei un esempio di comunista scema, e come Fiorenzo esempio taroccato di comunismo furbo… però dal barbuto di Treviri prendo la formuletta che la vita te la fa vedé non in vetta ma in basso; e nel basso dei bisogni alienati e materiali ci stanno anche le corna da mettere al partner: la necessità di Fiorenzo di “dialogare” con un’altra donna e con la sua agenzia internazionale di creativi molto cosmopoliti: Pinka Paka Marketing; l’apertura dialogica all’altro qui all’altra direttrice creativa e brand manager capace di riunire azioni strategiche combinate di marketing filosofico col web; le sue musate fiorite picchiando il grugno, desiderante, nelle realizzazioni pubblicitarie della longilinea Astra sincreristicamente tradotte in lingua inglese, "passeggiavo per Londra e pof!... come una musata!... ho visto un cartellone pubblicitario ideato da Astra!", da varie culture segniche extraeuropee, atte a vendere il prodotto non solo nell’Italietta bensì da Londra a Hong Kong passando per Nuova Delhi,… sono state le stesse esigenze di “dialogo” che Fiorenzo usò per lasciare la sua precedente amante e mettersi in amore creativo con te Ernestina. Se tu potessi chiedere ciò alla povera abbandonata Luisella te lo conformerebbe. Magari fondate un duetto di Ex-Baggiane! Scusami se sono brutale per cacciare con questo rito dal tuo cervello il similoro furbastro. E mentre Fiorenzo “dialogava” per e-mail auspicava un incontro ravvicinato con la stagionata destinataria viaggiatrice linguista d’antiquaria cultrice varia, mirando all’alcova dove sembra a Fiorenzo riesca l’inventiva cova.

Tutto ciò, Ernestina, tendi a scordarlo. Te lo rammento! Anche perché quando da te c’era la fila per “dialogare” tu fedele al Fiorenzo malato nell’osseo tormento come suora stavi in convento. Riflettici. E capirai la presa per il culo epocale dove il tuo amore è stato buttato, come da copione, sul fondale.

Fondale, come mi hai rivelato, composto da sterminato epistolario tra te e Fiorenzo, colmo di perle inedite d’immagini che tu con annesse parole nella luce della dedizione, inesausta, spargevi ogni dì per guarire l’amato dai suoi vari malanni muscolari e angosce familiari, mi ricordo l’opera in progress “Tutti i fiori del mondo per Fiorenzo” da te disegnati l’estate scorsa che lui elettronicamente ricevendola manco annacquava con qualche aggettivo; mentre, come da copione, lui “dialogava”, e si dilungava, in copy e art, tutto preso in parola incandescente, corpo e mente, con la sessantenne multilingue, che lei sì l’ha guarito!, creando verbo evangelico pubblicitario e immagine per conquistare i mercati asiatici. E tu, ignara della presa per il culo, pro bono, ricamavi, oltre alle tavole infiorescenze, infilate parole perle nelle poesie romantiche con il classico “ti amerò per sempre”. Controfirmate dallo scaltro doppiogiochista Fiorenzo che rilanciava con diamante nella calura agostana per te amante che non sapeva d’esser vana. Incapace di decifrar verità non ammessa “dura” se non “oscura”, perché il male ontologicamente lo è: idiota e superbo nel linguaggio sia in marca cristiana che atea: vive usando e ripudiando! Ordunque tutta questa indefessa oreficeria creativa con lui ch’a volte ti mostrava la piva, Ernestina, per ottenere cosa?, non scordartelo amica mia!, che Fiorenzo le tue perle e fioriture se l’è prese e l’ha portate in dote, o come si dice curriculum, nella londinese agenzia pubblicitaria. Con esse ha ottenuto valutazioni entusiastiche dall’Amministratore Delegato della multinazionale (che gli ha scritto una “lettera molto calorosa” per vincere la sua debole resistenza al “tradimento” verso te e riguardo ad Oro Volante); con iniziale carriera brillantissima, brillerà anche di notte nella fottitura con l’Astra?, due astri della pubblicità internazionale lucenti più di Venere; intanto che tu, Ernestina, col diamante in mano scoperto vetro per la delusione, e non ancora ammessa “presa per il culo spaziale”, stavi ammalata più di là che di qua! Nella terrestre ansietà.

Come vedi, intendi?, “presa per i fondelli” molto materiale, non solo per carriera pubblicitaria internazionale ma anche per gustare “fica nova”; eh si! La solita minestra prima o poi si butta dalla finestra; il che è legittimo nella logica materiale e istintuale, direbbe il buon Shopenhauer, però che la si compia senza prendere in giro, cioè con le corna, chi s’intende abbandonare, stando con i piedi il più a lungo possibile con i piedi in due staffe-fica e facendo passare la “fica nova” per dantesca “vita nova” da crescere nel dialogo in valente prova senza conseguenze per te. Che invece eri cerva estiva e poi autunnale e poi invernale. L’entusiastico "dialogo" del Fiorenzo era la punta dell’iceberg d’una presa per il culo immensamente gelida. Che ha sfondato il tuo cuore affondandolo con ogni sogno pubblicitario dell’agenzia Oro Volante.

