domenica 20 maggio 2018

Claudio Di Scalzo: Il Convegno per il centenario della morte di Giovanni Boine a Imperia nell'interpretazione del pescatore Bargi Pietro detto Pietrino Malatesta (con la Boutique del Pesce e della Poesia Ontologica)









Claudio Di Scalzo

IL CONVEGNO PER IL CENTENARIO DI BOINE A IMPERIA NELL’INTERPRETAZIONE 
DEL PESCATORE BARGI PIETRO 
DETTO PIETRINO MALATESTA. 

(con la Boutique del Pesce e della Poesia Ontologica)



a Pietrino con gratitudine, per la sua lezione, che non scorderò! - ACCIO 

Sono a Marina Vecchiano. 14 dicembre 2017. Siamo mézzi dall’acqua. Sciaborda nelle ciocie a camminà senza stivali. Sono a casa di Pietro Bargi, detto Pietrino Malatesta. Appena ‘operti dalla pineta. Riparo dal libeccio che frusa l’orecchie e ti sbarba i ‘olletti della ‘amicia.  Nel fienile riadattato a officina per barche per reti. Lo chiamiamo Pietrino ma è un omome della mia età, un paio d’anni meno, e Malatesta perché è anarchio e la 'apoccia  a vorte gli butta a cattiveria a fumate. 

Mi dice che il brutto tempo à fatto sfracelli per tutta la nostra ‘osta fino a Imperia. Aggiungo che lì ci dovevo esse oggi e domani per i' 'onvegno su d'un poeta morto cent’anni fa. Giovanni Boine. E chi gliera? Glielo spiego a braccio. Pietrino m’ascolta. E scote ir capo. Scommetto che c’ài scritto  disegnato sopra, eh Accio? Annuisco. Scommetto che àn detto anche stravorta ch’è meglio perditi che trovatti lì con loro? Son io che non ò voglia d’andacci Pietrino! Accio Accio! a mé un la dai a bé. A te o non t’invitano o se ci vai ti fanno sentì come un trapper smotrigliato di merda di ‘astori tra chi s’è messo la cravattina la vestitina la targhettina per aver manfrina! Annuisco. Scommetto che ciai tribolato per anni su questo poeta… ‘ome se ti vedessi… e scritti e disegni  fotografie… e gingilli e requiem… e zuccherini e amari per foderatti lo stomao nell’angosce di trattà gente morta male e nel male! C’indovino? Annuisco. O come mai sei fatto ‘osì, compagno?











Parto in quarta a spiegare la genesi del libro scritto a quattro mani con una poetessa, sui “Discorsi Militari” di Giovanni Boine  pubblicato a Trento nei primi mesi del 2017,  proseguo esemplificando  la mia lotta contro le gerarchie vassallatiche letterarie, gli antichi regimi dei colti, le accademie, la necessità d'una cultura che sia transmoderma nei linguaggi  oltre i cenacoli proprio per via di “intenette” come la chiama lui! per trovare "accesso" per tutti al mestiere della poesia delle arti come sosteneva György Lukács.

Pietrino scote la testa e cuce la rete. E sputa un paio di vorte la cicca del sigaro a dieci metri fori della volta del fienile. Poi dice: Seondo me te non ài inteso la questione! Se vòi... Accio te la spiego. Annuisco. E mi verso un cicchetto di rosso.

-Tu Accio la butti sull’idealismo, sulle parole, sulla tua lotta d’una vita verso certa gente che te ài scelto di scansà!  Ma ‘osì non intendi ‘osa t’è successo.

-E ‘osa dovrei fa’ per intendilo più che esse rimasto dell’idee che avevo su come ricordare un poeta morto tisio e osteggiato da tutti.

-Devi esse anarchio fino all’estremo. Lascia perde le pissiologie. Di pensà all’ubbie dei letterati e delle letterate e dei loro vizi che ce n’ànno, parecchi, più dell’anguille attorcigliate sulle foglie di fio. Pensa a te come operaio come lavoratore e com’è finito ir tu’ lavoro?

