sabato 3 agosto 2019

Claudio Di Scalzo: ANARCHIA E POESIA. Contro la Gerarchia Feudal-letteraria. Racconto di fantasia. Fine aprile 2017




Robert Capa: Brigate spagnole Internazionali cantano L'Internazionale







Claudio Di Scalzo

ANARCHIA E POESIA

Contro la gerarchia feudal-letteraria

Racconto di Fantasia

Fine aprile 2017




(Immaginiamo il fine aprile 2017, Pisa, seduti in Piazza Cavalieri assieme ad alcuni compagni di ritorno dalle lotte sotto le Mura di Lucca contro il capitalismo politico-finanziario)

SALUTO AFFETTUOSO

Cari compagni care compagne, chiamatemi pure Accio, se poi volete sapere il mio nome e cognome se capitate nella piana del Serchio e ricordate il soprannome vi diranno la mia identità da anagrafe e vi porteranno dove abito. Questo incontro mi ringiovanisce. Mi ricorda quando sedicenne, nel 1968, ci riunivamo nelle cantine di Borgo Stretto, a Pisa, ed ero, detto da Adriano Sofri, la “”Piccola Guardia Rossa”. Il più giovane di tutti nel Potere Operaio pisano che poi sarebbe diventato l’anno dopo Lotta Continua.

Sono un semplice insegnante del corso geometri di Chiavenna in Valtellina, e il mio anarchismo rimanda a Stirner e all’Ecclesiaste cristiano e alla teorizzazione di Marx, che s’intendeva con Bakunin su questo punto (non su altri) che comunismo artistico è produrre beni oggetti parole come valore d’uso nella società ugualitaria e non come merce di scambio, feticistica, alienante, con un prezzo, e relativa vendita, e carriera per i produttori. Anche scrittori e poeti e artisti dovevano se comunisti, nei programmi anarco-ugualitari delle origini, evitare la mercificazione, non vendere le loro opere, rifiutare ogni carriera artistica che non fosse interna ai movimenti di lotta comunista delle classi oppresse.

Il mio unico titolo, in solitaria, per 50 anni è stato, è, questo!, da rivendicare. E voi che avete saputo di me per i miei scritti sull’anarchia presenti nella Biblioteca Franco Serantini e sull’anarchico Cecco Bertelli di Vecchiano contro Pio IX e Carducci e da qualche giovanissimo compagno - alcuni presenti a Lucca contro i ministri economici di Bruxelles - la storia della mia stirpe rivoluzionaria (Angelo Di Scalzo ucciso dai fascisti a fine anni venti, sindacalista e comunista, frazione Serrati, alla fondazione del Pcd'I a Livorno; di mio padre Libertario Di Scalzo  detto Lalo partigiano anarchico e resistente - In "Piazza d'Italia" di Antonio Tabucchi col nome di Garibaldo!) mi avete invitato in questo vostro gruppo a "conversare" sulla poesia e la lotta anarchica.

Non aspettatevi complicate riflessioni. Vi parlo come faccio con i miei studenti. Usando pure l’umorismo nero e rosso dell’anarchia. Non aspiro ad essere un intellettuale. Gli intellettuali, come diceva Majakovskij, finiscono sempre per tradire la classe proletaria per i loro fini di carriera e per distinguersi dai comuni proletari. Non ho simpatia per loro. Di quelli italiani men che meno! Non seguo le loro inutili esistenze. Ho imparato di più dai pescatori di orate a Marina di Vecchiano e dagli operai della Piaggio e oggi dai disoccupati e sfruttati di Amazon dai malati in Santa Chiara senza assistenza medica adatta… che dai loro libri spesso eco di ben altre teste pensanti. Parecchie in terra di Francia. E se proprio volete leggere teorie date un’occhiata a queste pagine non all’insulsa manualistica che ne è stata tratta in Italia. Con 50 anni di ritardo. E se ne avete voglia sfogliate il "Paradigma Transmoderno" per la politica le letterature le arti di Rosa María Rodríguez Magda. Una che se ne intende. Questa prassi la penso utile per l’Anarchia per le lotte antagoniste.

