mercoledì 27 giugno 2018

Accio e Sara Cardellino: Trucco nel veneziano mattino (27 giugno 2018). Racconto Transmoderno da Madrid a Vecchiano a Venezia



CDS: "Puppina a ciliegia Cardellina - 27 VI 2018 - 
colori da beauty case makeup su cartoncino









Accio e Sara Cardellino

TRUCCO NEL VENEZIANO MATTINO 
(27 VI 2018)

-Accio!!, la mia borsetta porta trucchi da viaggio beauty case makeup aperta, sparpagliati pennelli ombretti matite rossetti… cos’hai combinato?… non ti sarai mica truccato?!?...  devo guardare sul comodino?! … oh! ci hai ricavato un ritratto per me! Incredibile!... con la puppina a ciliegia!... trova una rima poetica al volo… completa il trucco Accio!

- “La puppina a ciliegia ti trucca in maniera regia!”

- Non c’è, in tutta Venezia, al risveglio, una donna regina con il ritratto sul comodino così… ti regalo pur’io, Accio, una rima facile senza trucco: “Impara l’arte e mettila da parte, per risvegli sani per chi ami!” Tu ci sei riuscito.









NOTA

Sara Cardellino appare con il taglio dei capelli che l'hanno realizzata personaggio da graphic poem, da fumetto transmoderno (dunque come da regola dei fumettisti non cambia); in realtà se li è fatti crescere; ed a me garba in ogni maniera li porti.

"Trucco nel veneziano mattino" fa parte del racconto transmoderno: da Madrid a Vecchiano a Venezia. Alcune parti, minime, sono anche su questo weblog e sull'Olandese Volante antologia. (cds)



martedì 26 giugno 2018

Cardellino e Accio: Dal Serchio alla Laguna. Se il cerchio dell'avventura è un cappello trovato a Madrid.




CDS: "Cardellino e Accio si divertono" - Giugno 2018








Cardellino e Accio

DAL SERCHIO ALLA LAGUNA. 

(SE IL CERCHIO DELL’AVVENTURA 
È UN CAPPELLO TROVATO A MADRID)



1

-Hai pensato un titolo, Accio, per le decine di disegni e dipinti ricavati dal posastoviglie The Hat?

-Sì, a me-mi garberebbe: “Se il cerchio dell’avventura è un cappello trovato a Madrid. Da Vecchiano a Madrid a Venezia”. E tutto grazie a te, Sara. Città e albergo. Ora poi dove mi porti?

-“Ora poi” non si dice!, e nemmeno “a me-mi garba!”, zuccone! Ho già un'idea sulla meta. Ti sorprenderà. Ma non te la dico. Sennò finisci per rivelarla sul social di riferimento! Mi hai promesso che dopo Madrid, te ne vieni via e così dai siti! È tassativo! Accio! “intendila”!

-OBBEDISCO! Saluto la Regina di gran vaglia! Io Garibaldo, se non proprio a Teano!, di certo nel TI AMO!

-Ma cosa devo fare con te? … non so se ridere o disperarmi! Cosa devo fare!? Ehi perché ti fermi così bruscamente in questa piazzola?

-… ti suggerisco cosa devi fare? Vittorio Emanuele II non poteva certo baciare Garibaldi!… ma tu sì!

- Accio… Accio… a scoprirti così!... mi prende un nervoso per i 5 anni e 5 mesi persi da separati… che “mi ròsia il nervoso”, come dite voi a Pisa!

-Se è per quello io a volte dal nervoso non c’ero più mezzo!... che scrivevo col naso…

-Vieni qui… Cyrano e Garibaldo… ma ripartiamo subito!! perché non siamo ancora a Verona… e se andassimo nel Vicolo del Gatto ancora?… 







cds - "Cardellino e Accio sull'autostrada per Venezia - Giugno 2018 




-Si può sapere perché vai a 170 km orari mentre il limite è 130? Rallenta, Accio!!!, perdinci! Mi spaventi!

-Al gatto gliè venuto appetito sul suo Cardellino… dopo la passeggiata in Verona! … e brama la tana, rima, veneziana! Dove compiere il felino pasto!

-Sono talmente stanca, caroilmiogattoscemo, che Sara “si butta in branda”, come dite voi a Vecchiano, e dorme fino al mattino! Sappilo!

-Allora vado a 190…

-Matto… rallenta… se i denti non saranno troppo aguzzi… „Boca sarà no ciapa musàti“…

-‘Osa vor dì ‘Ardellino?