-Non intendo Pietrino. E’ finito che scritti e cento disegni per i cento anni sono ner cascinale della Nada e in decine di files sul pc! così è finito tutto. E le pagine del libro son come morte e io non esisto interprete di nulla. Meglio di così non intendo Pietrino!

-Sei duro! Tu pa’, Lalo, avrebbe già inteso. Ti ci porto per mano. Pensati come lavoratore! Se non lo fai in questo groviglio dove ti fregano ci riaschi! Tu hai lavorato per anni, giorni ore e ore, per scrive e disegna e fotografà. Questo lavoro non è stato pagato. Sei stato sfruttato. Non nella 'ultura bensì nel tempo che ciai messo. Che potevi usà in artro modo se tu avessi saputo quest’esito. 
Che potevi prevedé t’è già successo coi filosofi di Morbegno i radiali di Sondrio e artri più indietro ner tempo.  
Purtroppo, non t’incazzà se te lo dio, tu sei covato poo! hai 60 anni e più e sei a volte incauto come un uccellino da nido. E se stavi coi tu figlioli, con la Nada, se viaggiavi, se trovavi una bella donna per andà a pesca o per gioiacci ai cento baci, invece che alle cento poesie, era meglio! Qualche vorta puoi anche dir sbrigatevela da soli! Allora questo lavoro ora lo rionosci come forza lavoro che non ha avuto salario?!

-Sì, è andata ‘osì. Senza salario! E a te non succede?

-No! A me non capita! Perché io son anarchio come te ma tengo il timone della materialità della vita non quello della 'ultura seppure ‘omunista  e degli ideali che poi come bandiere in tanti cambiano. Banderòle al vento dell'interesse privato! di qualche miserabile 'arriera borghese per sentissi meglio degli altri!

Anch’io ho fatto società con una pescatrice. Più giovane d’una ventina d’anni. E l’ò detto. Tu mi garbi. Mi garbi come peschi e la passione che ci metti. Mi chiedi di fa’ società e a me sta bene. Io sono anarchio e la barca che vedi è anche tua. Riordati che m’è costata fatia e dolori avella. Le reti puoi usalle come vuoi e io userò le tue. Se tu hai passione io ho esperienza. So dove il mare è più pescoso e so portare la barca in porto con la burrasca. Quanto impari da me quanto imparo da te nun si po’ portà da altri pescatori e cambiagli nome! Quanto peschiamo si divide a metà e insieme lo vendiamo. E si divide il riavato. E gli acquisti si fanno assieme.

Hai inteso Accio? La mia bella pescatrice ha inteso. E ha rispettato il patto! Col su' diploma professionale senza università e libri da stampà o stampati!
Hai inteso Accio come t'ànno ripudiato?
Lo schifo che t'ànno 'ombinato! con tutti i libri accosto a falli da piedistallo! 

... a gente 'osì io gli sputerei nel muso!... picchiano le musate nei versi dei loro padroni poeti  e critici... e rendono cenere il lavoro degli altri che non gli serve più!... Hai inteso Accio? Impara a difende il tu' lavoro!... come Lalo, tu pà difendeva il suo camion OM 42!... Dimmi che ài inteso!!!      

-Eccome se ho 'apito Pietrino! Avrei dovuto a muso duro, trattare i tanti scritti e dipinti come i pesci. Son stati pescati e assieme devono essere venduti.  E le conoscenze del mare non si vanno  a portare ad altre barche perché son costate fatica e tragedie. E poi è giusto che il mio lavoro sia riconosciuto.

-Bravo. Accio! Questo è comunismo. Quando pesco io guardo l’acqua e il cielo. Ma i pesci son nell’acqua. E altri pescatori e anche chi a volte mi sta accanto sono animali come i pesci. E a volte vorrebbero mangiammi. Io non imbelletto come te fai le loro moine fatte di tanta poesia che nascondono l’istinto: gli dio se tenti d’affogammi o di sfondammi la barca o di tradimmi io t’affogo te per primo. E’ una legge di Natura.