Personalmente tra Adorno in cattedra che spiega come dovrebbe essere la Rivoluzione  e il Marxismo  e lo studente tedesco che lo invita rudemente a scendere dal piedistallo - gli tirò una sedia lo offese? non lo ricordo - io stetti allora e oggi dalla parte dell'anonimo studente.


La teoria e le parole crescono nella rivoluzione nel sovvertimento ribelle.

Ed esse bastano ad offrire le fondamenta teoriche alla prassi del cambiamento.

Le rivoluzioni sono state perdute e tradite perché ciò non è stato inteso. Perché i veri rivoluzionari han dato troppo spazio ai teorici da scrittoio e poco da barricata. Non così Durruti, non così Trotskij, non così Majakovskij. La "nostra" tragedia è che anarchia e comunismo bolscevico e spartachista non si siano intesi!

Chi ha troppe parole prima o poi tradisce. Ieri come oggi.

Io mi ritengo uno dei vostri non perché ho tante parole ma perché per l'ideale comunista, ieri, come oggi, che è pacifico non pacifista, sono pronto a dare la parte più genuina del mio essere. 


Però essendo qui vi dico, ripeto, come POESIA e ANARCHIA/COMUNISMO e RIVOLUZIONE da costruire possono stare a braccetto. A pugno chiuso. Come quel me stesso in una foto del 2012. Come nella foto così nella realtà.

Non cambio!

Franco Serantini mio amico morì in carcere come ha raccontato Corrado Stajano nel suo libro: "Il sovversivo".

Non ho mai frequentato, né mai lo farò, né mi son scambiato, né mai accadrà,... con chi ha servito nell'apparato repressivo dello stato borghese, nel "sorvegliare e punire" (Foucault); con chi ha servito l'estetica delle multinazionali dirigendone riviste e apparati culturali schizoidi. (Deleuze)

Ho diretto per anni un veliero che sicuramente ha praticato l'estetica libertaria in vari generi. Che ha combattuto i servi culturali dello stato borghese ideologico alienante! Se poi questi "servi" usano addirittura pensatori marxisti ciò mi convince ancor più che la "teoria" può essere arma di dominio, di tradimento perpetuo della rivoluzione, e come persone mi danno la nausea. E con loro chi li segue e li decanta per averne plauso in poesia...  

L'OLANDESE VOLANTE (2011-2017) 


La comunicazione che faccio risente della mia esperienza on line, che, risale, anche in altri siti, al 2000. 

Il personaggio di Buck Eden è la trascrizione nell'immaginario avventuroso di quanto vado dicendovi.


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Claudio Di Scalzo detto Accio
fotografato a Pisa da una compagna di passaggio poi perduta di vista 







POESIA E ANARCHIA

UN OTTETTO UMORISTICO ROSSO E NERO DI PETTO


1

La poesia o uno ce l’ha oppure non ce l’ha. È questione di fantasia, di immaginazione, di biografia, di dolori e gioie nel reale e nello spirito. Non altro. La poesia poi si può perfezionare esattamente come un musicista trova sempre nuove modulazioni nel suo strumento, ma con la partitura di partenza ci si nasce oppure no.

Fare Poesia vuol dire "stare alla pari" con le cose con le persone con lo spazio con il tempo che ti è dato di vivere o d'immaginare; "alla pari" con i poeti che prima di te, morti o vivi, scrivono. Chi sbatte la fronte, batte "musate", nei poeti, vivi o morti che siano, e nella loro poesia, non è un poeta libero. Sbatte la fronte perché sta curvo in adorazione!

Poesia è libertà è anarchia è comunismo. Il poeta o la poetessa nell'anarchia sta "alla pari" non ha maestri né padroni del pensiero poetico da seguire. Ma solo se stesso se stessa e, Dio, se in esso crede.

"Nessuno sopra di me" urlano Achab e Stirner! Uno brandendo l'arpione l'altro L'Unico e la sua proprietà!