Dunque, Ernestina, singhiozzina, mettitelo in testa, non colpevolizzarti come lui ha tentato d’importi, che tu “strozzavi” la sua vita con i tuoi vagiti di richiesta d’esclusiva nella vostra creatività di coppia che per anni era stata in cartellone, eh eh; “vuoi l’esclusiva” ti ha scritto!, obliando quando ancora amandoti allestiva scalmane di gelosia se tu rispondevi con un “ti bacio i polsi”, in una e-mail, a un avvenente filosofo trentino conosciuto prima di lui senza peraltro averlo frequentato in “dialogo” da vicino. Meglio, gonza d’Ernestina, se lo facevi dal vero, baciando quella fantasia filosofica sopraffina. La fedeltà di Fiorenzo s’è incrinata con qualche parola scopiazzata ben verbalizzata!

Con quante fregnacce enfatiche ti ha giostrato! E a te che reagisci all’intuita presa per il culo ha avuto l’ardire osceno di scriverti indignato: “Non tutto ciò ti quanto compi, Ernestina, può essere perdonato da me! Fattene una ragione!”

Ecco il capolavoro del fellone senza uno straccio di spiegazione che ti getta in una spinosa mai iniziata tenzone. Il tutto perché Fiorenzo, pur essendo tu una bella donna, fra l’altro quarantenne, aveva fame e voglia d’altro miele, quello sulle labbra e sul clitoride di Astra da ciucciare. Tutto è così banale, infinitamente banale, tutto si rivela stupido, direbbe Laforgue, fumando lunghe sigarette e tu, scemotta, ti fumi inutili rimpianti?! Ma va là! Tra qualche manciata d’anni saranno, esattamente come me, come te, degli scheletretti immobili e stretti in qualche bara. Pensi li salvi, come non ci salveremo noi, dall’oblio, la targhetta lasciata - con laboriosa esaltazione di moda - da qualche parte che nessuno più netta dalla polvere?! Quanto conta, adesso, che ti convinca che il fattaccio cornificatore non contiene alcuna astrazione sublime, Ernestina, bensì istinto e calcolo di carriera ha nutrito il tuo “uso e ripudio”. Il che non mi sorprende, sia detto e ridetto, “così va il mondo” affermava Padron ‘Ntoni, perché non credo a nessuna eternità in amore, né a nessuna trascendenza oltre questo terrestre scalpicc’io di corpo ed es e super-io.





CDS: "Aquila sulla preda", II 
Ornitologia da Banco Action Painting - 1975









Il fantasioso, se ricordo giusto Ernestina, ti ha anche infinocchiato convincendoti che ti aveva già incontrato e con te vissuto in altre vite precedenti e che ancora dopo morti vi sareste di nuovo ritrovati. Proprio una bella favoletta rivelatisi nera. Nerissima. Ci mancherebbe che tu lo rincontrassi un tipetto così per darti ancora la stecca e poi lasciarti per altro duetto. Certamente a questa religione di marca indiana con reincarnazione tanto comoda, adattissima alla pubblicità eterna, il fedifrago e l’altera snob custodente brand di successo si son convertiti al volo; pertanto, se anche pure così fosse, vorrà dire che tu riapparirai allodola e loro avvoltoi. Non saprai mai più in che cielo svolazzano tu canterina Ernestina. E canterai, ci son tanti uomini canarini cardellini passerotti fringuelli in giro per il creato, troverai il tuo per ramo adatto.

Ahi ahi Ernestina mia fessa bambina quarantenne. Quella di Fiorenzo e dell’Astra è la semplice legge del mercato applicata alla “merce amore”. Che camuffano con paroloni come le cicche ficcate nella sabbia sotto gli ombrelloni. Legge che, dunque, io conosco. E applico, sia chiaro. Però lo faccio a viso aperto con gli uomini a cui mi lego per erosamore. Fiorenzo che è un codardo lo fa di nascosto. E uccide dietro le spalle spargendo poi sul corpo enfatiche volanti calle. Per pulirsi la coscienza. È il suo stile. Infatti il suo stile pubblicitario ha qualcosa di funebre, di mortifero, non andrà lontano nella carriera lui e l’Astra, passata la moda Dark, umbratile, dove si spettacolarizzano corpi e parole di contorno per elevare il consumo sulla bellezza, cartapesta, dei miti odierni impastati con quelli dell’antichità bric-a-brac.

“Ne ho visti di cavalli correre”, si dice a Pisa, per poi azzopparsi nella troppa ambizione al galoppo. E se ti può consolare, tenera Ernestina, c’è anche il proverbio che dice: “Il male gira e rigira torna addosso a chi lo tira!”. Dai non piangere! Casomai ridi che ascoltandomi risparmi tanti soldini che avresti dato allo psicoanalista. Riprendo il filo. Degli accadimenti per te tanti tormenti.

Mentre tu, nell'agostana calura, tutta locca col sorriso tutta bocca verso il Fiorenzo lontano che subiva stocca da malattia, detta invalidante, creavi per lui per te le tavole per la pubblicità dell’acqua minerale: “Sorgente di Superga”, il tuo Fiorenzo in miracolosa guarigione smanettava sull’iPhone verso l’agenzia pubblicitaria Pinka Paka Marketing dopo averci preso contatto, sospinto dalla attempata snob sessantenne superbe penne Astra - Fiorenzo ha sempre cercato una mamma e questa con i suoi sessantanove anni e capelli tinti sarà per lui il massimo - che studiava come applicare la lingua orfica dei cretesi al lancio di un’auto ibrida giapponese finanziata da multinazionale indiana interessata a carrozzerie richiamanti antiche culture hindi mai tradotte su quattro ruote. Un’estetica pubblicitaria più che da antologia direi da ontologia. Urca!, si sarà detto Fiorenzo, come un qualsiasi piccolo-borghese frustrato, questa sì che è vita immaginifica cosmopolita - riaggallava il suo decadentismo provinciale per distinguersi dalla plebe culturale - porosamente d’annunziana. La pubblicità esce dall’ombra e diventa chiara rivelazione per catturare le vendite, altro che richiami alla solita cultura europea a trazione diesel-benzina!

