martedì 13 agosto 2019

Claudio Di Scalzo - Buck Eden contro la gerarchia vassallatica in poesia e letteratura on line - Quartetto. Con la partecipazione di Cha' Risa.

 


                                             


Buck Eden
personaggio ideato da CDS 
sul Giornale Telematico Glocale Tellusfolio nel 2005





                                         






Claudio Di Scalzo


DICE BUCK EDEN
PISALPINO
 A PROPOSITO DEI CULI CULTURALI IN RETE...
(2006)


Tutti i blog e siti culturali, di letteratura di poesia di filosofia con relativi gruppi culturali, in gerarchica feudalità oppure attorno a una tavola rotonda dove c’è sempre uno che fa Re Artù il più furbo tra i Più-poetanti! propongono intellettuali coltissimi che vivono citando libri come le cicale passan l’estate cicalando: soltanto che loro non conoscono inverno e durano tutto l’anno: e il pètent plus haut que leur cul, scoreggiano più in alto del loro culo. Si pronuncia: il pèet plü ó che lör cú in dialetto valligiano - Scoreggiano più su’ der su' buo, in vernacolo pisano! 



Chi fonda, dirige, amministra, i blog cultural-letterari-poetici-filosofici vogliono fortemente apparire dei GENI, hanno L'EGO-COSMICO, e lo mostrano ognidì on line, ma sono dei mediocri frustrati, a cui venne negata la grande editoria, la grande università, le grandi gallerie, già occupate dalla Gerarchia vassallatica regnante imperiale, che trattano i gestori dei blog culturali (Gerarchia vassallatica sottoproletaria) come poveracci, utili a divulgare i libri e i dipinti di loro che stanno da Einaudi o Mondadori o nei grandi musei, o nelle grandi gallerie internazionali o nelle università che contano. Ogni tanto concedono a questi sottoposti sacerdoti-preti di campagna-web di usare qualche parte di libro che han pubblicato, qualche foto, e, massimo onore, una foto con loro! Ma senza esagerare. Un po' come chi ha gli yacht di 30 metri tratta chi ha barchetta a remi, salutandoli al passaggio. 

Ovviamente il sottoproletariato culturale italiano, sterminato, in cerca di un minimo di scambio culturale prendono per chissà chi! la Gerarchia Vassallatica Sottoproletaria organizzata in blog e sitini (La Gerarchia Vassallatica Imperiale ha già i siti della grande editoria o siti gestiti dai loro segretari non stan lì a mostarrsi veline sul web, ovvio!) non essendosi mai scambiati con poeti e scrittori e filosofi, non san distinguere tra gli imperiali, (e inavvicinabili) che han scritto libri decisivi, e i calchi nella Gerarchia vassallatica Sottoproletaria, e quindi la massa sottoproletaria poetica, a volte, (perchè la Gerarchia vassallatica sottoproletaria è vanesia e tronfia all'eccesso e nausea anche i più volenterosi tra i poeti, perché li fa sentire delle merde. E non si sa a che titolo avendo pubblicato da editori da incubo!) prendono la luce riflessa sulle crape di questi blasonati in similoro (e pompati! dal coro! autoreferenziale che a poco vale) da mille citazioni a raffica, come se fossero chissà chi! in poesia e letteratura e filosofia e... s'inginocchiano in attesa di essere antologizzati, commentati, riconosciuti appartenenti al giro della Gerarchia vassallatica sottoproletaria. La Gerarchia Vassallatica Imperiale è inavvicinabile e non si scambia se non tra la ristretta cerchia che scrive sul Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa e che pubblica da Einaudi Adelphi o Garzanti. 


La Gerarchia Vassallatica Sottoproletaria è la base di un vortice poetico tanto vasto quanto inutile. 