-Chi sta zitto non ottiene nulla… e tu invece sei metaforicamente richiedente sincero!!…





mercoledì 20 giugno 2018

Accio e Sara Cardellino a Madrid. Con Nudino. Racconto Transmoderno. Cura Claudio Di Scalzo


Accio e Cardellino - Madrid Palazzo Reale - 20 giugno 2018

-Quei giapponesi ci fotografano...
-Ci avranno scambiati per un manga..., Sara. Te baciami... 
che poi ci portano nel sol levante!




ACCIO E SARA CARDELLINO A MADRID
Racconto transmoderno
Cura di Claudio Di Scalzo



Accio e Sara Cardellino - Bacio Mayor in Plaza Mayor a Madrid
 20 VI 2018








I BAFFI DIMENTICATI NEL DISEGNO. CAPELLI LUNGHI E CORTI!


-Cribbio!, Sara… nel disegno mi sono dimenticati di farmi i baffi…



-Lascialo così… li hai bianchi… non si vedono!

-Ma che dici!... intanto sono sale e pepe!... il disegno è incompleto…

-Accio, ascoltami, per una volta vorrà dire che mi baci senza baffi… intanto non li hai qui… poi con una lametta…

-Questo mai! … nel disegno per una volta…

-Fra l’altro ti ringiovanirebbe…

-Ah sì!... allora lo strappo!

-Se fai una cosa simile… ci vai da solo al Prado!

-Subisco caliente imposizione di buon grado!

-Il matto d’un pisano… ha recitato il "dramma coi baffi e senza baffi!"…

-Ti rende allegra il "dramma"?!…

-Sì sì!... dove lo ritrovo un uomo coi baffi e senza che mi bacia nello stesso momento!?

-E io dove la ritrovo una donna coi capelli sulle spalle e una che nel disegno ha i capelli che le scoprono il collo!? mi sembra di averne due di donne...

-Scemo!... mi vuoi far ingelosire di me stessa sdoppiata?

-Sì!




(ACCIO) 

Con questo, sintetico album, da web,  ACCIO e CARDELLINO, augurano BUONA ESTATE, a chi è passato di qui. E vanno a cercare altri luoghi e avventure e disegni e parole da custodire nel loro segreto atelier, ovvero, il cuore de “La donna che visse due nel cuore dello stesso uomo”. Che per certo non è estetica, bensì passione benefica. Rima in felicità. Questo a Madrid si confà.





Sara Cardellino in Goya






(SARA CARDELLINO)

Quando ho scelto e prenotato l’albergo madrileno per noi due, The Hat Madrid, mi ha colpito il richiamo al cappello (Bombetta quasi alla Magritte), l’arredo suggerito da un architetto che s’intende di arte contemporanea, e i cento metri da Plaza Mayor nella Madrid antica. “Chissà Accio cosa ci inventerà per me?” mi sono chiesta, “sul logo del cappello?”.





Accio e Cardellino per la serata elegante




Auspicio rispettato. I posastoviglie in carta da pacchi, con il cappello, hanno scatenato la sua fantasia pennello e china. La scatolina dei colori primari che gli ho regalato, con un paio di pennarelli da fumettista, ha preso a funzionare “a meraviglia”. I gestori dell’albergo gliene hanno regalato un pacco di posastoviglie.  Cercando il suo nome e il mio sul web hanno scoperto L’Olandese Volante e le altre pubblicazioni, sue di un tempo,  e adesso  noi due reali e personaggi, siamo esposti nella bacheca dove lasciano segni i passeggeri. Tra tante coppie. Ciò è bellissimo. Questa è la poesia a cui aspiriamo.




Accio e Sara Cardellino da adolescenti




Più di una persona vorrebbero acquistarli i disegni, ci chiedono il costo; Accio risponde sorridendo: “Sono un comunista, i disegni li regalo. Il Cardellino però (facendo faccia con la bocca ad U rovesciata dei fumetti) è socialdemocratica, lei non combatte il capitalismo come me, se le fate un’offerta l’accetta, e così mi ordina una paella coi fiocchi”.




Accio e Sara Cardellino diciottenni



Tutti ridono, noi pure allegri, e ancora vedo, come al Campo della Barra, a Vecchiano, il Bambino accanto all’uomo coi ricci grigi che giocava il gioco splendido della Rivoluzione e dell’Amore. Sul cappello madrileno appariamo anche ragazzi, nel fumetto che mi sta dedicando. Addirittura, su altri posastoviglie, con richiami al cappello di Cyrano di Bergerac con la piuma bianca, e con la piuma rossa della maestrina in De Amicis nel libro “Cuore”. Sta nascendo anche un album fotografico, e, in controluce, ho visto Fabio Nardi.