A questo punto, Ernestina, eri già bella e che fregata! Fiorenzo, se fosse stato onesto con te, avendo rispetto per i tanti anni in comune nella vostra agenzia pubblicitaria torinese e per la tua vocazione pro bono verso lui, avrebbe dovuto parlartene. E invece avrà addirittura la faccia tosta, nel ghigno volgare e beffardo consenti lo dica, di scriverti che lui agiva Pro Bono (ti superava neh! in bontà disinteressata! roba da chiodi!) nel dialogo con Astra e gli altri londinesi! Caspita che Pro Bono il suo! Pro Bono Malus!, se solo un mese dopo veniva annunciata la sua campagna pubblicitaria nuova con Astra al fianco per l’auto dell’avvenire! Di Pro Bono c’era, Ernestina, a iosa, la tua presa per il culo! Oh Yes!

In quel periodo, immagino, tiro a indovinare, ma è facile, avrà Fiorenzo allestito la solita pantomima che era uso utilizzare anche con le donne amanti prima di te, con te allora vincitrice, che quasi povera scema, avevi pena per il destino di Luisella; scrivendoti, telegrafico, poi dimmi se ci indovino, il dialogo con altre donne creative rafforza il nostro legame sentimentale e di lavoro, chi sa amare lo concede lo incoraggia, la nostra chiesa pubblicitaria posa su roccia inscalfibile, difenderò il nostro vessillo Oro Volante nell’immaginario con questi interlocutori e interlocutrici, e così via, vero Ernestina?, aggiungendo: “ora però ho bisogno di virtuoso silenzio tra noi due per sanare queste incomprensioni tra me e te”. Recita collaudata. Ah, Ernestina, mi confermi che ci indovino pari pari! Non ci vuol molto, credimi, a rivelare i luoghi comuni con cui i codardi come Fiorenzo mascherano le corna e gli addii.

Fiorenzo si ritiene sommamente creativo, glielo hanno certificato pure i londinesi nel comunicato a gennaio per la sua assunzione nell’agenzia, e nel lasciare la compagna Ernestina, non dimentichiamo che tu lo credevi un compagno anarchico, alla quale aveva promesso cura del suo vissuto segnato da tragedie altissime, invece ha poi usato, agendo nell’ombra squallida, il frasario più trito e scontato che fan meglio gli impiegati del catasto! 

Sapeva di te il molto che tu fiduciosa gli avevi confidato credo al primo uomo, e spero che almeno il “dolore senza fine” dei tuoi venti anni glielo abbia taciuto, assieme alle poesie che in esso scrivesti, un tipo così sarebbe capace di farne un uso sacrilego nell’agenzia in cui è approdato, te lo garantisco; ciò almeno glielo hai celato? Ah mi rincuora saperlo, l’essenziale non lo conosce. Non lo vedrai mercificato nei suoi scambi in 
Pinka Paka Marketing come altro a tua firma inventiva. Mi annichilisce, però, sapere quanto ti sei umiliata, scrivendogli che avevi solo lui! Cosa vuoi gliene fregasse ormai! A un anaffettivo simile!

Ernestina se vuoi smetto questa mia impietosa indagine sul suo campionario! Ah vuoi bere l’amaro calice fino in fondo! Ti fa onore. Segno che sei forte a capire, oggi, la Croce che t’è toccata. Del resto considero Fiorenzo né più né meno che un Giuda! Pertanto proseguo.

Vediamo se indovino altro su quei giorni freddi e malati. Compreso che il mese precedente alla vostra ufficiale separazione, nel febbraietto corto e maledetto appunto, con te che chiedevi di incontrarlo, lui nella lontanissima, eh Ernestina, Chioggia, ti liquidava informandoti che la sua malattia lo faceva parlare a fatica, persino al cellulare, figurati a muoversi col treno, escluso possiamo incontrarci e farmi vedere da te così combinato e dolorante, aggiungeva martirizzato, sto sdraiato dormo negli antidolorifici! Ah Ernestina mia, non sono chiromante, ti delineo la tua presa per il culo; oh certo che veramente ha sempre sofferto di reumatismi, ma c’era in corso la cura segnica e linguistica di Astra sulle sue giunture; e difatti, una settimana dopo che tu hai ricevuto il trafiletto d’addio, l’invalido Fiorenzo, te l’ha pure scritto mi sembra, “la malattia è regredita”, si è fittonato a Londra per le presentazioni di rito, tutto sorridente in squadra accanto ad Astra; “giornata memorabile” ha sentenziato rilanciando sul web e vari social l’album fotografico dell’auto genialmente ibrida nata dalla sua ibridazione di pavone con le piume celesti della dea tentacolare Astralì! Non escludo, sai, non ti traumatizzare, che mentre ti scriveva i rari trafiletti nel freddo mese, magari già l’Astra indiana, si gingillasse il suo cazzo in bocca; vuoi intendere o no?!, Ernestina, o hai dimenticato, me lo confidasti turbata, come Fiorenzo a letto con te, nel migliore albergo di Torino, rassicurasse la povera Luisella, nudo e saziato di trombate? Ah, ci ridi! buon segno; la presa per il culo parte dagli organi sessuali e poi su di essi ci puoi anche costruire la poesia pagoda estetico pubblicitaria dell’immagine allegorica o metaforica che goda del successo, ma rimangono, Ernestina, corna e presa per il culo!





