mercoledì 26 dicembre 2018

Rina Rètis: Il Pernacchio a chi cita Heidegger insegnando poesia sublime. Dai "Pensieri del moschetto rosso", 1.



CDS: Rina Rètis comunista







Rina Rètis

 PENSIERI DEL MOSCHETTO ROSSO




Gerda Taro con miliziana
(mie sorelle - RR)






1


IL PERNACCHIO PER CHI CITA HEIDEGGER INSEGNANDO POESIA SUBLIME

 "Quando sento la parola cultura, metto mano alla pistola", motto brutale attribuito a Hermann Goering. Ebbene, mi si conceda questo détournement, dirottamento, deviazione, alla maniera comunista situazionista, per affermare che: “Ogni volta che leggo una citazione da Heidegger di qualche trombone che, con 50 anni di ritardo,  la usa per teorizzare la poesia a suo avviso metafisica, metto mano al “Pernacchio” di Eduardo De Filippo. Dal film de “L’oro di Napoli”.














IL MIO NOME È RINA RÈTIS

Il nome è Rina Rètis. Sono una comunista eterodossa. In passato ho scritto, senza mai stampare un rigo, sulla vicenda del mio legame con Fosco Neri. Il mio amato compagno. Anche pittore. Morto in un oscuro incidente stradale, e penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, nel febbraio del 2017. Ebbe, Fosco,  una vita politica turbolenta negli anni settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.







Mi sono interessata, episodicamente, a un poeta ligure che tribolò in vita con l’immobile tomba del nome, ma da alcuni anni sono soprattutto una donna malata. Una rara e poco conosciuta malattia alle ossa ed ai muscoli mi danno spossatezza, dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio dolore con una tenerezza che a rileggerne gli episodi e soltanto a pensarci mi viene da piangere. Perché non è più con me.  Malattia organica  che mi azzanna la psiche. La morte di Fosco però mi ha data un’energia che prima non conoscevo. Devo proseguire il romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo coinvolgeva con ricerche sul movimento operaio e rivoluzionario, in un’epoca che questi accadimenti rivoluzionari hanno occultato sotto menzogne, tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son stati artisti-artiste letterati-letterate intellettuali. Per questo quasi tutti li disprezzo. Per questo voglio ancora scrivere da comunista qualche frammento. Per questo Rina la rossa appare su certe pagine elettroniche. E Fosco è con me anche se gli altri non lo vedono.





sabato 8 dicembre 2018

Accio e Sara Cardellino: Sirenette l'otto dicembre 2018. A cura di Claudio Di Scalzo







Accio e Sara Cardellino

SIRENETTE L’8 DICEMBRE 2018


-Accio, c’è un film che mi piacerebbe rivedere con te… e ti sorprendi se ti dico che è la Sirenetta della Walt Disney

-Affatto, percorso logico, stando con me, sei passata dalla Rusalka di Dvorak al cartone animato.

-… è tanto grave?

Affatto… completa il cerchio del nostro immaginario comune.

-La vuoi smettere di dire sempre affatto… troviamolo in rete…

-Affatto… ho la collezione in CD!

-A volte mi sembri tu un personaggio da cartone animato…

-Guarda che mi fai un complimento…

-Lo so… e “mi garbi” per questo… e anche perché appena esprimo un desiderio me lo disegni…

-Ecco fatto Sara Sirenetta… nelle A del tuo nome…e, casualmente?, nella A di amore…

-… è dolcissimo… questo lo porto a Venezia con me…

-Affatto…







Le avventure di Sara Cardellino e Accio

stanno su








mercoledì 5 settembre 2018

Claudio Di Scalzo: L'amore assoluto spiegato dalla Nada al su' figliolo Accio. Bozzetto sentimentale dedicato a Sara Cardellino




Accio





Sara... son qui che ti scrivo e son commosso parecchio a rileggere quanto ho scritto. Perché è bello scoprire cos’è l’amore che vale Tutto e dà significato alla vita Tutta. A ogni vita. Anche a quelle di un’umile sarta e del su’ figliolo parecchio scemo e che chiamarono Accio per disprezzarlo!





Sara Cardellino





Claudio Di Scalzo

L’AMORE ASSOLUTO SPIEGATO DALLA NADA AL SU’ FIGLIOLO ACCIO

(Questo bozzetto campagnolo e sentimentale 
lo dedico a Sara cardellino
 che tutto capirà di me)



Nada Pardini quand'era fidanzata con Libertario detto Lalo




Mi-mà ha ottantanove anni. È vedova dal 1995. Quando morì il su’ Libertario detto Lalo. Vive da sola in un cascinale a Vecchiano, vicino alla chiesa di Sant’Alessandro e alla torre campanaria ghibellina del XII secolo. La ‘asa è malmessa, come il mi’ ‘ore, dice a me, Accio, che son su’ figliolo. Lontano tra le Alpi per lavoro. Resisti mamma che presto arrivo e sto lì con te senza partì più. E se c’è umidità nella ‘amera dove dormi sul di dietro, vai a dormì nel salotto davanti, a sud, che c’è più caldo. Però non mi dà retta.  Allora stasera le ho chiesto perché non intende ir mi’ ‘onsiglio.