Giro di miserande pubblicazioni, libri inutili, premi patetici, che stanno ai libri che contano come una sogliola a un delfino! ma la voglia del librino, di esporlo se stampato, di vedersi tra i commentatori dei libri degli amici, io scrivo-di-te-tu-di-me oh bello! fenomenale! onorato! superlativa intuizione! che gioia leggerti! (di recente sul blog di una casa editrice in collina lieta ho raccolto i commenti che pubblicavano: LECCA/LECCA IN PROGRESS e m'è venuta voglia di inscatolare il tutto come MERDA D'ARTISTA, ricordando Piero Manzoni, ma poi Enea Sansi direttore responsabile di Tellusfolio mi ha detto che saremmo stati querelati! e ho desistito) 

... questa pratica adorante verso i sacerdoti dei blog (che tanto più contano una sega e più si dan titoli roboanti! a fare un elenco delle testate in rete ne verrebbe fuori un poema esilarante) spinge la plebe culturale  a seguire corsi di scrittura creativa, maratone poetiche, festival in luoghi giù d'architettura, che i capi-bastone dei blog-siti letterari s'inventano a scadenze stagionali per avere la folla adorante (intendiamoci gruppetti da sei a dieci persone) attorno. 


Insomma per questa situazione ridicola e sordida insieme ci vorrebbe un Swift o un Voltaire o un Campanile o un Gadda per ridicolizzarli come meritano. Ma di questi grandi in giro non se ne vedono. Però anche qualche marxista un po' meno complice di questo andazzo (tra i gestori di blog letterari ex democristiani ed ex comunisti) che rivelasse come il Mezzo di Produzione capitalistico-spettacolarizzato-on line della cosiddetta cultura di massa liquida  genera schiavi alienati la cui merce-cultura viene sistematicamente espropriata... non guasterebbe! ma... anche loro poeretti neh! hanno il loro sito dove la cultura indicano a dito! (settembre 2006, Tellusfolio, Giornale Telematico Glocale)







Claudio Di Scalzo
LA SAGGEZZA DELLA PISTA SUL WEB
(marzo 2007/2009) 

Vi voglio donare il flebile vanto della mia lezione. Sul web che abitiamo. Del resto è una giornata alpina con striature di sole che mitigano il gelo sui monili che sparsi ho sulla scrivania: di ritorno da Parigi. Dai lucori turistici di Montmartre e altre apparenze scorte in quadri che come rampicanti mi tediano nel ritorno.

Il Web, cari adoratori orfani della carta che carriera non vi ha dato abbastanza! né nome in classifiche d’ogni genere, né piacere all’altezza dei vostri sessi ragionevoli, il Web dicevo… è un po’ come la frontiera, almeno a me piace immaginarlo così, e la frontiera, che ne so, il Klondike di Jack London, lì, mi pare, niente è di nessuno, lì vale solo “la saggezza della pista”; la situazione è elementare e nell’elementare molte sono le possibilità e molti i rischi. Lì quelli come me sono astuti come la bestia che uccidono senza tanti problemi e testardi nello sgusciare nell’informe di ciò che cade dal cielo dell’insignificanza d’ogni evento. Anche familiare, anche letterario, anche politico, anche etico. Non so se mi spiego. Qui il mio essere incalzato dai venti contrari mischia come una spremuta, di nervi e sangue, la cialtroneria e l’aristocrazia in bella rima; ho anche “paura” perché il miscuglio assomiglia a qualcosa d’innominabile. Forse il baffuto Nietzsche mi comprenderebbe. Tengo echi del suo pensiero nella bisaccia con la frasetta hegeliana che il concetto puro deve conferire alla filosofia l’idea della libertà assoluta.

Croste comprese cari signorini care signorine che tenete siti per leccarvi fra voi a margine delle plaquette di turno. La creatività assoluta è parlare senza coperture, non derivante da altro, non fondato in altro, che cresce e si sviluppa da se stesso, an-archico, che poi significa anche selvatico. Nel buttare via ogni cosa. Non salvare neppure lo spazio, geografia della via, della pista che hai attraversato. In nervosa allegria, sputo dilagante sopra il vetro dell’impronte digitali di una qualsiasi firma.
Scalza che sia!

Intendete? Nelle vostre postazioni riscaldate e foderate di “classici”?
Ah che disdetta ambire alla comunità degli aurei linguaggi farciti coi miti più o meno classici, aprire un cottage sul web, e poi mostrarsi letterati nella midolla, professori del distinguo, perché diploma feudale e gerarchia vi diedero! e un maestro da sé nominatosi vi fece inginocchiare. In qualche premio! In qualche prefazione! In qualche corso di scrittura poetica creativa! In qualche conciliabolo dialogante per mesti scambi!