CDS: "Aquila sulla preda", III 
Ornitologia da Banco Action Painting - 1975







Fiorenzo, mia stremata Ernestina, compie i tradimenti senza manco accorgersi della gravità etica dei suoi atti, con l’esaltata estetica pubblicitaria giustifica atti squallidi, e per colmo accusa gli altri, in questo caso te, lo ripeto, di voglia di “esclusiva”; “tu vuoi l’esclusiva” ti ha scritto, scomodando, ovviamente, la sua libertà estetica e personale; e tu, Ernestina, avresti dovuto rispondergli: io voglio parlarti da vicino, senza telefoni spenti! Ricordagli quando anni prima ti aveva fatto giurare che tu mai avresti messo segreteria telefonica che l'angosciava terribilmente; giuramento da te sempre rispettato nei litigi amorosi. Poi prendere l’auto e andare a vedere le sue pupille a Chioggia. E invece sei stata travolta dai sanguinamenti. Rinchiusa in casa sul divano. Patetica eroina da romanticismo vittoriano che singulta: “Non mi lasciare... non così ferita!”. Posso anche immaginare le tue sterminate lettere accorate, tutte senza risposta, manco lette da Fiorenzo, che magari, per le tue proteste per quanto intuivi di tradimento in corso con presa in giro del vostro legame sentimentale e la vostra comune avventura nella pubblicità, ti avrà pure redarguita, sgridata, con linguina serpentella dal sonaglio della sua etica distorta: sei diventata rancorosa, mi rinfacci quello che hai fatto per me!; hai distrutto tutto, non agisce così chi ama chi vuol bene, e dopo l’elenco dei luoghi comuni in materia ha preso la palla al balzo del dolore altrui per ricavarne legittimazione al proprio odioso estetico sfarzo, ecco il super luogo comune, il colpo da KO usato da centinaia di anni dagli uomini stronzi: mi prendo dinanzi al tuo comportamento sconsiderato che nessuna amante degna usa la responsabilità di dirti Addio: non voglio più avere rapporti con te! Addio.

Bravo Fiorenzo! Perfetto! Non necessiti di bis! Un classico di doppiezza disumana direi, il carnefice si nomina vittima! Oh Ernestina che inferno t’ha rovesciato addosso quest’individuo!; non lo so se è un problema anche psichiatrico, di certo è una presa per il culo psicotica geniale! Ti ha venduto la pubblicità di sé stesso più falsa e tu, Ernestina, in certi momenti l’hai ritenuta vera! Fino, nelle lettere tue sterminate, posso intuirlo, a scusarti: che scema lodoletta! Poi ti sei lentamente snebbiata e sdubbiata: ma ti c’è voluto troppo tempo e troppe nausee che ti hanno rovesciato lo stomaco!

Hai scoperto, addirittura, soffrendone “a bestia” che in certe sue dediche on line, nel sito dell’agenzia londinese Pinka Paka Marketing, alle creazioni di Astra, Fiorenzo usava la stessa immagine metaforica usata per te anni prima, nelle e-mail amorose al cubo: “la tua parola creativa è come il Verbo, come un sasso che cade nell’acqua essa allarga i cerchi verso me”.

Ah ah ah, Ernestina, ridici finalmente. Fiorenzo più che un sasso è un sughero che sa come stare a galla nel suo “particulare” interesse. Direbbe Guicciardini che dei furbi nel Rinascimento, qui si tratta di Rinascimento pubblicitario!, ne fece elenco, senza farsi illusioni sul male utile che porta a stati virtuosi come credeva il suo dirimpettaio fiorentino Machiavelli.

Oh sì, Ernestina, pensavi fosse soltanto il tuo ex-Fiorenzo fiorito altrove ex ganzo! e l’algida Astra dall’estetica fausta!?, con il loro mestiere spurio di citazioni dal gotha del pensiero per pubblicitario successo fulgido siero!, a saper di filosofia politica sull’arido vero!?... però occhio alla basilare differenza!, la tua sottoscritta amica divulga il materialismo storico e dialettico per guarirti dal faccino mogio. Ah, benissimo, stai meglio ad ascoltarmi!, urca, allora posso concludere riassumendo il superlativo raggiro elettronico di Fiorenzo, la presa per il culo al cubo telematico!

Tu Ernestina l’hai saputo dal web, che la celebre e internazionale agenzia pubblicitaria Pinka Paka Marketing aveva assunto Fiorenzo!

Posso immaginare che una pallottola colt tra le scapole al buio ti avrebbe dato meno dolore e sconcerto!

