Claudio Di Scalzo
IL CONVEGNO PER IL CENTENARIO DI BOINE A IMPERIA
NELL’INTERPRETAZIONE
DEL PESCATORE BARGI PIETRO
DETTO PIETRINO MALATESTA.
DETTO PIETRINO MALATESTA.
(con
la Boutique del Pesce e della Poesia Ontologica)
a Pietrino con gratitudine, per la sua lezione, che non scorderò! - ACCIO
Sono a Marina Vecchiano. 14 dicembre 2017. Siamo
mézzi dall’acqua. Sciaborda nelle ciocie a camminà senza stivali. Sono a casa
di Pietro Bargi, detto Pietrino Malatesta. Appena ‘operti dalla pineta. Riparo
dal libeccio che frusa l’orecchie e ti sbarba i ‘olletti della ‘amicia. Nel fienile riadattato a officina per barche per reti. Lo chiamiamo Pietrino ma è un omome della mia età, un paio d’anni
meno, e Malatesta perché è anarchio e la 'apoccia a vorte gli butta a cattiveria a fumate.
Mi dice che il brutto tempo à fatto sfracelli per tutta la nostra ‘osta fino a Imperia. Aggiungo che lì ci dovevo esse oggi e domani per i' 'onvegno su d'un poeta morto cent’anni fa. Giovanni Boine. E chi gliera? Glielo spiego a braccio. Pietrino m’ascolta. E scote ir capo. Scommetto che c’ài scritto disegnato sopra, eh Accio? Annuisco. Scommetto che àn detto anche stravorta ch’è meglio perditi che trovatti lì con loro? Son io che non ò voglia d’andacci Pietrino! Accio Accio! a mé un la dai a bé. A te o non t’invitano o se ci vai ti fanno sentì come un trapper smotrigliato di merda di ‘astori tra chi s’è messo la cravattina la vestitina la targhettina per aver manfrina! Annuisco. Scommetto che ciai tribolato per anni su questo poeta… ‘ome se ti vedessi… e scritti e disegni fotografie… e gingilli e requiem… e zuccherini e amari per foderatti lo stomao nell’angosce di trattà gente morta male e nel male! C’indovino? Annuisco. O come mai sei fatto ‘osì, compagno?
Mi dice che il brutto tempo à fatto sfracelli per tutta la nostra ‘osta fino a Imperia. Aggiungo che lì ci dovevo esse oggi e domani per i' 'onvegno su d'un poeta morto cent’anni fa. Giovanni Boine. E chi gliera? Glielo spiego a braccio. Pietrino m’ascolta. E scote ir capo. Scommetto che c’ài scritto disegnato sopra, eh Accio? Annuisco. Scommetto che àn detto anche stravorta ch’è meglio perditi che trovatti lì con loro? Son io che non ò voglia d’andacci Pietrino! Accio Accio! a mé un la dai a bé. A te o non t’invitano o se ci vai ti fanno sentì come un trapper smotrigliato di merda di ‘astori tra chi s’è messo la cravattina la vestitina la targhettina per aver manfrina! Annuisco. Scommetto che ciai tribolato per anni su questo poeta… ‘ome se ti vedessi… e scritti e disegni fotografie… e gingilli e requiem… e zuccherini e amari per foderatti lo stomao nell’angosce di trattà gente morta male e nel male! C’indovino? Annuisco. O come mai sei fatto ‘osì, compagno?
Parto in quarta a spiegare la
genesi del libro scritto a quattro mani con una poetessa, sui “Discorsi Militari”
di Giovanni Boine pubblicato a Trento
nei primi mesi del 2017, proseguo
esemplificando la mia lotta contro le
gerarchie vassallatiche letterarie, gli antichi regimi dei colti, le accademie,
la necessità d'una cultura che sia transmoderma nei linguaggi oltre i cenacoli proprio per via di “intenette”
come la chiama lui! per trovare "accesso" per tutti al mestiere della poesia delle arti come sosteneva György Lukács.
Pietrino scote la testa e cuce la rete. E sputa un paio di vorte la cicca del sigaro a dieci metri fori della volta del fienile. Poi dice: Seondo me te non ài inteso la questione! Se vòi... Accio te la spiego. Annuisco. E mi verso un cicchetto di rosso.
Pietrino scote la testa e cuce la rete. E sputa un paio di vorte la cicca del sigaro a dieci metri fori della volta del fienile. Poi dice: Seondo me te non ài inteso la questione! Se vòi... Accio te la spiego. Annuisco. E mi verso un cicchetto di rosso.