-Lo dice anche  Sitka Charley nel racconto di Jack London la “Saggezza della pista”

-Questo lo 'onosco.

-L’hai letto?

-Me lo facesti legge te a vent’anni. Quelli sul Grande Nord l’ò letti tutti.  Allora io l’ò 'apito Jekki Lòndonn  e te no. O almeno non t’ha dato gli attrezzi per difenditi. Dai andiamo a vende questo pesce a Viareggio.

-Lo porti dal solito.

-Sì  è onesto. Ha la mia età. Un po’ di roba la do ai ristoranti. Ma c’è la 'oncorrenza anche per il mi’ negoziante.

-E qual è.
Quella  che aprono le Boutique del pesce. Come fossero negozi come si dice… ah sì… fescion…

-e poi come va a finì?

Va  a fini che i gonzi sono tanti pensano che il pesce sia più bòno nella boutique che non ella pescheria con le mattonelle bianche di 50 anni fa e la segatura per tèra e l’odore di lische e di sbudellamenti…

-E non è più buono meglio servito…

- Come no?! per mantenere  l’abbellimento i pesci li ‘ondiscono coi 'onservanti l’imbelliscono con lo spray 'ome si fa per i mobili li profumano… e i fessi lo ‘omprano. E ir mi negoziante all’antia fallisce. Quer pesce è marcio!!  E’ la morte del pescatore della pesca e di chi lo vende di chi lo mangia. E’ il capitalismo caro Accio la legge del profitto e dell’alienazione dei cervelli… lo dice il Marx e il Bakuninne e Malatesta…





Claudio Di Scalzo dicembre 2017 
"Giovanni Boine amareggiato 
per come Papini e prezzolini
si comportano con lui"





Lo abbraccio ir mi’ Pietrino e andiamo al Ford Transit scorniciato per carià ir pesce. La Bouticche del pesce per analogia mi sembra la boutique dove il tonno Giovanni Boine lo stanno aprendo per ricavarne ognuno una fetta  come pare ai colti e alle colte presenti al Convegno d’Imperia per il Centenario (vedi il manifesto in esergo). Poi con una gioia crudele tanto che Pietrino ride sotto ai baffi, dimmela la battuta Accio! Compagno Pietrino... ma lo sai che forse ci sono  anche le Boutique dei poeti ontologici… poesia ontologica… ecchegliè Accio?…  è come il pesce marcio venduto fresco! Accio Accio!… devi venì più spesso a trovammi, ti rinfurbisce. Verò verrò eccome!




   


domenica 13 maggio 2018

Rina Rètis Comunista: Questa è Religione, questo è Comunismo. Al compagno Fosco Neri, la sua vedova. Con ricordo di Giovanni Boine e Amedeo Modigliani.









Rina Rètis Comunista

QUESTA È RELIGIONE, QUESTO È COMUNISMO

al compagno Fosco Neri, la sua vedova




Questa è Religione!, questo è Comunismo!... così scrissi al mio Fosco Neri, leggendolo accostandovi le mie parole!



Eravamo a Marina di Pisa. Gli dissi che l'avrei preso per sempre intero. Anche col buio e la crudeltà che a volte aveva addosso.



Perché quando AMO e SCELGO, e AMO PER SEMPRE, l'Amato lo prendo intero col suo essere. Mio compagno!



Per questo non l'ho mai tradito.

Né mai lo tradirò neppure ora da vedova.

Sono Rina Rètis

sono fatta così!



Una volta gli dissi che somigliava a GIOVANNI BOINE negli impeti. Come a Modigliani. E che ci eravamo già incontrati. In altre vite. E dopo questa in altra vita ci rincontreremo. Perché io sono fedele e il mio amore è per sempre!









CDS: Rina Rètis vedova di Fosco Neri con mano rossa








IL MIO NOME È RINA RÈTIS

Il nome è Rina Rètis. Sono comunista eterodossa. Trotskista. In passato ho scritto, senza mai stampare un rigo, sulla vicenda del mio legame con Fosco Neri. Il mio amato compagno. Anche pittore. Morto in oscuro incidente stradale, e penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, il 10 febbraio del 2017. Ebbe, Fosco,  vita politica turbolenta negli anni settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.