Gli hai scritto disperata e trasecolata un’ultima e-mail chiedendo chiarimenti urgenti. Ti ha risposto con scrittarello winchester, al telefono non se la sentiva, ancora una volta, di parlarti il povero muto! dopo anni a cercarti giornalmente per ogni problema suo da mettere in comune, dai genitori ostili, al nipote dislessico a scuola, alle incomprensioni con altri colleghi in quel di Torino, al mare mosso a Chioggia, ai guai della salute malferma in ossa e muscolatura con febbri varie, più altri accidenti spirituali sulla marcia nella pubblicità duemila… da intrecciare con i tuoi malanni anche tu lamentosa; e tu che da questa intesa ricavavi l’idea di famiglia di bene, visti i passati inferni domestici… invece cosa t’è toccato leggere?, lo smemorato Fiorenzo faccia di legno così ti rispondeva: “Ho avuto colloqui, certo, dialogo, fin dall’estate scorsa, ma sono stato inserito nell’agenzia a mia insaputa!”

L'incredibile della faccenda che virava sul comico, Ernestina, è che tu ci hai creduto! Hai creduto che lui Fiorenzo come un virtuoso Re Enzio pascoliano prigioniero di chissà quale vicenda tormentosa!, si togliesse dall’agenzia dei creativi londinesi per cui tanto avea tramato.

Ricordo, questa è proprio da ridere, che anni fa ci fu un politico di Imperia, appunto Ernestina dove nacque Giovanni Boine che un suo solo frammento rivelava come la punta di un iceberg, uso ancora quest’immagine, un’immensità di etica dolente, tale Scajola ministro di un governo Berlusconi che aveva ricevuto, “a sua insaputa”, un attico con vista sul Colosseo da un costruttore edile. È capitato, ahinoi!, anche al bel Fiorenzo! Che menzogna assurda ancora tentava di farti “bere”! Oltretutto, Ernestina, se l’è presa con te che l’avevi “devastato” con i tuoi dubbi e richieste di chiarimenti per il destino del vostro lavoro pubblicitario comune oltre che per il legame amoroso! Ma, scusa tanto, non avrebbe dovuto prendersela con i dirigenti della Pinka Paka che usavano il suo nome a sproposito on line?!

Hai quasi abboccato, un'ultima volta, alle lamentele del neo-filosofo astrale Fiorenzo che rimproverava la tua vocazione "devastante" ad imporgli scelta, Aut-Aut, tra dialogare con Pinka Paka e in "esclusiva" con te. Come se non avesse già scelto nell'ombra! Il meschino. Non ti meravigliare se tra qualche tempo, questo bugiardo, arriverà a scrivere favolette autogiustificatorie sulla sua etica inesistente in amore, "usando" il filosofo danese Kierkegaard! - con impudente superficialità! - in qualche pubblicità per il libro sul suo successo nel marketing che certamente scriverà prefato da Astralì. In questo caso la presa per il culo sarà perfettamente colta. E a seconda dell'accento grave o acuto sulla "o" il risultato non cambia, ma è doppio, come tutto in questa penosa e ridicola vicenda.

”Non capisco perché vuoi tarparmi le ali quando spicco il volo” ha sottolineato con enfasi ornitologica l’avvoltoio di Chioggia. Mentiva come pioggia sul ferro e si mostrava in uggia. Si può essere più stronzi? Messo alle strette dalla tua epistolarietà debortante a cui mai ha risposto nel merito, lo sottolineo ancora, se n’è uscito sintetico, molto scocciato ed esuberante con tono di sfida sfrontata a rimarcare il suo riconosciuto valore creativo di pubblicitario, rivelando altresì il suo atavico complesso d’inferiorità bisognoso di plausi maturato sulle ripe adriatiche,… che aveva già rifiutato “due volte” l’anno prima l’ingresso nell’agenzia londinese.

Il suo atto di protervia aggressivo, teso a ferirti inutilmente, Ernestina, come se non lo fossi già abbastanza, rivelava ogni sua manovra dietro le tue spalle da tempo in corso. Com’è possibile comportarsi in questa maniera e pretendere di dar lezioni di etica a una donna buona, ancorché covata poco, come te? Ernestina provo uno schifo come mai l’ho provato. Che tu non abbia più una tale serpe in seno… è un vantaggio per la tua persona! Fiorenzo t’invidiava e voleva ucciderti. Lo rivela la sua ingenuità linguistica cattiva, propria dei mediocri nello spirito, e di quelli, consentimelo, che son bronzo e si credono oro. Il bronzo di Mammona!

Tu, mite Ernestina, all’oscuro d’ogni maneggio astrale e musale. Tu sì! sei stata devastata da un dolore senza fine! Se questo figurino ed ometto ti avesse parlato chiaro, seppur grulla, ti saresti evitata il “non c’è due senza tre”, beffa ulteriore dopo il Fiorenzo assunto a sua insaputa! E cioè scoprire che per due volte era stato cercato per assurgere all’olimpo Tika Taka e la vista di foto dello staff sparata sui social e sui giornali inglesi ed italiani on line, con il Fiorito alla gloria pubblicitaria, in coppia astrale e sostanziale, la fica nova insomma da gustare ben invecchiata come il vino, gioiosa in Trafalgar Square!

