mercoledì 8 novembre 2017

Claudio Di Scalzo: Giovanni Boine è in linea al telefono. Dialogo con la tomba ovvero la vita sdoppiata e deforme.


Nel volume curo i "Dialoghi Militari" e altri scritti semi-inediti






Claudio Di Scalzo

PREFAZIONE COME UNA NUOTATA CHE TRAVERSA IL FIUME IN AGITAZIONE



Questo NON-LIBRO da 1 a 100 (impossibile ricavare un Libro da un Dialogo telefonico avvenuto sopra una tomba, anche se è quella di Boine, tenendo una calla bianca all’orecchio, questo lo capisce anche un bambino) come gli anni dalla morte di Boine nel maggio di cento anni fa, non esisterebbe se non mi avessero escluso dalle presentazioni del Libro con tre voci “Dialoghi Militari e altri scritti” che si terranno, la prima a Trento, al Museo Storico della città. Il 9 novembre ed a quelle seguenti.

Sono un uomo semplice. Anche se m’è capitato di scrivere disegnare fotografare tanto. Tanti Non-Libri. Quindi questo “Giovanni Boine è in linea al telefono - Dialogo con la tomba ovvero la vita sdoppiata e deforme” prende avvio, in tutto e per tutto, salvo l’età, ma se il cuore è bambino è un particolare di poco conto, da quando sul Serchio, col soprannome di Accio, monello considerato terribile, gli altri m'escludevano. Non mi volevano nei loro giochi. Mi prendevano in giro. E se mi avvicinavo dovevo difendermi sempre da tanti. Ero un escluso.

Allora, siccome il Serchio è un fiume in “agitazione” torrentizia, anche d’estate, e ci sono i gorghi, i mulinelli, dove alcuni erano annegati,… io traversavo il fiume agitato a nuoto da una sponda all’altra: da Vecchiano a Metato. Gli altri ragazzi anche più grandi non avevano questo coraggio, non sapevano nuotare come me! E giunto sull’altra riva agitavo il pugno chiuso, senza sapere bene cosa fosse ideologicamente, che vedevo alzare a mio padre e ai compagni anarchici che frequentavano la nostra casa.


Io ero così. E così sono rimasto.




CDS: Giovanni Boine con cravatta che non fa moine - 40 x 50 cm





GIOVANNI BOINE È IN LINEA AL TELEFONO
(DIALOGO CON LA TOMBA  OVVERO LA VITA SDOPPIATA  E DEFORME)


Il 9 novembre 2017, un giovedì per la precisione, sono giunto alla Tomba di Giovanni Boine a Imperia-Porto Maurizio. Ho dialogato con lui al telefono della sua lapide con al culmine la Croce col ceppo spinoso del male da cui si risorge. La cornetta era una bianca calla che mi sono portata all’orecchio, dove sentivo la voce del poeta, dove parlavo il gambo reciso gocciolante umore.



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-Se t’impressiona questa mia comunicazione al telefono - uso il tu confidenziale adatto ad un pisano adatto ai tempi, rimuovo il lei il voi, adatto al virtuale pure on line pur mi sembra - puoi riattaccare.


-Non ci penso nemmeno, Giovanni Boine, son qui per il centenario della tua morte.

-Come scopri al telefono sono ben vivo e pronto ad ascoltarti. Cosa mi racconti? Cosa vuoi sapere da me?

-Ti racconto cento frammenti, e se vuoi, puoi rispondermi ad essi ed io ai tuoi.

-Mi sembra un “dialogo possibile” tra un vivo e un vivo non ancora morto. Con un fiore in mano che parla ad un morto tornato vivo. Insomma la poesia tra strambi genera questo teatro. Potrei chiamarla “La vita deforme”. Claudicante. Sgraziata.

-Sarà il non-libro per il non-centenario a cui non m’invita nessuno.

-T’ho invitato io. Alla mia tomba. Più di così non c’è! Nei convegni negli incontri ai musei nelle biblioteche loro sono morti e io non mi voglio far resuscitare da questi intellettuali poeti universitari. Tutta gente che quand’ero a Porto Maurizio m'hanno dimenticato morente, m'hanno martirizzato con le loro gerarchie e riviste. Sono dei Papini dei Soffici delle Sibille Aleramo in sedicesimo. Persone e libri con poche pagine e parole anche se ne scrivon milioni. Se tu fossi come loro la Calla non sarebbe ora il telefono la cornetta che a te ben s’adatta. M’intendi?
-Certo che t’intendo. Partirei in questa maniera. Con la mia chitarra che trascrive la rapsodia ungherese numero 2 di Liszt.

-Caspita… una schitarrata non me l’aspettavo! Ha qualche legame con la telefonata immagino.

-Ovvio. Questa telefonata sarà una rapsodia. Zingaresca. Io zingaro su e giù i luoghi che abitasti a Porto Maurizio e altrove. Nei generi più diversi. Tu zingaro senza fissa dimora nella tomba dove t’inventi per me il telefono con la calla. Ti garba?

-Mi garba parecchio. M’intendo di musica. Liszt è adatto. A quanto hai nell’orecchio con la mia voce con la tua avanti e indietro. Lo stile degli zigani è stile improvvisato. Lo stesso noi due faremo. Non ha un arrangiamento preciso. Ci arrangiamo sull’elettroniche pagine che chissà poi cosa diventano. So anche come funziona il web mio caro pisano boiniano! Neh! La rapsodia trascritta da Liszt unisce popolare e sublime. Estro e regola compositiva. Frammento e disegno. Con ogni variante orchestrale e scritturale. Neh.

-Maestro questa telefonata sarà unica.

-Come ogni libro che poi non si stampa! Non so se m’intendi?... basta non capitino i sistematori a posteriori com’è successo a me.

-A me non capiterà.

-Fammi ascoltare la tua chitarra e poi inventami altro.



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(CONTINUA)



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