In Piazza Mayor ci diamo un bacio che è  il “Mayor” della giornata all’aperto. Subito dopo appare sul blocco da disegno.






ALTRE TOVAGLIETTE POSA-POESIA 
COL CAPPELLO
E UNA FOTO DI SARA CARDELLINO















Sara Cardellino riflette sulle statue Poem e Poetry - 20 VI 2018 - 
Giardino del Palazzo Reale - Madrid
Accio






Cardellina Decò pensierosa sul cappello al Bar Museo chicote di Madrid - cds -








Cardellina col cappello sulla schiena nudina - Madrid - cds










martedì 19 giugno 2018

Accio e Cardellino al Teatro Real di Madrid. 19 giugno 2018. Con semiseria dichiarazione del Cardellino Intimissimo sul gioco poetico Aut-Aut di coppia...


Accio: "Sara Cardellino al Teatro Real di Madrid" - 19.VI.2018 - Leica






ACCIO E CARDELLINO 
AL TEATRO REAL DI MADRID


(19 VI 2018) - Cardellino al Teatro Real in posa Real guardando il Palazzo Real fotografata Realmente dal fotografo realista Accio e lealista verso sua Regina in trono in ombra.






SEMISERIA DICHIARAZIONE 
DEL CARDELLINO INTIMISSIMO
SUL GIOCO POETICO AUT-AUT DI COPPIA
A MADRID FOTOGRAFATA CON PUSH-UP


(19.VI.2018 – Madrid)

Sei il mio Re-bambino che il grande non ha detronizzato.

Ero la Bella Addormentata principessa che aspettava da te il bacio bambino-uomo per risvegliarsi all’amore che possiamo chiamare fiaba che ci riguarda. Probabile non sia poesia, questa vicenda, ma ci si avvicina.

Ciò è quanto conta. Avvicinarsi alla poesia senza esserlo rende l’amore buono, che non scade per colpa di qualche formula estetica.

Se l’amore viene scritto o disegnato che sia poesia possono decretarlo i lettori, i visitatori; ma se l’amore che ci avvicina alla poesia (Zerelda Zee Cardellino e Accio Jesse James, Cardellino Earnshaw e Accio Heathcliff, Topino Virgolina e Giasone, la Donna che visse due volte nel cuore dello stesso uomo, e la sfilza degli altri personaggi, e me e te: Sara e Claudio) rimane segreto, senza editore senza gallerista: affidato alle mani che si stringono nel Parco del Retiro, nel gelato leccato assieme in Plaza Mayor, nel sorriso d’intesa nello scegliere la maglietta attillata, allora esso è uguale a quello di tanti amanti e innamorati e fidanzati e sposi che vediamo in giro, per Madrid.

Saranno per sempre questi legami che incontriamo?

Nell’augurarlo a tutti, il nostro lo è lo sarà!

Perché così stabilisce la fiaba l’avventura il destino: il nostro libro che come editore ha il cuore (facile rima: W Accio e Cardellino poesia nel lungo mattino) dove vivo incorniciata nella grande finestra con jeans e maglietta che resta! col fotografo che dopo il clik a baciarmi s’appresta.





"Sara Cardellino e Accio a Madrid nell'azzurrino" 

Teatro Real - 19 giugno 2018








NOTA DEL CARDELLINO INTIMISSIMO


Se la fotografia, mi dici è un “trucco”, anch’io ne ho usato uno.

Te lo rivelo. Ti divertirà. L’avrai già scoperto sull’obiettivo Leica.

Immaginando una tua foto di profilo, davanti a qualche vetrata madrilena, in ombra e luce, ho indossato un reggiseno push-up intimissimo che aumenta il volume delle, come le chiami?, “puppine a ciliegia”.

Ci guadagna la foto scattata dal Re Bambino? Sarò perdonata per il trucco?







Bacio Notturno in Plaza Mayor-Madrid
Disegno al volo sulla carta del ristorante-Albergo
 19 VI 2018




“Mi garba” (mi garba anche sostituire lo scontato “mi piace” del social) giocare con te, Accio, e, per certo, questo “gioco”, è la Poesia che cercavamo.

Il “trucco” mio per un seno che non sia ciliegia in foto ma pera; il trucco tuo per amarmi nel grano al Campo della Barra Contea di Clay Missouri (il 18 giugno 2018), convinto tu sia Jesse James salvatosi dalle pistolettate alla testa, ci rende felici.