Per me chi sceglie la gerarchia vassallatico-feudale non è un poeta non è una poetessa. E soprattutto la loro poesia, è inutile, non aggiunge alcuna novità nella forma nella fantasia creativa, non serve per alcuna lotta libertaria delle classi oppresse antiche e nuove. Promuovono se stessi. Lo fa anche chi con la scusa di scrivere sui migranti e nuove schiavitù e sulla pace han pronto il loro librino o opera pittorica o fotografica da vendere mostrare divulgare; con la scusa della lotta all'ingiustizia: mentono! Promuovono se stessi sul dolore dello sfruttamento sui compagni anonimi morti. 

Lo stesso dicasi per ogni ricorrenza celebrata da poeti on line e su carta stampata o in TV come olocausto, stermini, migrazioni, guerre nel mondo ecc. Scrivine, mostra, senza rivendicare la tua figura di autore o autrice… questa è la via dell’Anarchia. SENZA NOME E COGNOME ma con il NOME DEL COLLETTIVO in lotta o della classe di appartenenza o del foglio più o meno clandestino a cui l’artista appartiene.


La poesia per esistere per essere scritta o pensata non ha bisogno di alcuna teoria letteraria o filosofica. Questa è un'invenzione di chi vuole dominare, intellettualmente, chi la poesia intende viverla. Chi accetta questo dominio rinuncia alla poesia in sé, e si rende schiavo o schiava di parole altrui. Di esempi altrui. Di altre vite facendosi succhiare la sua come il ragno fa con le mosche sventate cadute nella ragnatela.



2

La poesia come praticarla non si può insegnare. Chi pensa di farlo è perché vuole un potere sugli altri, di tipo intellettuale: spesso questo potere è qualcosa di maldestro e insieme ridicolo e losco. 

L'accademia italiana i gruppi intellettuali, l'antico regime, per tanto tempo, in questo hanno prodotto lordure esemplari. Chi va a scuola di letteratura-poesia non ha abbastanza coraggio, in estetica, da star solo nella sua avventura,  come accade in certi fumetti e in certi romanzi d’avventura o anonimo in un collettivo politico. Cerca la rassicurante gerarchia vassallatica. Dove c'è sempre qualcuno o qualcuna che ti corregge i compiti. Che applica sui soggetti adoranti una vera e propria ORTOPEDIA POETICA. Fratturando ingessando curvando ossa e muscoli detti versi e generi. Prima di dire, affermare solennemente con lauree ridicole nell'epoca-web, che hai avuto “l'accesso” completo al mestiere di poeta o di poetessa. 

Di artista. Chi cerca questo diploma è più schiavo dei servi della gleba nel medioevo. Più potata di una pianta col giardiniere che stabilisce sole e ombra adatta. Rinunciano al bosco alla foresta. Per loro non c'è rimedio! E' l'esatto contrario della "poesia alla pari" di stampo anarchico e comunista! E' l'alienazione feticistica diventata catena cuccia guinzaglio! - Accesso che fra l'altro non vale nulla nell'epoca telematica-duemila. Alloro di cartone-pixel. Alloro confezionato per miseranda rappresentazione di sé nella parola-merce tra altre e più appetibili parole-merci in circolazione nel virtuale nel reale mercato capitalistico.

Si "vendono" nei blog di poesia nazionali o internazionali (pomposamente così definiti) per un piatto di lenticchie-commento di lenticchie-mi piace per accedere alla poesia da banco in gruppo nella fiera di poemi imbottigliati con etichetta confezionata da critici in cerca di gloria-web modellando le liquide ambizioni di chi cercava vetro per esporsi. Questo accesso al mestiere di poeta è insieme patetico e umoristico. Grottesco e senza valore (anche se lo declama) perché il Capitalismo Schizo-spettacolarizzato su questa merce non investe. E al massimo c'è un cantuccio isolatissimo sul social Facebook!