Sto qui, starò sempre qui, tra queste mura della mi’ ‘amera, perché qui dormiva con me Lalo. Ir tu’ babbo. Ed è come se fosse sempre accanto  a me. A vorte ci parlo anco. Nun me lo chiede più di spostammi. Le mi ossa son vecchie ma qui mi scardo meglio. Non so spiegatti perché ma succede. E te che ‘ai letto tanti libri di poesia dovresti ‘apì perché.

I libri mi son serviti a pòo, se devo esse sincero. La poesia non si studia casomai la si vive. E questa sta anco nella ‘adente casa di ‘ampagna dove crebbi. E l’amore adatto a me, nella sua fedeltà, pure. La Nada, una sarta con la quinta elementare, in questo settembre, m’à insegnato come dev’esse per dirsi senza tempo e oltre la morte.






lunedì 20 agosto 2018

Sara Cardellino e Accio: Mozart e Brahms e Kierkegaard il 20 agosto 2018 per Karoline Knabberchen



Karoline Knabberchen alle Lofoten - cds

(dal'annuario TELLUS, 2003,  "Scritture celesti. Poesie in cerca di Dio" 








SARA CARDELLINO E ACCIO


MOZART E BRAHMS E KIERKEGAARD
IL 20 AGOSTO 2018
PER KAROLINE KNABBERCHEN



1

Nel 20 agosto 2018, Claudio, per la nostra Karoline Knabberchen (Guarda/Engadina 17 aprile 1959 - 20 agosto 1984 Lofoten/Norvegia), m’è venuta fantasia elegiaca di proporti l’ascolto del Quintetto per clarinetto K 581 di Mozart, e in intuito rapporto dialettico quello di Brahms op. 115. 

Venga a noi la verità portata dalla Croce. Nel rivelato suo sprofondamento, più alto in questa data, gorgo dolente che porti sullo sterno assieme a Fabio Nardi. “Esercizio estremo del cristianesimo”, scrive Kierkegaard! Mai per te, per voi due, è stato un "Esercizio letterario"! Le parole e le immagini per l’Angelo d’Engadina che erano necessarie, in religione in socialismo, le hai scritte e dipinte e fotografate nei decenni passati… adesso, serve la musica adatta. La riflessione sul dolore e la salvezza. A me starti accanto, nel silenzio, nel suono.

Il clarinetto e gli archi allontaneranno, sapendo che sono tuo ulteriore tremendo dolore dal 2017, le parole rivelatisi sacrileghe, vero e proprio aceto, che le labbra dell’angelo d’Engadina han ricevuto da chi usa parole per carriera letteraria. Sei stato incauto a portare sotto la vostra Croce chi “utilizza” il Tragico per scriverne con empia teoria virente nella demoniaca colta vanità,… ma adesso basta soffrirne! Come potevi immaginare si rivelasse un trucco culturale (uno tra i tanti possibili) la manifestata dedizione, impegno di cura, alla tragedia che tu e Fabio avete vissuto accanto all’Angelo suicida di Guarda? 

Ascolta i due quintetti, mio capitano, ricevine benedizione e comprensione, da me che oggi son Senta assieme a Karoline Knabberchen.




Sara Cardellino il 20 agosto 2018





W. A. MOZART

Quintetto per clarinetto K. 581


J. BRAHMS

Quintetto per clarinetto op 115






Sara Cardellino il 20 agosto 2018
legge un manoscritto di Karoline Knabberchen






2

Ascolto come pregassi. Oggi 20 agosto 2018. La tua delicatezza verso l’Angelo d’Engadina Karoline mi commuove Sara. È simbolico per me scrivere come ultimo mio timone sull’Olandese Volante di questa giovane donna. Morta drammaticamente a 25 anni all’isola Austvågøy delle Lofoten. Il tuo dono musicale, che qui interpreto, grazie a Kierkegaard, sana, salva, mette al sicuro i due protagonisti: Knabberchen e Nardi e quanto per loro venne scritto e affidato alle immagini. Proteggerò con tutte le mie forze quello che per me è come il tabernacolo in chiesa cristiana come lo straccetto rosso della rivoluzione a cui appartengo per stirpe e scelta. Con tutto me stesso fino all’estremo.