A cosa ci servirebbe pubblicare libri, agire da autori e autrice on line e su carta stampata e in galleria?!

A far scadere l’amore come il latte con qualche formula banale velenosa! No, grazie!, la fiaba e la vita reale non necessita, per noi due, di questo.

Il “gioco” del bambino-uomo e della bambina-musicista-donna, questo esito non lo contempla. Accio e Cardellino devono difendere la loro felicità: e se dolore verrà non sarà per carriera estetica che esso ci prenderà (rime casuali come casuali sono le possibili sofferenze, la Croce). Liberi tutti di operare altre scelte. Che non osteggiamo. Anzi caldeggiamo, maliziosamente pure, perché ciò ci rende “unici”. Per Accio e Cardellino, anche a Madrid, questa è la scelta.

 Aut-Aut. Dice la Regina Olsen con il reggiseno truccato,  al suo uomo tante vite tante storie leggendarie: Accio.








lunedì 18 giugno 2018

Claudio Di Scalzo: Il grano è tornato nel Campo alla Barra Contea di Clay Missouri. Vespero giocato del bambino Accio. A Sara Cardellino



Prefazione a un giorno di svolta

SE TUTTO RIVELA IL GRANO DANDOTI LA MANO


Sono convinto dai tempi che, ragazzo,  lessi le prime poesie,  dello Stil Novo, che la donna amata può indicarti la “via” e anche una “Vita Nova”. Che l’abbia ricevuta in dono nel grano della terra dove sono cresciuto può avere qualcosa di simbolico. Tutto stava e sta nel “gioco”. Inteso così e così, da me, compreso il 18 giugno 2018, grazie a Sara Cardellino.  Che tutto si concluda, la mia lunga avventura nei segni, nella cornice western, con la presenza di un bandito (Jesse James), di sua moglie (Zerelda Zee), e di figure dell’esistenzialismo danese (Kierkegaard) e dell’anarchismo tedesco (Stirner), a me sembra parimenti adatto. E domani, la coppia, parte per Madrid. Chissà se qualche disegnetto e foto potrà ancora dirsi, “gioco”, da custodire, non come arte sia chiaro!, ma spiga, seme, nella baracca al Campo della Barra. 


Il bacio di Zerelda Zee Cardellino e di Jesse Accio James
al Campo della Barra Contea di Clay Missouri
il 18 giugno 2018
cds





Sara Cardellino

IL GRANO È TORNATO NEL CAMPO ALLA BARRA CONTEA DI CLAY MISSOURI

Quando mi porti al Campo della Barra, Accio, e ti guardo, ho percezione che qui, sta tutta la tua formazione, che poi ha segnato tutta, ma proprio tutta, la tua vita.  Letteratura arte politica ne sono conseguenza. C’è un bambino qui, bandito da grande rimasto bambino. Perché il tuo gioco tu non l’hai mai smesso. Dovresti riflettere, forse scrivere un’ultima volta, su - tu - Accio che gioca e come lo fa. Ricordati: come lo fa, senza smettere: fino ad oggi. Allora capirai, che, in questo gioco la pistolettata alla tua testa  (entro nell’ autofiction anch’io, perché per te questo è il Campo alla Barra-Contea di Clay di Jesse Accio James e Zerelda Zee Cardellino e qui portasti Robert Ford, come nel film) che hai ricevuto l’anno scorso nel gennaio, è stata la risposta, certo violenta ma logica, di un mondo, anche di cose, cose letterarie?, a te assolutamente estraneo. Che mettevi sistematicamente in forse come Bambino-Grande col tuo gioco. Più di questo non riesco ad inquadrare necessario, per te, per noi due. 
Ora provo l’amaca tra il pero e l’ulivo di Lalo che hai allestito. Se m’addormento non ti allontanare. Stammi vicino. Stamani da Venezia sono arrivata a Pisa col treno, ora sto in questo campo,... domattina raggiungeremo Madrid!... m'assopisco un gocciolino, come dici te.



Brad Pitt nel film 
"L'assassinio di Jesse James
per mano del codardo Robert Ford" 
2007






Accio

Al Campo della Barra, terreno che va verso il Lago Puccini, ho in questi mesi allestito una baracca in legno. Come fossi un cow-boy. Piccola. Ma possiamo dormirci, cucinare, mangiare, riporre gli attrezzi agricoli. La pompa dell’acqua per il pozzo. E difatti, in questo giugno, dopo tanti anni è tornato l’oro del grano. È stata la mia sorpresa per Zerelda Zee Cardellino. Nel grano ci sdraiamo, guardiamo le nuvole, ci baciamo. E i passeri fan fracasso sui peri  sui peschi: e i merli sfiorano in picchiata le spighe zirlando. Sono tornato a casa. Ma cosa avrà voluto suggerirmi, la moretta?, che dorme come bimba, e che neppure voglio una sola mosca la sfiori!, evocando quel me stesso bambino nel gioco? 