-Tu Accio la butti sull’idealismo, sulle parole, sulla tua
lotta d’una vita verso certa gente che te ài scelto di scansà! Ma ‘osì non intendi ‘osa t’è successo.
-E ‘osa dovrei fa’ per intendilo più che esse rimasto dell’idee
che avevo su come ricordare un poeta morto tisio e osteggiato da tutti.
-Devi esse anarchio fino all’estremo.
Lascia perde le pissiologie. Di pensà all’ubbie dei letterati e delle letterate e dei loro vizi che ce n’ànno, parecchi, più dell’anguille attorcigliate sulle
foglie di fio. Pensa a te come operaio come lavoratore e com’è finito ir tu’
lavoro?
-Non intendo Pietrino. E’ finito
che scritti e cento disegni per i cento anni sono ner cascinale della Nada e in
decine di files sul pc! così è finito tutto. E le pagine del libro son come
morte e io non esisto interprete di nulla. Meglio di così non intendo Pietrino!
-Sei duro! Tu pa’, Lalo, avrebbe
già inteso. Ti ci porto per mano. Pensati come lavoratore! Se non lo fai in questo
groviglio dove ti fregano ci riaschi! Tu hai lavorato per anni, giorni ore e
ore, per scrive e disegna e fotografà. Questo lavoro non è stato pagato. Sei
stato sfruttato. Non nella 'ultura bensì nel tempo che ciai messo. Che potevi usà in
artro modo se tu avessi saputo quest’esito.
Che potevi prevedé t’è già successo coi filosofi di Morbegno i radiali di Sondrio e artri più indietro ner tempo.
Purtroppo, non t’incazzà se te lo dio, tu sei covato poo! hai 60 anni e più e sei a volte incauto come un uccellino da nido. E se stavi coi tu figlioli, con la Nada, se viaggiavi, se trovavi una bella donna per andà a pesca o per gioiacci ai cento baci, invece che alle cento poesie, era meglio! Qualche vorta puoi anche dir sbrigatevela da soli! Allora questo lavoro ora lo rionosci come forza lavoro che non ha avuto salario?!
Che potevi prevedé t’è già successo coi filosofi di Morbegno i radiali di Sondrio e artri più indietro ner tempo.
Purtroppo, non t’incazzà se te lo dio, tu sei covato poo! hai 60 anni e più e sei a volte incauto come un uccellino da nido. E se stavi coi tu figlioli, con la Nada, se viaggiavi, se trovavi una bella donna per andà a pesca o per gioiacci ai cento baci, invece che alle cento poesie, era meglio! Qualche vorta puoi anche dir sbrigatevela da soli! Allora questo lavoro ora lo rionosci come forza lavoro che non ha avuto salario?!
-Sì, è andata ‘osì. Senza salario! E a te non succede?
-No! A me non capita! Perché io son anarchio come
te ma tengo il timone della materialità della vita non quello della 'ultura
seppure ‘omunista e degli ideali che poi
come bandiere in tanti cambiano. Banderòle al vento dell'interesse privato! di qualche miserabile 'arriera borghese per sentissi meglio degli altri!
Anch’io ho fatto società con una pescatrice. Più giovane d’una ventina d’anni. E l’ò detto. Tu mi garbi. Mi garbi come peschi e la passione che ci metti. Mi chiedi di fa’ società e a me sta bene. Io sono anarchio e la barca che vedi è anche tua. Riordati che m’è costata fatia e dolori avella. Le reti puoi usalle come vuoi e io userò le tue. Se tu hai passione io ho esperienza. So dove il mare è più pescoso e so portare la barca in porto con la burrasca. Quanto impari da me quanto imparo da te nun si po’ portà da altri pescatori e cambiagli nome! Quanto peschiamo si divide a metà e insieme lo vendiamo. E si divide il riavato. E gli acquisti si fanno assieme.
Hai inteso Accio? La mia bella pescatrice ha inteso. E ha rispettato il patto! Col su' diploma professionale senza università e libri da stampà o stampati!
Hai inteso Accio come t'ànno ripudiato?
Lo schifo che t'ànno 'ombinato! con tutti i libri accosto a falli da piedistallo!
... a gente 'osì io gli sputerei nel muso!... picchiano le musate nei versi dei loro padroni poeti e critici... e rendono cenere il lavoro degli altri che non gli serve più!... Hai inteso Accio? Impara a difende il tu' lavoro!... come Lalo, tu pà difendeva il suo camion OM 42!... Dimmi che ài inteso!!!