Ernestina, per superare il nichilismo da presa per il culo di Fiorenzo, dovresti leggere Stirner: L’Unico e la sua proprietà. Non lo conosci? Malissimo. Recupera il ritardo! A cosa può servirti? Ti serve a capire il passato ed a “pararti” per il futuro! Ti faccio un esempio calzante per te per il tuo ex amante in amor pubblicitario pulsante. Se gli hai scritto, come credo tu abbia fatto conoscendoti, più volte della sua importanza nella tua biografia accidentata in amore, hai commesso la più plateale delle ingenuità! Stirner afferma a ragione, ed io uso il suo anarchismo accosto al comunismo di Marx seppur loro fossero teoricamente nemici, che amare porta al risultato, tanto più se uno o una cerca l’amore assoluto scemenza romantica, di consegnarsi legato mani e piedi all’altra persona. Seguendo questa scoperta, io, Ernestina, mi sono evitata di farmi prendere per il culo dalla génia diffusa dei Fiorenzo, guarda un po’ che utilità la filosofia che si basa sugli istinti, anche bassi. Ma veri! Se infatti tutto si basa sull’egoismo del singolo, come rivela Stirner, hai voglia, benedetta Ernestina, di scrivere “Ho solo te Fiorenzo”, quando l’altro, egoisticamente, trova ambisce desidera altro miele di fica sulle cui labbra s’eleva la creatività mercantile pubblicitaria ritenuta unica di Astra!, l’altro, in questo caso Fiorenzo, ti scarica perché non gli servi né gli interessi più! E se, come te hai tinto l’amore nel blu invece che in basso, ci soffri ancor di più, con ogni angoscia che ti porta a spasso. Ti garba la stornellata stirneriana Ernestina? Ricordatela svegliandoti domattina.

Fiorenza e la smagata Astra, seppur camuffati dietro altisonanti teorie di marketing metafisico, applicano ai sentimenti Stirner, e nella pubblicità creativa realizzano i loro egoismi. L’amore è una “cosa” in pubblicità, cosa, da usare e consumare. Godendo l’attimo e il tempo per poi passare ad altra cosa amorosa godimentosa. Punto! Legge Stirner, Ernestina, che, non stupirti, applico prima che la applichino, i Fiorenzo stronzi, a me!

Ecco-e-qua!… diceva Pappagone di De Filippo nella TV in bianco e nero. Il tuo Fiorenzo tanti colori è questo che t’ho mostrato: nudo e crudo. Ernestina mia. Un pochino di mio umorismo un pochetto di materialismo ti hanno rivelato Ernestina pallidina la pasta vera dell’uomo che hai amato e che spero da oggi in poi tu possa rubricare, dandogli oblio, alla voce: Fregature oscure e dure. Tu Ernestina, pubblicitaria secondo me di gran lunga superiore a Fiorenzo ed a questa pompata di Astra segaligna che castra seriosa tigna, ora puoi intendere il “mercato” dell’ex amato che era ed è pessimo usato. E dedicarti alla ricerca di un amore, tu ci credi devi ancora tentare, che non usa né necessita di trucchi di carriera luminosa pubblicitaria. Ernestina, mia stremata passerottina, sappi che apprezzo la tua scelta di andare a insegnare arti in una scuola delle medie inferiori. Lì vivrai più serena e troverai il bene che meriti guarendo da ogni abbaglio che la pubblicità, la tua antica professione, ha moltiplicato fin quasi ad ucciderti. Da me, dalla tua Matilde, ricordati troverai sempre il cacciucco. Mi bolle l’orecchio come credo bolli a te, su questa triste e ridicola vicenda non torneremo più. A presto da vicino.






sabato 7 gennaio 2023

Claudio Di Scalzo: “Il peluche di Alice Pagès” (2012)

                                                     

                           

CDS: "Alice Pagès nei giorni di pioggia, I" - X 2012

Il personaggio è stato pubblicato sull'Annuario TELLUS 2009
Morbegno, Labos Editrice. 















Claudio Di Scalzo
   

IL PELUCHE DI ALICE PAGÈS

Specchio Vicino al Serchio astuto e fino

Alice Pagès - Foto Vittorio Della Croce





I
Non è facile né difficile stringere l’inadeguatezza al petto. Pupazzetto di peluche. Bagnato se fuori piove forte.

Tra un esame e l’altro galleggio. Nella pioggia. Credo o fingo di credere d’esser precisa consistenza. Galleggio nuda tra le dita di Vittorio. A volte vorrei pugnalarlo. Se mi vedesse col pugnale?


Mi scuserei. Perché l’ho provocato, mentre lui era intento a portar gloria alla missione di sé stesso e degli amici in qualche discoteca viareggina, distraendolo: allora è chiaro che poi mi ritrovo in camera col peluche bagnato. C'ho rigato gli occhi col pennarello rosso: lacrime sul suo bel pelo bianco. Camera con terrazza. Terra straniera con me intenta a frugare tra pieghe delle palpebre per scovare almeno un luogo illeso da cui ricominciare a edificarsi un 'io'.


Poi sparisce la vanagloria d'atteggiarsi a eroina ottocentesca, svanisce anche quell'unica consolazione che opacizza la realtà.



Cds: "Alice Pagès e Vittorio della Croce" 



      
II

Lacrime diecimila ignare diecimila gocce sull’infranto vetro del presente diecimila volte soffiato (pineta di Viareggio quanti aghi di pino cali?) diecimila sull’impronta degli amanti (io e Vittorio) prima di diventar tomba adatta per corpi assenti?

Oggi ogni barca al molo (che immagino dell’ottocento) si raccontano avventure di gioventù - così l’anima mia ciarlatana trova compagnia a ventitré anni - e il dialetto marinaro scopre corde per legarsi al passato stando dove l’acqua cuoce mortalità di sigarette fumate al posto del “conosci te stessa”

In Vittorio l’eterno mio parlare a vanvera per dire la cosa giusta che lui non ascolta: una all’anno una a decennio una ogni cento anni. Sabbia dannata delle parole senza seduzione.