Kierkegaard ritiene la presenza del divino, nella propria vita, una priorità, un rapporto esclusivo. Questa “esclusività” o “esclusiva” provoca, afferma, collisioni con altri rapporti. Non accade questo con l’amore che KK vive verso Fabio Nardi? Quanto il suo affidarsi al sacro la porterà a collidere con l’uomo che ama? Possono i due Quintetti di Mozart e Brahms (Quintetto per clarinetto K 581, quintetto per clarinetto op. 115)  che mi suggerisci all’ascolto oggi, 20 agosto, aiutarmi nella risposta? Penso di sì Sara mia.
E dopo questa risposta che assieme a te troverò, è giusto, mi riguardi ogni “taciturnità”, silenzio, scomparsa, da ogni attività estetica e letteraria. Che la navigazione on line sia soltanto un ricordo inabissato veliero detto L’Olandese Volante.

Per la verità si può morire?, si chiede Kiekegaard? Rispondendosi Sì! Anche Karoline Knabberchen si rispose sì! La scuola della sofferenza che Kierkegaard rileva che KK prosegue nella sua breve esistenza terrena mi dicono, che questo affinamento, avendo qualcosa in comune con il suono di Mozart e Brahms, vale come  apertura verso l’eternità. Il rifiuto di ogni mondana carriera nelle verità episodiche delle  arti conduce alla salvezza. Bisogna attraversare la flagellazione e la croce. Ma l’affinamento, nell’esclusività, che può portarmi la musica oggi qual è per me? Cosa rivela di necessario, di fondamentale, sapere finalmente? E che soltanto con questi due quintetti posso scoprire!?

Penso debba insistere, scoprendo tradotto il tutto della mia esistenza e di quella di KK e FN, nel rapporto strumento, qui clarinetto ed archi, compositore e virtuoso che la musica esegue. E in aggiunta la dialettica contrappuntistica che il legato ben eseguito tempera e porta a esiti di assoluta purezza creando atmosfera di dolcezza, cristiana, e di sognante elegia. Perché la dialettica è anche pericolosa e può condurre a risultati di fredda mancata concertazione.

Entrambe le composizioni, di Mozart e Brahms, sono dedicate a due intimi amici, nonché grandi clarinettisti, dei rispettivi compositori: Anton Stadler e Mozart si incontrarono nel 1784 quando il grande virtuoso partecipò a un’esecuzione della Gran Partita K. 361. Da sempre affascinato dal clarinetto, Mozart, ne approfondì con l’amico le possibilità espressive, evidenziandole proprio con questo quintetto del 1789 che aprì la strada a un affinamento tecnico foriero della versione moderna dello strumento.

E quasi un secolo dopo, nel 1881, fu proprio l’ascolto del K. 581 a far incontrare Brahms con Richard Mühlfeld, con cui approfondì a tal punto le caratteristiche dello strumento che passato un anno scrisse il Trio con violoncello e pianoforte op 115 e il Quintetto op. 115,  e cioè le sue ultime creazioni, a parte sette Fantasie e tre Intermezzi per pianoforte dello stesso periodo.

Nel quintetto di Brahms, contrariamente a quello di Mozart, dove la fusione con gli archi è totale, qui il clarinetto ha un ruolo decisamente concertante: e proprio questo aspetto è fondamentale nel 20 agosto 1984/2018 per evocare l’amore di Karoline Knabberchen e Fabio Nardi e di Cardellino e Accio, perché proprio instaurando un dialogo serrato, ora drammatico ora luminoso, specialmente nell’Adagio, il suono rivela il pathos di straordinaria suggestione che la vicenda della morte di KK e della sua custodia da parte dei personaggi Cardellino e Accio necessita! E a lato dell’autore, che qui, un’ultima volta di loro scrive.  Annotando l’ultima rivelazione scoperta seguendo l’idea di fede di Kierkegaard e lo sviluppo del clarinetto in quintetto da Mozart a Brahms.

Pressappoco la mia scoperta è questa. 
Fabio Nardi ed io siamo stati due virtuosi che hanno necessitato nel suonare lo strumento fantasia, e perfezionarlo, della musica spirituale, del corpo respiro parola, espresso dalle donne amate: Knabberchen e Cardellino. Senza di loro, come senza Mozart e Brahms, non ci sarebbe stata esecuzione virtuosa di Shifrin e Mühlfeld.


Adesso è tempo che gli strumenti vengano riposti assieme alle partiture create. Ritirate da ogni esecuzione pubblica e concerto. Quanto doveva essere perfezionato trovato nell’amore nel bene nella fede c’è. Esiste. Suono grazia bellezza dolore cura… riguarda chi questa vicenda visse. Il suono tornerà a elevarsi per me per te Sara, per Karoline Fabio, soltanto in un cascinale vecchianese e in una casa coi gerani alle finestre in laguna, o al Campo alla Barra così come in una chiesetta d’Engadina. 