Comunisti, socialdemocratici, cattolici, impegnati a lenire le sofferenze del genere umano, ne fate macchia fiorita nelle vostre biografie. Bollini premio. Santità posticce. Io spurgo - in me - ogni segno di umanità da voi antropologicamente manualizzata. Sulla pista. Il piano è corrugato. Il socialismo realizzato delle idee e delle scritture è una poltiglia, spesso infame, come lo fu nel reale di tanti paesi con i partiti comunisti al potere. Di tanti partiti democristiani al potere! Di questo paesaggio non m’importa. La mia intelligenza animale non è affatto collettiva, bensì individuale, meglio: singolare. Se mi seguite vi sperdo, se mi cercate vi sbudello, se mi copiate vi avvelenate. Intanto questo bolo lascio dove sono passato. Con le cartoline di Parigi e il fumo ritrovato della merda di mucca sotto casa.



Oltre il biancore della pista attraversata c’è il nulla l’abbandono l’unione a qualcosa che non so. A questa creatività inconoscibile che mi modella, perché scelta brada feci, affido l’intero mio destino… la doppiezza del nome, autore-personaggio, la molteplice vista.  (23 Marzo 2009)












LA GERARCHIA FEUDAL-POETICA: POETA-POETALLO-POETORE-POETINO

(DICEMBRE 2009)

Il richiamo alla gerarchia feudale di Sovrano-Vassallo-Valvassore-Valvassino mi sembra adatto per presentare una scheggia di facile sociologia sulle dinamiche poetiche nostrane. Nell’epoca del sottoproletariato poetico (una specie di plebe che ingloba letterati e intellettuali proletarizzati e servi della gleba cartacea-web che accettano di essere proprietà di un’idea-castellana modellata sulle loro vite), assistiamo sul Web al dilagare di Poetalli che nominano Poetori che a loro volta nominano Poetini con premi, recensioni, commenti spropositati, prefazioni, gestioni di collane, segnalazioni, pubbliche letture ridotte all'osso di sparuti teschi in sala.

A volte i Poetini fanno prefazioni a Poetalli che eiaculano ego-cosmicamente a tanta devozione verso lor opera in bara adatta. 


Nessuno si accorge di queste opere cimiterialmente complete né delle prefazioni dei poetini. Ma chi cura tali funebri imprese pensa di essere Contini che scrive su Montale. E la neurologia più che la poesia è interessata a questa patetico servaggio feudale. Oltre che la casuale rima. IA-IA-OH


Il Poetallo regna avendo ricevuto dal Sovrano-Poeta investitura certificata da premi timbrati D.O.T cioè D'Origine Truccata, lettere, vendita di parti nobili del corpo per uso sessuale,... senonché il Sovrano-Poeta spesso è un morto o più morti insigni sommati nel simulacro di Poesia-Mummia del Secondo Novecento... il Sovrano-Poeta-Mummificato è tenuto in vita con convegni, edizioni commentate, anche film o sceneggiati televisivi, università celebranti, vedove piangenti, amanti di vario genere, agenzie di viaggio con visita a tombe monumentali... (Milano è un centro di Sovrani-Poeti-Defunti notevolissimo)... Al Poetallo il compito di amministrare un territorio cartaceo ed editoriale in estinzione-contrazione.


Il Web ha scompaginato i confini amministrativi di antichi domini, e moltiplicato le gerarchie così come il sottoproletariato letterario in versione gleba. Molti blog e siti sono stati costruiti sulla gerarchia feudal-letteraria. E così vanno avanti. Amministrando una massa enorme di poeti oscillanti tra la pubblicazione su carta a pagamento e quella su pagine telematiche. Questo sottoproletariato a volte chiede una comunità dove vengano cassati i privilegi altre volte li riproduce appena messo su un blog proprio o un sito letterario. Questa massa sa anche essere feroce, ingrata, assassina contro i Poetalli i Poetori i Poetini. I quali ad ogni sommossa (spaventatissimi) alzano alti spalti e merlature e da lì dettano condizioni spietate per l’accesso alla Poesia: Vuoi una recensione? Vuoi pubblicare dall’editore dove faccio il critico? Vuoi essere segnalato su rivista?