Accio


VESPERO GIOCATO DEL BAMBINO ACCIO

(Dal quaderno del Campo alla Barra 
18 giugno 2018)

Il paesaggio  apparso in un verso poetico da scrivere, composto da ogni elemento sintattico che rimandi a grano, fossati, alberi con frutti, lucertole nascoste nelle fratte, uccelli come ciuffolotti, averle, cincie, passeri nostrani per aria, insomma un mondo linguistico infantile percepito, con forme non casuali bensì causali: infatti da questa forma che il bambino ha in sé discendono le associazioni assolutamente libere della fantasia.

I genitori lo guardano, ne rimarcano i graffi, e i segni di fango sulle scarpe, e pensano: il mi’ figliolo giòa a spron battuto, qui. S’impungia e si diverte. Avrà tempo per diventà serio.

Per Lalo e la Nada, come per tutti, il gioco è un concetto che tengono chiaro in loro perché adulti. Lo contrappongono, il gioco, al concetto di realtà. Ma per Accio, mentre nel vespero torneranno a casa, in Vecchiano, il gioco ha un significato assoluto. Il bambino non lo contrappone all’attività del reale. Per lui il mondo del gioco è tutta la realtà. Vive una condizione adialettica.

Gli adulti vivono, tutti, indipendentemente dalle classi sociali, nella struttura dialettica del linguaggio elevata sulla contrapposizione di fantasia-realtà, attività senza scopo e attività produttiva. Anche pubblicare libri, discuterne, fare mostre per vendere quadri, ricevere e dare critiche,… è un’attività produttiva, da grandi, da adulti.

Accio è fortunato ir su-babbo pensa a un mondo dove si gioi l’anarchia; e che esista una sartoria, pensa la Nada, dove tutti sappiano vestissi coi colori intonati,  e cucinassi un cacciucco come si deve. Senza poi, lei, avere la ‘asa piena di gente a cena per mangianne uno stuzziino. Può gioare come vòle. Prolungare ogni gioo. E adolescente e poi più grande vedersi perdonato tante bambinate.

L’angelo del Vespero, guardalo Accio, bisogna tornà verso ‘asa, e preparà cena e dà da mangia agli animali. Vien via. Stacci accosto e attento alle bue con la bicicletta se caschi ti sbucci più di ello che sei!

L’Angelo mani giunte e tonaa immaolata chiama i ‘ontadini a pregà e poi tornassene alle dimore in paese. L’Angelo chiama al dovere anche i bambini. Che tornano coi contadini. Stessa strada sterrata malnata del ritorno. Coi moscini attorno.

Accio ‘apisce quer giorno, aveva nove anni? Od otto?, che se l’infanzia deve rispondere a necessità diverse, di logica, di realtà, da quelle del suo mondo, L’Angelo per quanto misericordioso buono cristologico sòna la ‘ampana a morte per la sua fantasia. Non lo devo ascoltà né ‘apillo. Mi dico. Confusamente qui nacque la mia eterna ribellione. Per continuare, Sara Cardellino, il mio gioco. E tutti i fatti belli e tanti dolorosi conseguenti. Tragii. Non c’è forse un insetto matto, un Tafano, di Dioniso? Può imparare la ragione un essere mitologico simile? Caspita ovvoivedé che dall’Angelo del Dovere m’aiuta a salvammi un richiamo mitologio greco e, poi, oh sì!, poi, un diavolo come Stirner. Nessuno sopra di me!, nel gioco scelto fin da bambino. Son pronto a ogni rinuncia estetica, per il Dio del gioco, che mi fece alla colpa giocando. Mi dirò armeggiando col danese Kierkegaard. Ma intanto faccio il Bambino Accio che torna a casa con la sua squinternata scoperta che il gioo prima o poi gli imporranno di finillo. E lui proprio non vòle accada. E non accadrà!









A partire da quel giorno lontano, e lo scopro grazie a te Sara che intanto dormi, e mi hai dato l’imbeccata giusta, come a un passero tonto o come a un falco ex ferito?, ogni volta che tornavo dal Campo della Barra guardavo i ‘ontadini come addetti al reale con regole che non condividevo, di produzione di doveri di scambi. Ogni scoperta di diversità tra il gioco mio e le loro attività, anche quelle di Lalo e della Nada, sia inteso!; vedevo l’Angelo del Vespero che rintoccava verso il mio cuore colpi d’angoscia. Volevano darmi coscienza, modellarmi, ad esigenze di produzione reale. Anche la scuola era appaltata a questo regno.