FINE




sabato 21 luglio 2018

Claudio Di Scalzo detto Accio: Giovanni Boine sulle Mura di Lucca e in Lucchesia. A Sara Cardellino riconoscente.



CDS: Giovanni Boine sulle Mura di Lucca. Bastione di San Colombano







Claudio Di Scalzo detto Accio


GIOVANNI BOINE SULLE MURA DI LUCCA E IN LUCCHESIA

a Sara Cardellino riconoscente




Sara Cardellino a Lucca




Passato il centenario della morte è stata abbandonata verso Boine ogni corte. Passato il maggio 2017 la critica da burletta è tornata sul web a giocar favoletta a tressette in altre ruffianerie a leccare altri nomi come nelle gelaterie. Il gioco è sempre lo stesso, anche se scontato e fesso, si sale nani sulle spalle dei giganti, sul web si slancia cotanta ombra, si saluta in guanti, fidando che il motore Google pescando in eterno comando accosti nano e nana nell’episodica celebrità demente e vana ovvietà. Che val niente ma il nome naneggiato a qualcun resterà in mente imbalsamato. Così è successo al povero Giovanni Boine nel centenario ch’è sempre con tal gente un guaio. Di serpenti ovaio nel pensier nullatenente.

Chi scrive, assente alla festa a Imperia ove han sbendato il morto da 100 anni esatti, riporta qui un sogno svitato come tomba divertente mobile e seria!   Con dedica all’uccelletto che custodisce del mio presente buon detto.










BOINE MISTICO 
SUL BASTIONE DI SAN COLOMBANO A LUCCA

A Sara Cardellino che mi ha guarito dalla tosse mortale 
nel maggio 2017, questo sogno.





1

Me ne sto sul Bastione di San Colombano, farfuglia il poeta di Finalmarina, non so come ci son capitato, ma perché l’atto estetico non sia vano (oh Colombano tu sìì ‘ontento della rima mi va’ di pensà mentre s’imbionda il grano) cancello in me il malnato. Rimare come nòtare senz’acqua il gusto gliè poo ma non s’affoga e con la facile illusione si voga.

Giovanni Boine, che consuma su’ anni, ridacchia a bocca torta perché se rido da diritto di sangue n’esce una sporta. A misticare mi fo addosso gorgogliare.

A Lucca, sulle Mura, la vita non ti spaura, aggiunge il poeta facendosi serio nel suo sogno. Soprattutto se devi smontare, perbenino, uso il diminutivo come un vecchianese sulla marina stenta delle dune, le “Pagine Mistiche” di quel cattocomunista di Romolo Murri. Perdio questa parola a mi’ tempi non esisteva! Ovvoivedé che qualcun altro più che sognammi mi descrive mentre sogno! Eh no!, bellino, basta diminutivi, il metaromanzo nemmeno a fette lo digerisco e poi questa tennia sta per tecnica tradotto dal vernaholo a’ mi’ tempi di tosse e crociane mosse non esisteva. Ma tant’è, segno che sogno al futuro. Di tempi che mai vivrò e fra l’altro a breve morirò di tisi e a Venezia non mangerò riso e bisi. Smettiamo grullerie entriamo nel ginepraio delle recensioni che già da giovane mi faceva girà i ‘oglioni.

Il gioino, come si dice a Lucca, è sempre lo stesso. E se qualcuno mi sogna nel seolo doppo isto, il duemila, probabile siano arrivati su Marte gli homini e ancora stiino a recensì libri che niente valgono  a confronto del riso coi bisi. Ma son probremi loro io a breve mòio fissando a Porto Maurizio l’ultime vele e morì gliè duro sfizio ve l’assiuro a voi che mi leggete ner mi sogno a Lucca.

Riassumo. Lo ridio. Murri, o da dove ti scaturri?, scrive “Pagine Mistiche” recensendo, e di ciò godendo gusti un po’ osceni, “Storie dell’amore sacro e dell’amore profano” di Tommaso Gallarati Scotti, induve elogia il “saggio notevolissimo di alcune tendenze mistiche neo-cattoliche”, ovvvìa qui si legga non si battibecca neh Murri! A muso duro insanguinato puro, tanto da morinne e non so se è fine e adatto scrivelo in un sogno, però arrabatto la mia risposta contro questa demente “adorazione estetica della religione”.

Che vi devo dì!?!, a me l’adorazioni delle parole della religione della filosofia della poesia della letteratura fanno venì il gira’oglioni. Immagino durerà a lungo questa santa messa inventata da Papini e Prezzolini che son, sia detto, due emeriti cretini.