MERCE-POETICA che vive l'adorazione delle medaglie - premi concorsi libri autostampati recensioni in spropositato elenco - verso i poeti che "con una posizione" (in similoro pur'essi) mostrano a chi è più giovane non sapendo di imitare i generali tronfi russi o della Nato con medagliere esposto.


Chi pone se stesso poeta come modello da seguire non è un poeta. Bensì uno dei tanti condottieri (dall'ego-cosmico rostro ognidì proposto!) del mercato con parole schiavistiche in cerca di seguaci e piedistallo. E se unisce alla sua produzione di testi la sua supposta valentìa di teorico, allora è un critico-teorico sul piedistallo e a cavallo (rima). 

Chi sta sotto piedistalli con statue di poeti modelli in piedi o sui cavalli (ce se sono parecchi in giro, degni di un bestiario! umoristico, veri produttori di "merda d'artista" da inscatolare come faceva Piero Manzoni) non è un autore libero. E la loro scrittura-pittura è quella dei subalterni, in OMBRA, sotto la bacchetta e la statuaria mole del condottiero a cavallo o senza. Sottomessi fra l'altro a condottieri che spesso, e qui è il buffo, non hanno mai vinto alcuna battaglia estetica e letteraria. Insomma le loro bombe estetiche, assemblaggio di libri d'altri, in scrittura e nei segni vari, son petardi senza botto, fuochi d'artificio bagnati, loffie luminarie, lumini.


Se fra i seguaci, di tal génia, ci sono proletari, ciò è ancora più grave, sono proletari senza coscienza di classe senza avvertire lo sfruttamento culturale che subiscono, quindi sottoproletariato culturale. Plebe in cerca di pattuglia per risibile carriera letteraria dietro, come fanteria di manovra con scritti vari tipo bandierina e trombetta, al cavallo del condottiero con medaglie similoro e bombe petardo.

Particolare esilarante… la GERARCHIA IMPERIALE FEUDAL-EDITORIALE-UNIVERSITARIA che conta, non prende in considerazione questi condottieri auto-nominatisi strabilianti. Insomma nella GERARCHIA IMPERIALE valgono i Baldacci i De Benedetti i Contini i Mengaldo i Cucchi i Conte un tempo i Sanguineti e i Porta. Il capitalismo schizo-spettacolarizzato (rivelato da due compagni di valore: Deleuze e Debord!) ha le sue gerarchie e sceglie quelli che accanto al talento sanno vendere nella grande distribuzione il prodotto Cultura! Nella GERARCHIA VASSALLATICO FEUDALE DEI VALVASSINI E DELLA PLEBE CULTURALE il Grande-Schizo-Capitale non pesca i suoi esecutori e custodenti l’ideologia principale del dominio. Usa la Gerarchia Vassallatica Feudale dei valvassini come serbatoio strumentale di manovra. Per far loro combattere battaglie di retroguardia, aspettare i tartari, farli sbandierare nel deserto del web in piccola oasi ritenuta da generali e truppa una nuova Australia!

Se tra di voi, che vi definite anarchici e comunisti, c’è già qualcuno o qualcuna che ha pronto il librino sull’anarchia da stamparsi o da far stampare dal piccolo editore o magari dall’editore importante, o se ne fa vendita on line, sui social, non è un anarchico conseguente. Non sta praticando alcuna anarchia! o prassi sovversiva. Alcuna poesia e letteratura rivoluzionaria.

Vi dico questo con brutale sincerità.

Quando scopro sui social, on line, in vari siti come tanti, i più, vendono se stessi nel sotto-mercato editoriale o celebrano se stessi in siti e blog vari con rimando su Facebook, mi prende da una parte noia, nausea, e poi anche furore, perché ognidì posso constatare che l’idea-prassi di un’arte anarchica e transmoderna non si realizzerà mai! – E per l’età che ho ne conosco una miriade di addetti ai lavori culturali più vari. 

In ciò i "reazionari" o i cosiddetti "rivoluzionari" o i "riformisti" sono esattamente nello stesso orizzonte ideologico al di là delle formulazioni di varie teorie, che appunto, teorie-ideologie, nascondono l’asservimento al capitale e all’ideologia dominante. 