INGINOCCHIATI, CHINA IL CAPO, BACIA IL GUANTO CHE SCRIVE PER TE


Ma cosa può portare un uomo e una donna, agitati dalla poesia, che scrivono poesia, a bramare una prefazione, una antologizzazione, un commento benevolo!, da un Poetallo o da un Poetore o da un Poetino?

Quale disperato bisogno di consolazione e riconoscimento può spingere una persona sana di mente e con i neuroni poetici in visibil’io a vivere per essere riconosciuti poeti da vuoti simulacri che dei poeti di un tempo, eroico? fatuo?, terribile?, hanno soltanto il prurito, la scabbia, la vanagloria, la supponenza?


L’occasione di una comunità, di un soviet, di un’assemblea di poeti liberi viene sacrificata in nome di un riconoscimento che vale come l’oro dei baracconi elevati dai giostrai nelle feste di paese!

Intanto milioni di voci si diffondono sul web (rimbalzano sui social dove la gerarchia pubblica poesia e cultura accanto ai siti porno alle dentiere alle auto usate ai corsi di nuoto!) che affidano alla poesia confessioni, diari, versi, entusiasmi, lacerti di biografie e trovarne l’esistenza tra qualche decennio sarà come trovare vita su di un pianetino dell’universo in espansione!
Chi certificherà vita poetica in queste scritture?

La prefazione del Poetallo? la benedizione su di un blog del Poetore? L'occhiolino di un Poetino? La partecipazione a letture con poco pubblico in qualche sperduta biblioteca immortalata da balbettanti video?



Il sigillo del Sovrano-Poeta-Mummia morto da cento anni?


Il premio vinto in una città italiana dedicato al poeta morto più di un fossile di dinosauro?

La fotografia accanto ad un Poetallo con la quale menar Vanto pubblicandola web in Gloria-Canto?
    
Tutto questo affannarsi ha qualcosa di terribile e di tremendamente comico.
Bisognerebbe uscire tra la folla dei poeti da gerarchia feudal-letteraria e sparare a caso come suggeriva Breton di fare con i borghesi parigini a passeggio.

Oppure se l’aria del Web può rendere liberi, esprimendoci come i servi della gleba che dalle zolle e dai verminai campagnoli fuggivano verso la città,… bisognerebbe costruire villaggi-web, comunità-web, realmente libere e dove vengano impiccati sulle palizzate i poeti che cercano cariche feudali. E i critici idioti che le sparano grosse, anche col culo scoreggiando più in alto del loro buco, per sordido dominio sopra poeti dilettanti e morti di fama 
(17 dicembre 2009)





Buck Eden







COME STO NEL CIMITERO DELLA TRADIZIONE,
COME SULLA PRATERIA-WEB

(27 dicembre 2009)


Una volta seppi di un partigiano, nel 1944 a Vecchiano, di giorno stava nascosto in un loculo del cimitero, accanto alla piccola bara della sorellina che era morta a tre anni, poi a notte usciva e faceva la guerriglia contro i nazifascisti. Questo partigiano mi ha ispirato. Era mio padre. Libertario Di Scalzo detto Lalo Nell'epoca del Web. Web che mi è congeniale, perché sono più scritture in metamorfosi. E posso svicolare dal mestiere tradizionale imposto dalla tradizione umanistica e relative gerarchie, ed editoria predatoria come cavallette. Anch'io sto in un cimitero, nel Cimitero della Tradizione, in un loculo, poi esco, non visto, e vado in giro a fare la mia Resistenza con la mia scrittura, a tracciare nuovi sentieri libertari, e poi rientro. E se mi allontano nel Web, nella prateria che ho segnato, mi mimetizzo sulla pista, pallido come neve, verde come la foresta, rosso come nel tramonto. Sono libero. Sono solitario. E imprendibile. Fino a che vivrò. E oltre. 


NOTIZIE SU BUCK EDEN

Buck Eden continuerà sulle pagine dell’Olandese Volante (la cui navigazione a breve parte) le sue avventure. Buck Eden è apparso anche nel giornale on line TELLUSfolio (2005-2009) da me fondato e diretto.








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