Si scrive un libro. Lo si pubblia. Lo si recensisce sbrodolando aggettivi e incanti. Ci s’attizza attorno qualche miagolio sul tetto della copertina, si spargono leccate che nemmeno le scimmie allo zoo danno alle noccioline, e poi l’estetica celebrata dovrebbe funzionà come il burro sullo sfintere anale per mettici meglio il cazzo! Mi si scusi questo tango lessicale un po’ parigino e porcello ma starei meglio al Moulin Rouge che non in questo bastion d’orticello arboreo. In procinto d’esser definito reo per quanto scrivo! Mostro. Rancoroso. Invadente che tossendo mente e si spegne in qualche accidente. Insomma un poco di buono! da non frequentare manco nei sogni a Lucca Bastion San Colombano ficcati nel core quanto tengo in mano: La penna o il cazzo duro e puro? Accidenti nun faccio altro che riferimenti a trombare, se non viene a trovammi la Gorliero mi sfinisco dalle seghe, mistiche, in sogno solitario!

Ma torniamo a bomba. Libresca che sto qui a farci tresca nell’arietta di maggio fresca. M’intono insomma sulla frasca d’ippocastani a piene ali e mani. Ho un certo mestiere in tasca. Si direbbe. Che altri, senza stilo e stile, manderebbe in giulebbe. A me non me ne fotte niente di sapé scrive per frammenti e intero. Quanto ho scritto lo pubblieranno dopo che sarò morto e non potrò guardalli a labbro storto per le stronzate che appronteranno in libri. Per come, da stronzi che galleggiano in porto in acqua salata, si forbiranno le labbra stucchevolmente dolci citando il nome e cognome di me che lasciarono solo come un cane a tossì a morì a fassi le seghe ognidì perché nessuna si fa Sibilla col tisio col fallito nelle lettere con chi se lo frequenti perdi entrature e carriera. Tutti questi ‘attolici modernisti, ve lo ‘onfesso, anche perché mi faran fesso, tutti estetia e poa fatia di vive come persone serie, sono personaggi tristi. Dei centurioni e delle centurione che mi ficcano lance ner ‘ostato e mi dan fiele da bè! E da tossì crocifisso!

In questo sogno sto a di’ proprio le ‘ose come stanno come andranno nei seculi seculorum. Perché i mistici della parola sono razza che come l’erba inutile tra i mattoni del Bastion San Colombano prospera.

Ecco perché scrivo “Di certe pagine mistiche”. Dove come nella boxe, destro sinistro, metto a tappeto, sul ring, i due pugili sonati (e da me gabbati e ‘ome ci godo a dimostranne l’inconsistenza, li faccio neri!, seppur intenti a far carriera in dorata mensa. Perché la critica pugilistica con “Plausi e botti” l’ò inventata io Boine che non fa ruffiane moine! Sia inteso da vivo da morto e sognante in quel di Lucca parlando vernaholo vecchianese) Murri e Gallarati. Ora spiego come li pugno li bullo li scardino.




CDS: Giovanni Boine in Lucchesia







2

Il sottoscritto tossito che presto all’artro mondo se ne sarà ito, ripudia la mistica come l’intendono i modernisti e nel futuro i sempiterni figuri tristi che voglino apparì se stessi oro nella parola e invece son bronzo o rame che vanagloria cola. Ma siccome se la dicon e se la cantan si po’ dir anco bronzo che si sgola fingendosi oro gonfiandosi rana somigliante il toro. Questi mistici de noartri, cribbio uso anco il dialetto romano!, prima o poi scoppiano nella loro malintesa salute teologica. E piove tanta merdina nell’aria fina. E i piccioni in San Colombano ci mettono qualche giorno a capì che la pioggia lucchese per portalla via ci impiegherà qualche mese. Troppo collosa e sciropposa.

Al misticismo alle “parole buie”, Giovanni Boine, oppone il duro e l’asprezza ferrigna di quanto è più antico  e forte cresciuto nella morale e nella logica d’una esistenza degna e scevra da ogni carriera nelle belle lettere da insegnare a torbidi e plagiati fedeli. Il poeta, in solitaria appassionato subito Getsemani culturale, lo martirizzeranno, definendolo mostro minato dal rincrescimento e da ogni illogica ostilità verso chi possiede il sapere necessario a salvare la poesia e la filosofia e la religione, rifiuta il Modernismo, sia detto, basato sopra un finto democraticismo che rende amorfi e senza propria personalità chi vi aderisce, che si manifesta, in pubblicazione e dichiarazioni  genuflesse verso una “imperitura poesia della fede. Fede senza oggetto; fede senza idee”.