Entrambi i partecipanti a queste tendenze sono contro la grande editoria e i media on line e su carta stampata perché aspirano a farne parte. Non altro. Qui non c’è la linea anarchica che serve al rivoluzionamento generale del Mezzo di Produzione. Ma "l'eterna carriera" del letterato alla corte di un cercato signore inventata dal 1500 in avanti. In Italia per questa tradizione, anche on line, abbiamo esempi di servitù e trasformismo indecenti e ridicoli. Una mostruosità da Vaudeville o da Grand Guignol.

In genere a chi si oppone a questo "galateo servile", per trovare "Casa" operato da folle di letterati e artisti gli si dice sbrigativamente che scrive o dice "mostruosità" e che propone una "purezza" insultante. Ecco un rovescio che divertirebbe il Marx de "I manoscritti economico-filosofici" e di "Per la critica dell'Economia Politica". Se vi interessa saperlo, cari compagni, a me ciò lo dicono da sempre. Con l'elettronica poi, una e-mail trafiletto, e l'anarchico Accio è servito!

Ma anche se dispersi non siamo pochi!, ad opporci al "galateo servile", e se voi tutti vi aggiungete oggi, ritenendo l'estetica da unire alla rivolta, fondamentale, saremo ancora di più.





LUCCA-MURA- Scontri contro i potenti del G 7 costì riuniti





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Tra il Soviet di Pietroburgo e le caserme degli zaristi con generali e cadetti è facile capirne la differenza e l’inconciliabilità. Tra il Quarto Reggimento di Bonaventura Durruti e gli stalinisti e i fascisti e i liberali è facile capirne la differenza e l’inconciliabilità.

Per chi ama l’anarchia, l’uguaglianza, il comunismo, il cristianesimo delle origini, è facile scegliere. È facile scegliere da che parte stare. Inutile aggiungere da che parte han scelto di stare la massa poetante scritturante disegnante. Diciassette anni fa, 2000, pensavo fosse possibile creare dei Cyber-Soviet-on line atti rivoluzionare lo strumento di produzione capitalistico contribuendo con altre migliaia di esperienze-siti-anarchici al rivoluzionamento del mezzo di produzione-web… ciò non è mai accaduto. Vi lascio il testimone cari giovani compagni e compagne… provateci voi se ne avete intento.

Bisognerà, bisogna raccontare l’epica reale di chi combatté nell’otto-novecento e chi combatte nell’oggi contro il fascio-capitalismo-spettacolarizzato creando una mitologia nuova, come chiesero Hoelderlin (contro i neo-arcadi) Novalis e Rimbaud e Majakovskij, e Jeanne Hèbuterne con la sua pittura e amore nel tragico, e Boine con il suo rivoluzionarismo conservatore,... accogliendo nel mito rivoluzionario chi senza nome oggi e senza nome ieri diede la vita, spese la vita, fu coerente per una vita perché l’uguaglianza economica e nella cultura si realizzasse. Consegnandoli ad un possibile romanzo transmoderno perché i loro nomi siano ricordati. Prima loro e dopo, eventualmente, i poeti di mestiere e in carriera.

Io sto da questa parte. “No Paseran!”. Deve diventare il motto del singolo che vive in anarchia. Diventare una trincea proletaria invalicabile. Intanto singola e poi in gruppo e poi nella classe. NO PASERAN!

Bisogna re-inventare una mitologia proletaria. I testi di Jack London ad esempio possono diventare utili, e anche gli eroi del fumetto. Lo furono per i miliziani delle Brigate Internazionali spagnole e per i resistenti nel 1945. C’è necessità di un immaginario, un’epica, anarco-comunista. Riconoscibile. Usando pure tutte le forme estetiche ereditate dal novecento dalla Pop Art informale Body Art alla Poesia visuale all’Arte Povera alla Stret Art alla Post-Human Art all'Arte Elettronica da disseminare ovunque, ANONIMA MA COLLETTIVA. DI CLASSE.