Mi sono interessata, episodicamente, a un poeta ligure che tribolò in vita con l’immobile tomba del nome, ma da alcuni anni sono soprattutto donna malata. 
Una rara e poco conosciuta malattia alle ossa ai muscoli mi danno spossatezza, dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio dolore con una tenerezza che a rileggerne gli episodi, o soltanto a pensarci, mi viene da piangere. Perché non è più con me.  
Malattia organica  che m'azzanna la psiche. 

La morte di Fosco però m'ha dato un’energia che prima non conoscevo. Devo proseguire il romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo coinvolgeva con ricerche sul movimento operaio e rivoluzionario, nell'epoca in cui questi accadimenti rivoluzionari hanno occultato sotto menzogne, tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son stati artisti-artiste letterati-letterate intellettuali. 

Per questo quasi tutti li disprezzo. 
Per questo voglio ancora scrivere da comunista qualche frammento. 
Per questo Rina la rossa appare su certe pagine elettroniche. E Fosco è con me anche se gli altri non lo vedono.




mercoledì 9 maggio 2018

Il mio nome è Rina Rètis. Sono una comunista trotskijsta. A cura di Claudio Di Scalzo



CDS: Rina Rètis militante rivoluzionaria






a cura di Claudio Di Scalzo


IL MIO NOME È RINA RÈTIS



Il nome è Rina Rètis. Sono una comunista eterodossa. Trotskijsta. In passato ho scritto, senza mai pubblicare un rigo, sulla vicenda del mio legame con Fosco Neri. Il mio amato compagno. Anche pittore. Morto in un oscuro incidente stradale, e penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, nel febbraio del 2017. Ebbe, Fosco,  una vita politica turbolenta negli anni settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.

Mi sono interessata, episodicamente, a un poeta ligure che tribolò in vita con l’immobile tomba del nome, ma da alcuni anni sono soprattutto una donna malata. Una rara e poco conosciuta malattia alle ossa ed ai muscoli mi danno spossatezza, dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio dolore con una tenerezza che a rileggerne gli episodi e soltanto a pensarci mi viene da piangere. Perché non è più con me.  Malattia organica  che mi azzanna la psiche. La morte di Fosco però mi ha data un’energia che prima non conoscevo. Devo proseguire il romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo coinvolgeva con ricerche sul movimento operaio e rivoluzionario, in un’epoca che questi accadimenti rivoluzionari hanno occultato sotto menzogne, tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son stati artisti-artiste letterati-letterate intellettuali. Per questo quasi tutti li disprezzo. Per questo voglio ancora scrivere da comunista qualche frammento. Per questo Rina la rossa appare su certe pagine elettroniche. E Fosco è con me anche se gli altri non lo vedono.













PRIMO BRANO DA ANTOLOGIA COMUNISTA

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un prete prediche, un professore manuali. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme di questa società, ci si ravvede di tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale e con ciò produce anche il professore che tiene lezioni sul diritto criminale e inoltre l’inevitabile manuale in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto «merce» sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale […] Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc. e tutte queste differenti branche di attività che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano bisogni nuovi e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche, e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale, sia tragica, a seconda dei casi e rende così un «servizio» al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e persino tragedie […] Egli sprona così le forze produttive”.


E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale?” (…) “Più un paese capitalistico è sviluppato, più la criminalità aumenta e le galere si riempiono. Infatti, negli Stati Uniti, la «criminalità» almeno a giudicare da quanto sono piene le prigioni, è la più alta del mondo. Perché la «criminalità», quella per cui si finisce in galera, è il frutto della miseria, dello sfruttamento, dell’oppressione e cioè del capitalismo”  

(da “Teorie del Plusvalore” di Karl Marx)





Einaudi - 1973






NOTA A.C.C.I.O.

Rina Rètis è un personaggio che fa parte di un feuilleton marxista in progress - Ogni copyright è di Claudio Di Scalzo.