L’università mi sembra sempre escogiti un tramonto per me. Non mi laureerò mai in lettere moderne - sono antica ogni volta che mi sguscio in un frontone greco!



Claudio Di Scalzo
  



NOTA SU ALICE PAGÈS



Alice Pagès nasce nel 1989 a Pisa. Nelle sue scritture, diaristiche e in prosa breve, racconta la sua età, le sue passioni per la musica, la sua psicologia, e, molto, il legame con Vittorio della Croce. Fidanzato poco fedele.  

Alice Pagès è un personaggio su L'Olandese volante Transmoderno. Viene pubblicata in cornici di Narrative Art e Narrative Photo. E dipinta in modo espressionista. Le tavole "Quaderno di Alice Pagès" in serie progressiva illustrano le vicende del personaggio. 

L'Olandese Volante custodisce Capitoli 


http://www.olandesevolante.com/index.php?CID=353&IDDOC=4067




















giovedì 10 novembre 2022

Georges Bataille: L’ano solare. Traduzione di Margherita Stein. 1978. Con "Mano Eletta" di Claudio Di Scalzo



"Mano Eletta" - Foto Claudio Di Scalzo, 1978. Modella Margherita Stein








Georges Bataille

L'ANO SOLARE

Traduzione Margherita Stein

 
È chiaro che il mondo è puramente parodistico, qualsiasi cosa si guardi è la parodia di un'altra, o ancora la stessa cosa sotto una forma ingannevole.
Da quando le frasi circolano nei cervelli intenti a riflettere, ci siamo avviati verso identificazione totale, poiché per mezzo di una copula ogni frase connette una cosa all'altra; e tutto sarebbe visibilmente legato se con un solo sguardo si scoprisse nella sua totalità la traccia lasciata da un filo di Arianna capace di condurre il pensiero nel proprio labirinto.
Ma la copula dei termini non è meno stimolante di quella dei corpi. E quando io grido: IO SONO IL SOLE, ne risulta un'erezione integrale, perché il verbo essere è il veicolo della frenesia amorosa.

Tutto il mondo ha coscienza che la vita è parodistica
e che manca una interpretazione.
Così il piombo è la parodia dell'oro.
L'aria è la parodia dell'acqua.
Il cervello la parodia dell'Equatore.
Il coito è la parodia del delitto.

L'oro, l'acqua, l'Equatore o il delitto possono indifferentemente essere enunciati come il principio delle cose.
E se l'origine non è simile al suolo del pianeta che ci appare come la base, ma al movimento circolare che il pianeta descrive intorno a un centro mobile, una vettura, un orologio o una macchina da cucire possono ugualmente essere accettati come principi generatori.

I due principali movimenti sono il movimento rotativo e il movimento sessuale, la cui combinazione è espressa da una locomotiva composta di ruote e pistoni.
Questi due movimenti si trasformano l'uno nell'altro reciprocamente.
È così che si vede che la terra girando fa accoppiare gli animali e gli uomini e (poiché il risultato è la causa quanto ciò che lo provoca) che gli animali e gli uomini fanno girare la terra accoppiandosi.
È la combinazione o trasformazione meccanica di questi movimenti che gli alchimisti ricercavano sotto il nome di pietra filosofale.
È per l'impiego di questa combinazione di valore magico che la situazione attuale dell'uomo è determinata in mezzo agli elementi.

Una scarpa abbandonata, un dente guasto, un naso troppo corto, il cuoco che sputa nel cibo dei suoi padroni stanno all'amore come la bandiera alla nazionalità.
Un parapioggia, una sessuagenaria, un seminarista, l'odore delle uova marce, gli occhi abbagliati dei giudici sono le radici di cui l'amore si nutre.
Un cane che divora lo stomaco di un'oca, una donna ubriaca che vomita, un contabile che singhiozza, un vaso di mostarda rappresentano la confusione che fa da veicolo all'amore.

Un uomo messo in mezzo ad altri uomini è spinto a chiedersi perché non è uno degli altri.
Steso su un letto vicino a una fanciulla che ama, si dimentica di non sapere perché è se stesso invece di essere il corpo che tocca.
Senza sapere nulla, egli soffre a causa dell'oscurità dell'intelligenza che gli impedisce di gridare che è lui la fanciulla che dimentica la sua presenza delirando tra le sue braccia.

O l'amore, o la collera infantile, o la vanità di un'ereditiera di provincia, o la pornografia clericale, o il solitario di una cantatrice dirottano dei personaggi smarriti in appartamenti polverosi.
Avranno un bel cercarsi avidamente a vicenda: essi non troveranno mai che delle immagini parodistiche e si addormenteranno vuoti come specchi.

