mercoledì 9 maggio 2018

Il mio nome è Rina Rètis. Sono una comunista trotskijsta. A cura di Claudio Di Scalzo



CDS: Rina Rètis militante rivoluzionaria






a cura di Claudio Di Scalzo


IL MIO NOME È RINA RÈTIS



Il nome è Rina Rètis. Sono una comunista eterodossa. Trotskijsta. In passato ho scritto, senza mai pubblicare un rigo, sulla vicenda del mio legame con Fosco Neri. Il mio amato compagno. Anche pittore. Morto in un oscuro incidente stradale, e penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, nel febbraio del 2017. Ebbe, Fosco,  una vita politica turbolenta negli anni settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.

Mi sono interessata, episodicamente, a un poeta ligure che tribolò in vita con l’immobile tomba del nome, ma da alcuni anni sono soprattutto una donna malata. Una rara e poco conosciuta malattia alle ossa ed ai muscoli mi danno spossatezza, dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio dolore con una tenerezza che a rileggerne gli episodi e soltanto a pensarci mi viene da piangere. Perché non è più con me.  Malattia organica  che mi azzanna la psiche. La morte di Fosco però mi ha data un’energia che prima non conoscevo. Devo proseguire il romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo coinvolgeva con ricerche sul movimento operaio e rivoluzionario, in un’epoca che questi accadimenti rivoluzionari hanno occultato sotto menzogne, tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son stati artisti-artiste letterati-letterate intellettuali. Per questo quasi tutti li disprezzo. Per questo voglio ancora scrivere da comunista qualche frammento. Per questo Rina la rossa appare su certe pagine elettroniche. E Fosco è con me anche se gli altri non lo vedono.













PRIMO BRANO DA ANTOLOGIA COMUNISTA

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un prete prediche, un professore manuali. Un delinquente produce delitti. Se si esamina più da vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme di questa società, ci si ravvede di tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale e con ciò produce anche il professore che tiene lezioni sul diritto criminale e inoltre l’inevitabile manuale in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto «merce» sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale […] Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc. e tutte queste differenti branche di attività che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano bisogni nuovi e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura ha dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche, e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici. Il delinquente produce un’impressione, sia morale, sia tragica, a seconda dei casi e rende così un «servizio» al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e persino tragedie […] Egli sprona così le forze produttive”.


E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale?” (…) “Più un paese capitalistico è sviluppato, più la criminalità aumenta e le galere si riempiono. Infatti, negli Stati Uniti, la «criminalità» almeno a giudicare da quanto sono piene le prigioni, è la più alta del mondo. Perché la «criminalità», quella per cui si finisce in galera, è il frutto della miseria, dello sfruttamento, dell’oppressione e cioè del capitalismo”  

(da “Teorie del Plusvalore” di Karl Marx)





Einaudi - 1973






NOTA A.C.C.I.O.

Rina Rètis è un personaggio che fa parte di un feuilleton marxista in progress - Ogni copyright è di Claudio Di Scalzo.

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