Per sincerarsi di quanto affermo, si legga, se mai verrà messo in ordine e pubblicato, il magma delle mie lettere. L’epistolario insomma. Da non masticare come gomma. Ma non esiste il Chewing-gum nei miei tempi tra Voce e Riviera ligure. Che strano!

A quanto per lui è fiacco confuso nella boria trasfuso che scodinzola come un biacco tra le crepe dell’ambizione teorica, contrappone, chi com’esso crepa nel corpo, sano o che s’ammali, che tossisca o scoreggi, che goda a pipo ritto o che si bagni lo sterno di sangue, lo sterno dove attesi che la donna mia stil novo nella mistica d’amor ti provo, mai trovata ahimè, mi posasse come fe’ Beatrice e Laura e Silvia la mano, il palmo ferito come i miei polmoni, per guarirmi e salvarmi.

Giovanni Boine non leggeva filosofi e pensatori per ricavarne bracciali da esporre nelle vetrine delle pubblicazioni in riviste, oggi lo fanno sul web questi adoratori di mammona-carriera estetica; se s’appuntava quanto scritto da Ollé-Laprune e da Unamuno, ne ricavava medicina per tirare avanti e non soccombere all’assedio degli amici letterati che si addobbavano coltissimi sapienti pronti a insegnargli la giusta e retta via!

Al pensiero concorre l’organismo corporeo, afferma l’Ollé Laprune e ciò è un virtuoso pruno olé olé. Hola, aggiunge Unamuno, bella l’immagine del pruno, per me il sentimento tragico, col quale affrontare l’estetica e la poesia, si nutre di sangue midolla ossa cuore. Con la tisi che segna male, con l’irruenza del mio sangue ligure tra gli ulivi sano che segna libertaria salute, col sangue mi c’intendo. Si dice Boine sul Baluardo che lo fa sentir oggi coraggioso bardo.

Unamuno pruno così lo tradussi, la traduco, come nella mela il bruco?, ride alla battuta Boine, che si dichiara vecchianese nelle facezie grulle, l’essere lo si rende nella sua unità e unicità di arte e verità, oltre le apparenze brulle, e da ciò discende l’aspetto estetico che ne è figliato. Sennò è tutta una falsità ch’è inutile stalla a remà nel golfo di Porto Maurizio come in san Colombano: misero sfizio estetico. Di ciò non voglio più senti il tanfo, te ne prieco, oh Boine che nel sogno ti traduco!

Meglio star scalzo sulle Mura che calzato estetico da metter paura.

Boine ride alle mie rime sceme.

“Montagne… torrente… catene di montagne… aggrovigli di valli… io voglio da voi prender ritmo”, dice ispirato sul Ponte del Diavolo a Borgo a Mozzano.

E’ felice Giovanni Boine sul Serchio. Che belle scoperte che faccio in questo sogno, su questo ponte leggendario, che poi è talmente reale che quasi quasi lo dono, da viverlo, a qualche mio lettore che mi legge, o mi leggerà?, avendo inteso tanto di me: come carattere e sconfitte ad ogni angolo dell’esistenza.  

Mi sento qui, dopo Lucca, “uomo reale”. Che a viver nel bene nel male capisce che tutto vale.

Sto al centro della mia condizione esistenziale sgocciando sangue e verità. Sento esuberanza e subitanea fiacchezza, son malato del resto, ma intuisco, su questo ponte, che vivrò l’immortalità per questa mortalità che mi morde i garretti, per le delusioni d’amore che mi spezzano i detti, per i tradimenti che resero miseri gli affetti. Però devo sbrigarmi perché nel grido dell’angoscia “non ho costrutta la mia anima ancora”.

S’affaccia dal parapetto, un’onda gli consegna il ritratto di un gobbino con il cilindro, e Boine lancia un bacio al filosofo, caspita è giuntò fin qui da Copenaghen, proprio un sogno senza confini questo, e pensa la sua anima che va verso la Marina di Vecchiano, come schiuma che non si scioglie. E che qualche pescatore di orate accoglierà con la sua rete.

Contento di non aver pescato pesci ma la schiuma che tutti i pesci accoglie. Ti saluto pescatore sconosciuto del mio sogno. Custodiscilo. Appena ci svegliamo assieme. In due vite diverse che ne fanno, casualmente, per un giorno: una.






mercoledì 27 giugno 2018

Accio e Sara Cardellino: Trucco nel veneziano mattino (27 giugno 2018). Racconto Transmoderno da Madrid a Vecchiano a Venezia



CDS: "Puppina a ciliegia Cardellina - 27 VI 2018 - 
colori da beauty case makeup su cartoncino









Accio e Sara Cardellino

TRUCCO NEL VENEZIANO MATTINO 
(27 VI 2018)

-Accio!!, la mia borsetta porta trucchi da viaggio beauty case makeup aperta, sparpagliati pennelli ombretti matite rossetti… cos’hai combinato?… non ti sarai mica truccato?!?...  devo guardare sul comodino?! … oh! ci hai ricavato un ritratto per me! Incredibile!... con la puppina a ciliegia!... trova una rima poetica al volo… completa il trucco Accio!