Ogni singolo nel collettivo una trincea. Da me non sono passati! "QUESTA È RELIGIONE QUESTO È COMUNISMO". Mi scrisse una compagna anni fa, negli anni settanta, e che purtroppo è morta da tempo. Le dedico questo mio “Ottetto” - A questa massima, a questa avventura epica, sono rimasto fedele da sempre.



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La poesia non ha bisogno di alcuna teoria letteraria – sennò come esisterebbero i Montale con la terza media, gli Umberto Saba con difficoltà a diplomarsi, i Sandro Penna che scansavano ogni teorico e i maestri elementari come Caproni? - o filosofica.


Ripeto con esempio. Così come l’eros per essere vissuto tra gli amanti non ha bisogno della lettura del Kamasutra o di visionare video porno perché si esplichi. Chi pensa che sia necessaria la teoria in poesia e nell’eros è un impotente e un frustrato.


Tra chi, poeti e poetesse, vende e spiega on line la propria poesia e i puttani e le puttane sui cavalcavia (rima casuale) preferisco quest’ultime. “Bocca Fica Culo” e relativo prezzo. Senza amorosa teoria a giustificare la puttaneria (rima casuale). Senza alienata e feticistica recita per far passare una “vendita” di corpi e parole per missione atta a salvare le sorti della letteratura e delle arti nel mondo. Fra l’altro le puttane e i puttani sui cavalcavia non pensano di avere la fica d’oro o il cazzo d’oro. E anche per questo è da preferirli, a loro modo sono realisti e non portati a vendere merce supervalutandosi in ogni dorata vanità.

I puttani e le puttane sui cavalcavia vendono merce fresca, di giornata; i poeti e le poetesse on line a volte vendono corpi di poeti morti, pezzi di cadaveri letterari, per ricavarci lapidi con cui vendere meglio se stessi in luce riflessa sopra bare gloriose. Quindi anche qui, meglio i puttani e le puttane sui cavalcavia che si danno via evitando la necrofilia (rima casuale)

La POESIA ANARCHICA non vende né corpi né relative scritture nei vari generi. Né usa i corpi dei gloriosi morti per costruirci carriere letterarie e visibilità su se stessi e su quanto il soggetto poetante di sé cantante va scrivendo e disegnando per il seguace sottolineante!





Combattenti antifascisti spagnole - Gerda Taro






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I gruppi intellettuali - nella poesia italiana soprattutto - hanno sempre dominato chi voleva praticare la letteratura sentendosi depositari di teorie adatte perché essa venisse correttamente prodotta. È un potere di cui si arrogano e che niente vale. Ma chi prova “vergogna” non conoscendo le "loro" teorie o sente il bisogno di praticarle per trovare la sua forma di letteratura od estetica o poetica ha introiettato la schiavitù verso figure di comando. Verso sacerdoti dei saperi che già Rabelais e Villon definivano: tronfi, vanesi, palloni gonfiati, tromboni. 


Ma c’è sempre chi non sa vivere senza una gerarchia alla quale inginocchiarsi. Chi a ciò cede non ha l’Anarchia Libertaria in sé della Fantasia. Bensì regimentazione (i condottieri a cavallo o senza a questo mirano) che a volte diventa pubblicazione, antologia da una botta e via!, nomina con tessera di partito esemplare in bella vista, prefazione, viatico ritenuto accesso alla carriera,… che risulterà guinzaglio caduco, pericoloso fino a strozzare!! il poeta e la poetessa, e che nell’epoca del web varrà un clik, un "mi piace" sbadato, un’apparizione tra altri milioni di faccine e commenti… per poi essere dimenticato. Nella tristezza, nella mestizia del soldato intruppato nella scoperta inutilità di possedere un fucile a tappi poetici.

Perché nell’epoca del web POETICA VANITÀ rima (e io ne godo) con POETICA INUTILITÀ! 