Anch’io ho fatto società con una pescatrice. Più giovane d’una ventina d’anni. E l’ò detto. Tu mi garbi. Mi garbi come peschi e la passione che ci metti. Mi chiedi di fa’ società e a me sta bene. Io sono anarchio e la barca che vedi è anche tua. Riordati che m’è costata fatia e dolori avella. Le reti puoi usalle come vuoi e io userò le tue. Se tu hai passione io ho esperienza. So dove il mare è più pescoso e so portare la barca in porto con la burrasca. Quanto impari da me quanto imparo da te nun si po’ portà da altri pescatori e cambiagli nome! Quanto peschiamo si divide a metà e insieme lo vendiamo. E si divide il riavato. E gli acquisti si fanno assieme.
Hai inteso Accio? La mia bella pescatrice ha inteso. E ha rispettato il patto! Col su' diploma professionale senza università e libri da stampà o stampati!
Hai inteso Accio come t'ànno ripudiato?
Lo schifo che t'ànno 'ombinato! con tutti i libri accosto a falli da piedistallo!
... a gente 'osì io gli sputerei nel muso!... picchiano le musate nei versi dei loro padroni poeti e critici... e rendono cenere il lavoro degli altri che non gli serve più!... Hai inteso Accio? Impara a difende il tu' lavoro!... come Lalo, tu pà difendeva il suo camion OM 42!... Dimmi che ài inteso!!!
-Eccome se ho 'apito Pietrino! Avrei dovuto a muso
duro, trattare i tanti scritti e dipinti come i pesci. Son stati pescati e
assieme devono essere venduti. E le
conoscenze del mare non si vanno a
portare ad altre barche perché son costate fatica e tragedie. E poi è giusto che
il mio lavoro sia riconosciuto.
-Bravo. Accio! Questo è comunismo. Quando pesco io guardo l’acqua
e il cielo. Ma i pesci son nell’acqua. E altri pescatori e anche chi a volte mi sta accanto sono animali come i
pesci. E a volte vorrebbero mangiammi. Io non imbelletto come te fai le loro moine
fatte di tanta poesia che nascondono l’istinto: gli dio se tenti d’affogammi o
di sfondammi la barca o di tradimmi io t’affogo te per primo. E’ una legge di Natura.
-Lo dice anche Sitka
Charley nel racconto di Jack London la “Saggezza della pista”
-Questo lo 'onosco.
-L’hai letto?
-Me lo facesti legge te a vent’anni. Quelli sul Grande Nord l’ò
letti tutti. Allora io l’ò 'apito Jekki Lòndonn e te no. O almeno non t’ha dato
gli attrezzi per difenditi. Dai andiamo a vende questo pesce a Viareggio.
-Lo porti dal solito.
-Sì è onesto. Ha la
mia età. Un po’ di roba la do ai ristoranti. Ma c’è la 'oncorrenza anche per il
mi’ negoziante.
-E qual è.
Quella che aprono le
Boutique del pesce. Come fossero negozi come si dice… ah sì… fescion…
-e poi come va a finì?
Va a fini che i gonzi
sono tanti pensano che il pesce sia più bòno nella boutique che non ella
pescheria con le mattonelle bianche di 50 anni fa e la segatura per tèra e l’odore
di lische e di sbudellamenti…
-E non è più buono meglio servito…
- Come no?! per mantenere l’abbellimento i pesci li ‘ondiscono coi 'onservanti l’imbelliscono con lo spray 'ome si fa per i mobili li profumano… e
i fessi lo ‘omprano. E ir mi negoziante all’antia fallisce. Quer pesce è
marcio!! E’ la morte del pescatore della
pesca e di chi lo vende di chi lo mangia. E’ il capitalismo caro Accio la legge
del profitto e dell’alienazione dei cervelli… lo dice il Marx e il Bakuninne e
Malatesta…
Claudio Di Scalzo dicembre 2017
"Giovanni Boine amareggiato
per come Papini e prezzolini
si comportano con lui"
Lo abbraccio ir mi’ Pietrino e andiamo al Ford Transit scorniciato per carià ir pesce. La Bouticche del pesce per analogia mi sembra la
boutique dove il tonno Giovanni Boine lo stanno aprendo per ricavarne ognuno
una fetta come pare ai colti e alle colte presenti al Convegno d’Imperia per il Centenario (vedi il manifesto in esergo). Poi con una gioia crudele tanto che Pietrino ride sotto ai baffi, dimmela la
battuta Accio! Compagno Pietrino... ma lo sai che forse ci sono anche le Boutique dei poeti ontologici…
poesia ontologica… ecchegliè Accio?… è come il
pesce marcio venduto fresco! Accio Accio!… devi venì più spesso a
trovammi, ti rinfurbisce. Verò verrò eccome!
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