- “La puppina a ciliegia ti trucca in maniera regia!”

- Non c’è, in tutta Venezia, al risveglio, una donna regina con il ritratto sul comodino così… ti regalo pur’io, Accio, una rima facile senza trucco: “Impara l’arte e mettila da parte, per risvegli sani per chi ami!” Tu ci sei riuscito.









NOTA

Sara Cardellino appare con il taglio dei capelli che l'hanno realizzata personaggio da graphic poem, da fumetto transmoderno (dunque come da regola dei fumettisti non cambia); in realtà se li è fatti crescere; ed a me garba in ogni maniera li porti.

"Trucco nel veneziano mattino" fa parte del racconto transmoderno: da Madrid a Vecchiano a Venezia. Alcune parti, minime, sono anche su questo weblog e sull'Olandese Volante antologia. (cds)



martedì 26 giugno 2018

Cardellino e Accio: Dal Serchio alla Laguna. Se il cerchio dell'avventura è un cappello trovato a Madrid.




CDS: "Cardellino e Accio si divertono" - Giugno 2018








Cardellino e Accio

DAL SERCHIO ALLA LAGUNA. 

(SE IL CERCHIO DELL’AVVENTURA 
È UN CAPPELLO TROVATO A MADRID)



1

-Hai pensato un titolo, Accio, per le decine di disegni e dipinti ricavati dal posastoviglie The Hat?

-Sì, a me-mi garberebbe: “Se il cerchio dell’avventura è un cappello trovato a Madrid. Da Vecchiano a Madrid a Venezia”. E tutto grazie a te, Sara. Città e albergo. Ora poi dove mi porti?

-“Ora poi” non si dice!, e nemmeno “a me-mi garba!”, zuccone! Ho già un'idea sulla meta. Ti sorprenderà. Ma non te la dico. Sennò finisci per rivelarla sul social di riferimento! Mi hai promesso che dopo Madrid, te ne vieni via e così dai siti! È tassativo! Accio! “intendila”!

-OBBEDISCO! Saluto la Regina di gran vaglia! Io Garibaldo, se non proprio a Teano!, di certo nel TI AMO!

-Ma cosa devo fare con te? … non so se ridere o disperarmi! Cosa devo fare!? Ehi perché ti fermi così bruscamente in questa piazzola?

-… ti suggerisco cosa devi fare? Vittorio Emanuele II non poteva certo baciare Garibaldi!… ma tu sì!

- Accio… Accio… a scoprirti così!... mi prende un nervoso per i 5 anni e 5 mesi persi da separati… che “mi ròsia il nervoso”, come dite voi a Pisa!

-Se è per quello io a volte dal nervoso non c’ero più mezzo!... che scrivevo col naso…

-Vieni qui… Cyrano e Garibaldo… ma ripartiamo subito!! perché non siamo ancora a Verona… e se andassimo nel Vicolo del Gatto ancora?… 







cds - "Cardellino e Accio sull'autostrada per Venezia - Giugno 2018 




-Si può sapere perché vai a 170 km orari mentre il limite è 130? Rallenta, Accio!!!, perdinci! Mi spaventi!

-Al gatto gliè venuto appetito sul suo Cardellino… dopo la passeggiata in Verona! … e brama la tana, rima, veneziana! Dove compiere il felino pasto!

-Sono talmente stanca, caroilmiogattoscemo, che Sara “si butta in branda”, come dite voi a Vecchiano, e dorme fino al mattino! Sappilo!

-Allora vado a 190…

-Matto… rallenta… se i denti non saranno troppo aguzzi… „Boca sarà no ciapa musàti“…

-‘Osa vor dì ‘Ardellino?

-Chi sta zitto non ottiene nulla… e tu invece sei metaforicamente richiedente sincero!!…





mercoledì 20 giugno 2018

Accio e Sara Cardellino a Madrid. Con Nudino. Racconto Transmoderno. Cura Claudio Di Scalzo


Accio e Cardellino - Madrid Palazzo Reale - 20 giugno 2018

-Quei giapponesi ci fotografano...
-Ci avranno scambiati per un manga..., Sara. Te baciami... 
che poi ci portano nel sol levante!