I Gruppi Intellettuali sono morti e non risorgeranno! Quelli in giro sono cadaveri senza sapere di esserlo!
Vivono di rancori risentimento invidia verso chi ha avuto successo nella Gerarchia Imperiale (come i Magrelli, i Buffoni, i De Angelis che vengono smerdati continuamente come poeti da strapazzo ed invece sono poeti che svolgono un mestiere con serietà), loro costretti a vivere nella Gerarchia Sottoproletaria (ritenendosi geni!). Anche se si profumano con ogni orpello filosofante-citante. Son contento da giovane sedicenne di aver loro tirato pietre e sedie in accademia e nelle scuole occupate.




6

Fino a quando non è esistita la Rete e il Web le consorterie poetiche ed intellettuali han proseguito il novecento con i gruppi intellettuali in lotta tra loro (con indegnità e violenze perverse ma giocate col velluto intellettual-colto-da-asporto!), e tutti contro i solitari, che hanno avuto i nomi di Giovanni Boine, Dino Campana, Alda Merini. Tutte le loro teorie letterarie oggi a rileggerle sono cenere, meno che cenere, nulla. Però spesso hanno deciso il destino di tante voci poetiche e letterarie oneste, che da ciò han ricevuto sofferenza, umiliazione, ferite. E per questo provo disprezzo verso i morti intellettuali di un tempo che fu! e le imitazioni, molto imitazioni!, viventi che ancora a queste prassi si dedicano on line e su carta stampata. (Però oggi contano meno di zero! e di quel periodo questi meschini han nostalgia). Chi opera classifiche opera in modo falso stupido e (citando Flaubert e Baudelaire col suo Salon Caricatural) stronzo.


-Chi opera classifiche di poeti "ottimi” e poeti "scadenti" mettendo se stesso tra gli ottimi è un poeta fascista. Perché "fascismo" è pure gerarchizzare i saperi e la loro distribuzione dando ordini e comando. Dunque c'è del fascismo anche in chi si scalmana di sinistra o vociante nei vari partiti detti democratici. Un socialfascismo poeticismo tristismo? Massì... può andare!

-Chi di mestiere per esaltare se stesso o se stesso offende e deride e oltraggia altri poeti, sminuzzandone le poesie in rancorose analisi on line, come scadenti è un poeta fascista. 


-Ogni poeta, ammesso che sia “minore”, di ieri e di oggi, è un compagno in poesia! Chi lo insulta è un poeta fascista.


Nel secondo novecento le rivoluzioni nella cultura nel ’68 e nel ’77 (e in certi siti di poesia le lotte politico-culturali che costarono tanti morti, da Franco Serantini a Francesco Lorusso, sono irrise e sbeffeggiate. Da qualche finestrella di rivista poetica i compagni ammazzati e chi su di essi, poeti e scrittori e pittori, scrissero e disegnarono, sono sfottuti senza ritegno da letterati miranti ad una letteratura per addetti ai lavori e dove per capire dieci versi ci vogliono dieci volumi di storia della filosofia e dieci volumi di storie letterarie globali, aggiungono alle revolverate della polizia le loro parole proiettili. Confido che i compagni, come quelli cresciuti contro il G8 a Genova quando fu ucciso Giuliani, e ora attivi nelle lotte contro il capitalismo-finanziario, in maniera anonima, o sigla di lotta, come a Lucca in questo marzo 2017, contrastino questa gente altamente Reazionario-Kultura) non sono riuscite a porre al centro della rivoluzione la poesia e l’estetica per tutti, per le classi sfruttate, in una sorta di liberazione nei segni che valesse come manifesto accanto alla liberazione economica dallo sfruttamento.






Gerda Taro







8

In poesia in letteratura vale la scelta. Colui che vuole dedicarsi alla poesia è meglio se sceglie poeti che ebbero una loro coerenza nella scelta.


Personalmente scelsi Rimbaud perché smise di scrivere a venti anni e fino alla morte ha osservato il silenzio. Facendo altro. Disinteressandosi di ogni suo scritto. Pubblicato o manoscritto. Santo anarchico ciò scelse! 