Mi dicevano i contadini, i maestri, gli adulti, che erano i padroni dei campi e luoghi dove giocavo. Che andare fòri ‘arreggiata e fòri tema fòri somma esatta nei calcoli era punito. Io che saltavo i fossi per lasciarmi dietro le spalle chi mi voleva male o picchiammi come mi sarei difeso? Avrebbe retto la mia fionda, la pietra adatta, per marcalli io prima di loro? Per difendere il gioco?

Le immagini cresciute libere, seppi che potevano avere una proprietà intestata ad altri. E sui campi dove giocavo era logico, secondo loro, venissero posti divieti.

Cominciarono per me gli spaventi. Dietro il grano poteva esserci una manata in ghigna! Una bastonata se salivi sul ciliegio per rubare frutti. Sullo stesso sagrato della Chiesa sembrava che L’Angelo del Vespero ponesse adesso rimproveri e divieti a non lasciarsi andare troppo! al gioco!

A ogni ritorno dal campo alla Barra, sentivo, pena nel petto, volevano lasciassi l’infanzia coi suoi giochi per farmi entrare in una nuova forma di realtà.

Continuavo a pensare che i compiti dovevano trovare la loro conclusione nel gioco. Ai temi svolti a scuola consegnati davo un proseguo secondo le mie fantasie che nascondevo. Alle poesie spiegate in rima aggiungevo le mie strofe storte. Che nascondevo. Ai calcoli esatti fittonavo strampalate somme e sottrazioni che soltanto nella mia matematica erano utili. Che nascondevo.

Provai una solitudine immensa e straniante. Intuivo che pure nella politica comunista e anarchica e nelle arti c’erano regole dove il mio gioco d’infanzia era estromesso.



Zerelda Zee Cardellino e Jesse Accio James nel grano
al Campo della barra Contea di Clay Missouri il 18 giugno 2018
cds




Mi si proponeva, da parte di tutti, anche dei miei genitori, seppure con tenerezza a volte e disperata loro severità verso la mia “pazzeria”, che mi dovevo svegliare presto, facendomi condurre da una volontà severa e unitamente benefica, per seguire la realtà del dovere. Potevo tenere i sogni sulle sopracciglia, se proprio non volevo staccarmene, ma dovevo spartirmi con gli altri il reale mondo. Farmi accettare. Farmi perdonare se andavo fòri dal seminato diario giornaliero. E intestarmi qualche proprietà da raggiungere col sacrificio. Lì avrei ritrovato i compagni di giochi. Bambine e bambini cresciuti. Se avessi scelto di trascrivere il mio gioco in poesia o pittura potevo addirittura venderla. Farmi un nome. Una carriera. Reale. Avrei dovuto accettare “comando” sulla mia fantasia, il mio gioco. Correzioni. Modellamento. Ingessature sulle supposte fratture logiche. La forbice del giardiniere sul ramo che va per conto suo! La legge poetica degli sceriffi Pinkerton!

Seppi che non gliela avrei mai data vinta! A costo d’ammalammi. A costo di sta' solo in ogni truppa lisciata dall’Angelo del Vespero. A costo di fammi prende in giro. A costo di vive come sasso buttato a caso tra l’erba alta che non vede sole.

Presi  a trovare conforto, alto, nei santi che davano la vita per amore e gioco col Cristo nel dolore e per i rivoluzionari d’ogni tempo che davano la vita per il gioco dell’utopia. Ma anche qui, questo cristianesimo e comunismo, tutto fantasia e poco reale, poco comprensibile soprattutto, destò sospetti, repulse, esclusioni.








Fu un’immensa gioia scoprire un fratello, un doppio, che giocava con me da bambino, che si chiamava Fabio Nardi, fidanzarsi con una ragazza svizzera, dal nome di Karoline Knabberchen, che s’innamoro di lui perché era rimasto fedele al suo gioco, alla sua fionda, anche cattiva in tutta bontà. Durò poo per loro. Perché la morte separa! ma non può spezzà la ‘atena. Seppi ch’era possibile unire gioo ancora e gioo d’amore per vive come natura m’avea stampato.  E sono giunto al giugno, 2018, e il grano è tornato, in questa mia terra dei giochi. Lui è sempre biondo e bello e non s’accorge dei miei capelli grigi delle mie rughe. Anche il grano ha il suo gioco di dolcezza per Accio.