ACCIO E SARA CARDELLINO A MADRID
Racconto transmoderno
Cura di Claudio Di Scalzo



Accio e Sara Cardellino - Bacio Mayor in Plaza Mayor a Madrid
 20 VI 2018








I BAFFI DIMENTICATI NEL DISEGNO. CAPELLI LUNGHI E CORTI!


-Cribbio!, Sara… nel disegno mi sono dimenticati di farmi i baffi…



-Lascialo così… li hai bianchi… non si vedono!

-Ma che dici!... intanto sono sale e pepe!... il disegno è incompleto…

-Accio, ascoltami, per una volta vorrà dire che mi baci senza baffi… intanto non li hai qui… poi con una lametta…

-Questo mai! … nel disegno per una volta…

-Fra l’altro ti ringiovanirebbe…

-Ah sì!... allora lo strappo!

-Se fai una cosa simile… ci vai da solo al Prado!

-Subisco caliente imposizione di buon grado!

-Il matto d’un pisano… ha recitato il "dramma coi baffi e senza baffi!"…

-Ti rende allegra il "dramma"?!…

-Sì sì!... dove lo ritrovo un uomo coi baffi e senza che mi bacia nello stesso momento!?

-E io dove la ritrovo una donna coi capelli sulle spalle e una che nel disegno ha i capelli che le scoprono il collo!? mi sembra di averne due di donne...

-Scemo!... mi vuoi far ingelosire di me stessa sdoppiata?

-Sì!




(ACCIO) 

Con questo, sintetico album, da web,  ACCIO e CARDELLINO, augurano BUONA ESTATE, a chi è passato di qui. E vanno a cercare altri luoghi e avventure e disegni e parole da custodire nel loro segreto atelier, ovvero, il cuore de “La donna che visse due nel cuore dello stesso uomo”. Che per certo non è estetica, bensì passione benefica. Rima in felicità. Questo a Madrid si confà.





Sara Cardellino in Goya






(SARA CARDELLINO)

Quando ho scelto e prenotato l’albergo madrileno per noi due, The Hat Madrid, mi ha colpito il richiamo al cappello (Bombetta quasi alla Magritte), l’arredo suggerito da un architetto che s’intende di arte contemporanea, e i cento metri da Plaza Mayor nella Madrid antica. “Chissà Accio cosa ci inventerà per me?” mi sono chiesta, “sul logo del cappello?”.





Accio e Cardellino per la serata elegante




Auspicio rispettato. I posastoviglie in carta da pacchi, con il cappello, hanno scatenato la sua fantasia pennello e china. La scatolina dei colori primari che gli ho regalato, con un paio di pennarelli da fumettista, ha preso a funzionare “a meraviglia”. I gestori dell’albergo gliene hanno regalato un pacco di posastoviglie.  Cercando il suo nome e il mio sul web hanno scoperto L’Olandese Volante e le altre pubblicazioni, sue di un tempo,  e adesso  noi due reali e personaggi, siamo esposti nella bacheca dove lasciano segni i passeggeri. Tra tante coppie. Ciò è bellissimo. Questa è la poesia a cui aspiriamo.




Accio e Sara Cardellino da adolescenti




Più di una persona vorrebbero acquistarli i disegni, ci chiedono il costo; Accio risponde sorridendo: “Sono un comunista, i disegni li regalo. Il Cardellino però (facendo faccia con la bocca ad U rovesciata dei fumetti) è socialdemocratica, lei non combatte il capitalismo come me, se le fate un’offerta l’accetta, e così mi ordina una paella coi fiocchi”.




Accio e Sara Cardellino diciottenni



Tutti ridono, noi pure allegri, e ancora vedo, come al Campo della Barra, a Vecchiano, il Bambino accanto all’uomo coi ricci grigi che giocava il gioco splendido della Rivoluzione e dell’Amore. Sul cappello madrileno appariamo anche ragazzi, nel fumetto che mi sta dedicando. Addirittura, su altri posastoviglie, con richiami al cappello di Cyrano di Bergerac con la piuma bianca, e con la piuma rossa della maestrina in De Amicis nel libro “Cuore”. Sta nascendo anche un album fotografico, e, in controluce, ho visto Fabio Nardi.







In Piazza Mayor ci diamo un bacio che è  il “Mayor” della giornata all’aperto. Subito dopo appare sul blocco da disegno.






ALTRE TOVAGLIETTE POSA-POESIA 
COL CAPPELLO
E UNA FOTO DI SARA CARDELLINO















Sara Cardellino riflette sulle statue Poem e Poetry - 20 VI 2018 - 
Giardino del Palazzo Reale - Madrid
Accio






Cardellina Decò pensierosa sul cappello al Bar Museo chicote di Madrid - cds -








Cardellina col cappello sulla schiena nudina - Madrid - cds