Poi Franz Kafka che chiese la distruzione dei suoi manoscritti. La letteratura non serve a nulla. Si disse. Neppure la mia. Non porta ad alcuna salvezza.  Altro Santo dell’Anarchia e ciò scelse! 

Poi Majiakovskij che togliendosi di torno ogni poetica decadente sceglie il proletariato, la rivoluzione, l’amore assoluto: vedendone il fallimento si spara. Discorso chiuso. Ma intanto ha praticato alto comunismo alto amore. Santo Comunista e ciò scelse.


 Giovanni Boine che scelse di morire da solo di non sistemare i suoi Frantumi o libri che combatté da solo le gerarchie intellettuali del suo tempo venendone martirizzato. Santo rivoluzionario-conservatore. Ciò scelse. 


Poi ricordo Modigliani e Jeanne Hébuterne. Che teoria hann studiato Modigliani ed Hèbuterne per i loro capolavori? Nessuna! Come Brancusi! 

Modigliani va fino all’estremo per la sua e solo sua idea di arte e scultura e assieme a Jeanne vivono amore ed estetica, anche dentro litigi e ardui crepacci esistenziali, ma staranno insieme fino alla fine. E lei pur di stargli accanto si uccide. Amore e Arte che insegnano tutto! Ma proprio tutto! E ciò scelsero! 

Poi Gauguin, che solo disperato, senza nessuno che stimi la sua pittura, in un'isola dimenticata, beve il veleno e dice: "è deciso si muore!" Però vomita e non muore. Morirà poco dopo. Con una gamba in cancrena e preso in giro dai coloni e da chi prima esaltò la sua selvatica estetica e poi la disprezzò tradendolo. Come Emile Bernand.


Ho sempre pensato che per ogni artista prima o poi giunge la scelta di morire. Prima della morte reale. Se è un vero artista. Io riprendo la frase di Gauguin e ci faccio un'aggiunta. “E’ deciso si muore, col vestito migliore!”. La morte e la sconfitta cucita nel vestito migliore dell’anarchia comunista.









Brigate Internazionali Anarchiche - Spagna





In poesia e in estetica prima viene il reale le persone le loro vite, vite non di letterati nutriti di citazioni e dalla loro boria di sentirsi autori (il web è colmo di autori, sono migliaia di migliaia!, titani della supponenza e della vanagloria di apparire maestri in qualcosa che è perfettamente inutile e spesso sul piano estetico banale o copiato o eco di genuflessioni verso ritenuti maestri che se maestri lo sono non vogliono seguaci o camerieri in livrea). 

Il poeta o la poetessa, lo scrittore o la scrittrice, il pittore o la pittrice, stiano tra le genti, sappiano delle loro gioie e malattie, e dolori, e semplici felicità, e anche sappiano dei loro abbagli, e raggiri, e torture, e violenze, che l’oggi turbo-capitalistico anche on line e nei luoghi di lavoro impone. E allora se avranno questo dialogo - non con addetti alla cultura nominatasi sapienziale nella Letterarietà-Mammona - con la gente reale, vera, potranno sperare di creare un’estetica che valga a soddisfare la loro spiritualità anarchica. La loro possibile gioia.




Claudio Di Scalzo detto Accio
Foto di una compagna di passaggio - 2012 - Pisa



Nessuna opera d’arte, in letteratura, o poesia, può sostituire il reale amore, la reale gioia, il reale dolore. Si affidino prima, chi vuole dedicarsi all’arte, alla poesia, a stare col bambino che gioca, con l’anziano che racconta la sua vita, con il medico che lo cura, con il padre o la madre che cercano una parola di scambio con i figli, … fate questo prima di dedicarvi all’estetica. 

Io non sempre l’ho fatto in questi ultimi decenni. E in questo sta il mio rimpianto di oggi. La scelta di lasciare la Rete per dedicarmi ad altro. Ma se ripartirà una lotta collettiva per il Comunismo e la poesia e la letteratura libertaria tornerò volentieri con voi cari giovani. 


Vi saluta, a pugno chiuso, Accio








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