sabato 18 novembre 2017

Claudio Di Scalzo: L'agguato a gennaio. Di padre in figlio con tradimento. Alla tomba di Libertario Nardi. Dal "Canzoniere di Karoline Knabberchen"


Libertario Nardi con il figlio Fabio




Claudio Di Scalzo detto 


L’AGGUATO A GENNAIO. DI PADRE IN FIGLIO CON TRADIMENTO ONTOLOGICO

(
capitolo del feuilleton e melodramma
che attiene al "Canzoniere di Karoline Knabberchen")


Questa la storia nuda e cruda. Babbo. Sono qui a raccontartela in questo gennaio ventoso. Ti ricordi di cosa mi dicesti quando tornai a casa, avevo dieci anni, ferito alla testa dai sassi che mi avevano tirato?; maculato nelle braccia per i colpi di bastone ricevuti nell’agguato da quelli della mia età e anche dai più grandi? Ricordi che capitai in questo agguato con Franceschino che mi aveva convinto che lì c’era un antico elmetto tedesco residuo della seconda guerra mondiale e invece c’erano i suoi nuovi amici con le fionde  e i bastoni? Mi difesi ma erano in tanti e fu uno scempio!

Giunto  a casa mi vedesti dal camion. Stavi caricando balle di grano. Tua madre così non deve vederti! Mi sorreggesti. In casa, assente Elvira, era andata a  consegnare la gonna cucita per il matrimonio di una cliente, mi lavasti il viso, mi desti l’acqua ossigenata in testa, dicesti che non c’era necessità di punti, mi mettesti la pomata sulle braccia e le spalle dove le macchie erano diventate da rosse  nere. Mi facesti respirare forte per capire se i polmoni avevano retto. Mi facesti  stare su di un piede per vedere se avevo ancora l’equilibrio. Lo facevamo anche da partigiani dicesti. Ora come le bestie ferite ci vuole la tana! Il silenzio. Sopportare il dolore. Scoprire che è meglio essere traditi che tradire. Questo mai! Mai!! Figliolo!!! La prossima volta, fai come facevo io, guarda le mani di chi ti accompagna. Poi gli occhi. Le mani non stanno mai ferme in chi tradisce. Le palpebre battono più forte. Non reggono lo sguardo.

Quella sera venni a trovare quella che sarebbe diventata tua madre. Gilberto mi aveva preparato un nascondiglio. Nella sua stalla. In una botte vota. Accanto alle altre piene.  In caso di pericolo mi sarei nascosto lì. Ma anche per vedere la Nada senza pericolo. Quando arrivai lo vidi inquieto. Le mani non gli stavano ferme. E batteva le palpebre come un telegrafo morse.

Entra nella botte che vado  a chiamare l'Elvira. 
Non mi fidai. Seppi in un attimo che ero tradito. Fuori c’erano i fascisti e i tedeschi. Mi ficcai nel tino e come nei film presi  a rincattucciarmi sul fondo del mosto respirando con una cannuccia trovata. Sentii la smitragliata alla botte dove sarei dovuto stare. Le urla di disappunto alzato il coperchio. Pensarono fossi scappato. I fascisti dissero alla spia, a Gilberto, che ormai era “bruciato”  che doveva seguirli intruppandosi con le brigate nere e le SS. Imprecava il dannato contro me. Tre settimane dopo gli americani giunti a Pontasserchio, nell'agosto del 1944, in uno scontro a fuoco l’avrebbero ucciso. Non ho mai pensato  a cosa gli avrei fatto se lo prendevo. E’ una fortuna non esser stato messo alla prova. Uccidere a sangue freddo non mi è mai riuscito. Solo per difesa.

Guarda le mani e gli occhi la prossima volta figliolo mio. Piccolo Fabio coraggioso. Siamo partigiani noi Nardi. E non possono vincerci. Mi hai rimboccato le coperte. Mi sono addormentato con gli occhi bagnati  e una goccia di sangue mi colava dal naso.

Quel lontano tradimento che subì mio padre, in questo gennaio 2017, ha compiuto il suo circolo con il figlio. Non ho potuto guardare né gli occhi né le mani di chi mi "tradiva". E con me la mia Karoline Knabberchen. È avvenuto usando il web: un sito poetico e culturale. Ancora una volta non ho potuto difendermi. Curami da dove sei, ancora le ferite, babbo!  Compagno mio. Proteggi le mie spalle Karoline. Amata mia.






Nessun commento: