IL PAZZO E ACCIO E SILVIA COMOGLIO A CACCIA DEL CINGHIALE
Stanotte ho sognato Il Pazzo. Il mio amico Paolo Fatticcioni. Siamo in barberia a Nodica e scherza sulla sua testa calva frutto della chemioterapia con cui combatte il cancro che lo sta uccidendo. Lo vedi Accio?, tutti questi clienti che m'invidiavano per la mia chioma e per le donne che avevo, ora possono compatirmi, ma io non lo concedo, e al primo che mi chiede come sto con la malattia, taglio un orecchio. Come vuoi che stia Accio?, muoio! Ma alla mia maniera. Stanotte si va a caccia del cinghiale, di bracconaggio, nel parco. Te la senti!? Mi guardo la tasca della giacca, ho con me il libro di una poetessa dove si racconta in versi la strana vita di un gufo chiamato Bubo Bubo. (Silvia Comoglio, Bubo Bubo, L’arcolaio) appena pubblicato. Il Pazzo mi dice: porta anche il libro, i gufi sono saggi. Percepisco che mi sto infilando in una avventura notturna, un notturno pericoloso. Un uomo ammalato gravemente che vuole stare con il fucile in braccio in cerca di una bestia per farsi travolgere! lo intuisco, e rendermi testimone di una fine che eviti l’agonia in un letto; con me i versi di una poetessa che rende protagonista un volatile notturno con il tocco lieve delle petrarchiste che poi conoscevano anche passacaglie e adagi per versare lacrime verso l’ignoto che porta l’amore quando arriva l’inverno.
Nella pineta camminiamo accanto. Il Pazzo un po' traballante. Spande odore di medicine. Speriamo non m’annusi con questo profumo addosso, dice. -Se sbua il cinghiale dalle frasche, sparo io. Tu stai fermo, sennò mi spari in un piede.
-A me il secondo colpo! Se non lo cogli. Tanto mi resterà in canna… hai mira…
-Che ne sai! Non sono più quello d'una volta! Se mi spezza la schiena col muso perché lo manco, lascialo fare…
Il cinghiale sbua! sembra un rinoceronte da tanto ch'è grosso! vedo il Pazzo che non spara! Urlo di farlo! Lui mi fissa e sorride! Capisco che mi propone, come sempre era accaduto tra noi, l’imitazione! di farmi schiantare con lui dalla bestia,... e abbasso il fucile! In quel momento delle mani mi spostano, spingendomi via, dalla traiettoria dell’animale infuriato… cado a lato, mi sveglio, come se volessi rialzarmi per tornare accanto al mio amico tendo le gambe in ginocchio… ed è riapparsa la geometria della camera alpina, del letto sfatto dove sono… sospiro dolorante come se il suolo l‘avessi conosciuto davvero… la polvere e gli aghi di pino volteggiano sotto al soffitto… annaspo con la mano terrosa… e sulla stoffa il libro di Silvia Comoglio… “un abbraccio e a presto”. Proprio quello che mi ha salvato dalla bestia… e nel post scriptum il riferimento ai cinghiali, scherzoso, perché una volta le avevo raccontato, che il mio rapporto con la natura, era stato, complice l'amicizia con un barbiere, anche questo. La sua coscienza naturalista l'aveva fatta sobbalzare, ma poi aveva capito che il Pazzo e Accio erano due personaggi anche da romanzo che più che altro erano cacciati da un destino oscuro e a volte birbone. E mi aveva perdonato… scriverò ancora su questo libro, e mi rendo conto che questa è una segnalazione atipica per una pubblicazione di poesia. Ma è andata così, Bubo Bubo mi ha suggerito un sogno, il richiamo a un’amicizia invincibile, e altri legami con la poesia che non so afferrare bene… è andata così… ma non ho voluto tacere come i versi di Silvia Comoglio abbiano portato stanotte un uomo come me in certi territori… agli addetti ai lavori altra divulgazione, io non lo sono, sono un ex cacciatore di cinghiali senza più amici… che gli portavano l’avventura reale e che, ora, se la cerca sognando. A volte, qui, mi salvo se c’è una poetessa amica che scrive di gufi con l’orecchio musicale formato nel selvatico, a volte no.
Claudio Di Scalzo
Notte e mattino del 4 marzo 2011
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EPICA
MEMORY
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