Qui finisce questa scemenza, da me scritta, mentre Sara Cardellino dorme. E, ora la sveglio, e le leggo il quadernetto. Se m’abbraccia, con la carta ci faccio aeroplani da tirare sull’ulivo di Lalo. E poi torniamo a casa, in Vecchiano, nel vespero, io felice che l’Angelo del dovere non abbia vinto con me, e lei, Zerelda Zee Cardellino, pure felice che ha scelto d'amarmi per il gioco che inventai e che lei reputa nostro. Anche se un tempo, fui bandito, col nome di Jesse Accio James.







venerdì 15 giugno 2018

Claudio Di Scalzo: Lalo Rondini Cardellino Karoline. Con "Preghiera senza volo dell'Uccelletto Kierkegaardiano"



Cds: "Il nascondiglio dell'Uccelletto mentre piove".
Tempera e collage su carta





Claudio Di Scalzo

LALO RONDINI CARDELLINO KAROLINE 

(con "Preghiera per stagione senza volo dell'Uccelletto Kierkegaardiano) 



-Accio… ma tu stai singhiozzando! Cos’è accaduto?!?... parlami!!…

-Moccio e lacrime, Cardellino, la poesia migliore. Mi sono seduto in questa sera sulla seggiola di Lalo che ho portato giù dalla soffitta. E mi son messo a guardare le rondini che avrebbero lasciato il posto ai pipistrelli. A questo punto son scese le lacrime. Perché ò ancor sentìo le parole der mi-babbo parlammi. Ero tornato il giorno prima dall’Engadina. Era un giorno del giugno 1983.

Ci sono amori grandi e piccini. Come distinguerli se lo vivi?

Guarda queste e quelle rondini. Stai attento! Quando si stacca una dal volo e va verso il nido sulla Torre, l’altra lo segue. La raggiunge. Non tutti gli uccelletti fan così!
Lo vedi, Accio. Ci sono amori che scadono come il latte e altri che non si consumano come acqua sempre fresca dalla sorgente.

Ecco, Sara, chi mi aveva dato l’immagine che spesso ho ripetuto in questi anni, sull’amore latte poi rancido. Me l’aveva suggerita Lalo. E pensavo d’averla inventata io. Che struggimento m’ha preso a scoprirmi debitore dello snodo fondamentale del mio vissuto.

Il nostro amore non è scaduto come il latte! Ma Lalo allora pensava alla poetessa d’Engadina che raggiungevo se soltanto temevo stesse male o dolorante. E lei faceva lo stesso con me, per proteggermi, curarmi dalle mie tante follie. Perché mi prendeva intero! La rondine, tra le tante, segue l’altra al nido, sul filo per dondolarsi assieme. Non s’accosta a delle ali a un becco canterino a delle piume, ma all’intero.

Si chiama fedeltà, disse Lalo. Bene. Patto. Amore assoluto, aggiunsi io! Preferisco Amore vero. Che non scade. Mi corresse Lalo. Io con tu-mà… ci ho litigato tanto… ma senza di lei sarei come senza un braccio.

Le Lofoten, il 20 agosto 1984, mi portarono via tutte e due le braccia. Tanto che per portarmi ancora cibo alla bocca e resistere allo strazio ho dovuto darne il peso a Fabio Nardi.

Cosa fai, adesso, piangi tu!? Grulla. Basta uno dei due, l’altro consola e sta lucido. E’ la regola. Mia Rondinella Cardellina!

Chi ha vissuto amori piccini, o è per natura portato a sciupare quelli grandi, non può che scrivere banalità sull’amore. Banalità travestite da cultura. Più che altro inutili. 

Io, figliolo, leggo i libri che hai in casa di Dante e Shakespeare e Ariosto e Tasso dove ci sono personaggi amanti. Più oltre vado di rado. A un camionista non si può chiedere di più!

Mio padre se n’è andato. Chissà in quale tomba ha dimora. Ho continuato a guardare le rondini e poi m'è venuto in mente un disegno, che stava in una mensola dell’armadio giallo. Dedicato a Karoline ed evocante me uccelletto, oh no!, non Falco ferito in questo caso, ma uccelletto senza nome proprio in cerca del buio.

Gli uccellini son stati così presenti, Sara, nella mia vita di monello e più avanti... che ho scritto un trattato intero di ornitologia per amore.