La fanciulla assente e inerte che è sospesa alle mie braccia senza sognare non è più estranea a me che la porta o la finestra attraverso le quali posso guardare o passare.
Io ritrovo l'indifferenza (che le permette di lasciarmi) quando mi addormento per incapacità di amare ciò che viene.
A lei è impossibile sapere chi ritrova quando la stringo perché persegue ostinatamente un oblio completo.
I sistemi planetari che ruotano nello spazio come dei dischi rapidi e il cui centro si sposta egualmente descrivendo un cerchio infinitamente più grande non si allontanano continuamente dalla propria posizione che per ritornare ad essa completando la propria rotazione.
Il movimento è figura dell'amore che, incapace di fermarsi su un essere in particolare, si sposta rapidamente dall'uno all'altro.
Ma l'oblio che così lo condiziona non è che un sotterfugio della memoria.
Un uomo sorge bruscamente come uno spettro sopra una tomba e si abbatte allo stesso modo.
Si rialza qualche ora dopo poi si abbatte di nuovo e così di seguito ogni giorno: questo grande coito con l'atmosfera celeste è regolato dalla rotazione terrestre di fronte al sole.
Così, benché il movimento della vita terrestre sia ritmato da questa rotazione, l'immagine di questo movimento non è la terra ruotante ma la verga che penetra la femmina e ne esce quasi interamente per rientrarvi.

L'amore e la vita appaiono individuali sulla terra solo perché tutto è spezzato da vibrazioni di ampiezza e di durata diverse.
Tuttavia, non vi sono vibrazioni che non siano coniugate con un movimento circolare, come la locomotiva che rolla sulla superficie della terra, immagine della metamorfosi continuata.

Gli esseri non trapassano che per nascere allo stesso modo dei falli che escono dai corpi per entrarvi.
Le piante si innalzano nella direzione del sole e s'abbassano successivamente nella direzione del suolo.
Gli alberi coprono il suolo terrestre di una quantità innumerevole di verghe fiorite drizzate verso il sole.
Gli alberi che si slanciano con forza finiscono bruciati dal fulmine o abbattuti o sradicati. Ritornati al suolo, si rialzano gli stessi sotto un'altra forma.
Ma il loro coito polimorfo è funzione della rotazione terrestre uniforme.

L'immagine più semplice della vita organica unita alla rotazione è la marea.
Dal movimento del mare, coito uniforme della terra con la luna, procede il coito polimorfo e organico della terra e del sole.
Ma la prima forma dell'amore solare è una nuvola che si alza al di sopra dell'elemento liquido.
La nuvola erotica diventa talvolta tempesta e ricade verso la terra sotto forma di pioggia mentre il fulmine penetra gli strati dell'atmosfera.
La pioggia si raddrizza immantinente sotto forma di pianta immobile.

La vita animale è derivata interamente dal movimento dei mari e, all'interno dei corpi, la vita continua a uscire dall'acqua salata.
Il mare ha giocato così il ruolo dell'organo femminile che diventa liquido sotto l'eccitazione della verga.
Il mare si accarezza continuamente.
Gli elementi solidi contenuti e agitati dall'acqua animata da un movimento erotico ne scaturiscono sotto forma di pesci volanti.
L'erezione e il sole scandalizzano come il cadavere e l'oscurità delle cantine.

I vegetali si dirigono uniformemente verso il sole e, inversamente, gli esseri umani, benché siano falloidi, come gli alberi, in opposizione agli altri animali, ne distolgono necessariamente gli occhi.
Gli occhi umani non sopportano né il sole, né il coito, né il cadavere, né l'oscurità, ma con reazioni differenti.

Quando è iniettato di sangue, il mio viso diventa rosso e osceno.
Esso tradisce nello stesso tempo, con dei riflessi morbidi, l'erezione sanguigna e una sete esigente d'impudicizia e di crapula criminale.
Così io non temo di affermare che il mio viso è uno scandalo e che le mie passioni non sono espresse che dal GESUVIO.
Il globo terrestre è coperto di vulcani che gli servono da ano.
Benché questo globo non mangi niente, rigetta spesso il contenuto delle sue viscere.
Questo contenuto sgorga con frastuono e ricade scorrendo sulle pendici del Gesuvio, spandendo ovunque la morte e il terrore.

Certo, i movimenti erotici del suolo non sono fecondi come quelli delle acque ma sono molto più rapidi.
La terra si scuote talvolta con frenesia e tutto crolla alla sua superficie.

Il Gesuvio è così l'immagine del movimento erotico che dà per effrazione alle idee contenute nello spirito la forza di un'eruzione scandalosa.

Coloro nei quali si accumula la forza di eruzione sono necessariamente situati in basso.
Gli operai comunisti appaiono ai borghesi così laidi e così sporchi come le parti sessuali e villose, o parti basse: presto o tardi di là verrà un'eruzione scandalosa nel corso della quale le teste asessuate e nobili dei borghesi saranno mozzate.

Disastri, le rivoluzioni e i vulcani non fanno l'amore con gli astri.
Le deflagrazioni erotiche rivoluzionarie e vulcaniche sono in antagonismo con il cielo.
Allo stesso modo degli amori violenti, esse si producono in rotta con la fecondità.
Alla fecondità celeste si oppongono i disastri terrestri, immagine dell'amore terrestre senza condizione, erezione senza sfogo e senza regola, scandalo e terrore.

È così che l'amore grida nella mia gola: io sono il Gesuvio, immonda parodia del sole torrido e accecante.
Io desidero essere sgozzato mentre violo la fanciulla cui avrei potuto dire: tu sei la notte.
Il sole ama esclusivamente la notte e dirige verso la terra la sua violenza luminosa, verga ignobile, ma si trova nell'incapacità di colpire lo sguardo o la notte anche se le distese terrestri notturne si dirigono continuamente verso l'immondezza del raggio solare.

L'anello solare è l'ano intatto del suo corpo di diciotto anni al quale niente di così accecante può essere paragonato a eccezione del sole, benché l'ano sia la notte.