Ma davvero pensi che questa commozione sarà nutrimento del viaggio a Madrid? Perché ci son le rondini in Plaza Mayor? Oh scusami… ho detto un'assurdità. Lo vedi come sono scemo?... come dici?... che quando faccio così sono in tutto e per tutto Fabio Nardi. O Fantasio o Illusio.

Ne avrai cura, vero Sara?! Di loro, di me!

Ecco questo mi dispenserà dallo scrivere ancora. La tua cura così come lo sguardo di Lalo alle rondini mi basta. È quanto cercavo. Ora vado a mangiare un sorbetto. Però prima riporto la sedia in soffitta. Sulla spalliera ci sono incise due piccole K. Venne portata fin qui a Vecchiano, dall’Engadina, costruita da un falegname di Guarda. Dono per un uomo che fu poeta senza scrivere mai un rigo. Poeta più di me! a pari di Karoline Knabberchen e di te Sara Cardellino.



-Cos’ha scatenato il moccio e le lacrime i sussulti, Accio? Ancora uno sforzo amore mio! Poi da vicino ti stringerò a me come la Rondinella nel nido il suo Rondone! Se questa è la tua poesia più nobile, di moccio e pianto, che scorra goccia: ultima. Stasera!





CDS: "Sara Cardellino" - Domenica delle Palme 2017 - Vecchiano




-A scatenare il petto tamburo, Sara, è stata la semplicità delle parole di Lalo, ricordate: volo nido scelta da imitare nelle rondini di stare accosto nel bisogno nella cura a chi si ama. Prendendolo “intero”, anche con il male con i suoi difetti.  “Sono in pericolo Sara. Ho bisogno di te”. Ti scrissi, l’anno scorso. E tu sei venuta. Questo è l’amore per me per Lalo per la Nada per Karoline per il Pazzo. Non ho avuto mai bisogno di giustificazioni intellettuali o di teorie per capire che non può che essere così. Loro i maestri le maestre per me!


Nell’amore, se è assoluto, se è vero, se è grande e non piccino, contano le azioni! Non le apparenze. L’apparenza più pericolosa è la poesia, l’estetica, a priori e spesso a posteriori, che chi scrive cerca di ricavare dall’amore. Giustificando, nobilitando con le parole, le proprie azioni. A volte anaffettive, stupide, superficiali.

Ciò riguarda - seppure abbia compiuto ogni sforzo per vivere Rondine Piccione Uccelletto anonimo, Falco - anche me? Sta qui l’accensione del singhiozzo? Ha fatto tutto il possibile Fabio Nardi per salvare Karoline Knabberchen dal suicidio il 20 agosto 1984 alle Lofoten, isola di Austvågøy? Il Canzoniere di KK, i suoi libri sterminati, celano, anche dietro pagine che possono essere letteratura, un atto mancato? Un errore? Una colpa?



Non è forse stata una colpa aver vissuto, come autore, la mia vita dopo consegnandola all’estetica? A cosa è servito?


Tu raccogliendo la mia disperazione a Vecchiano, in un cellulare, adesso, promettendo l’abbraccio da vicino, quando verrai a Pisa, il 18 giugno, e prima di partire per Madrid, nobiliti questo stramaledetto mezzo tecnico da tenere all’orecchio, e mi farai dormire sereno, nella stanza che guarda, come da Bambino Accio, la Torre campanaria della Chiesa di Sant’Alessandro, dove figlio di un anarchico, facevo il chierichetto per Don Gino. E, Lalo, amava questa mia dedizione, perché anche l’amore per Cristo, è amore assoluto. Che non scade!









PREGHIERA 
PER STAGIONE SENZA VOLO 
DELL'UCCELLETTO DI  KIEKEGAARDIANO

L'Uccelletto figlio d’alata ignota colpa pennuta si chiede stando sul ramo come faccia il bosco ad avere sempre voglia di brillare dopo la pioggia. Canto mio e foglia altrui madre e ramo di tanti in me padre… chi è il Signore del mio dolore che qui mi pose che di me si fa gioco nella sua pura immaginazione?

Viene la primavera e verrà l’estate e poi l’autunno e desiderio ho di fuggire dalle stagioni a me ostili perché d’ignota nascita il mio volo. Si commuova chi presiede al vanto del verde che più non mi riguarda, mi conceda la cecità su quanto il nascondiglio rivela, stolto o pazzo mi renda, perché son stanco di custodire nel mio occhio - lacrima non lo vedete? - la stella che porta il nome impossibile da scordare. Che la morte ghermì. 


Settembre 1984 

dal "Canzoniere di Karoline Knabberchen"