Accio al campo della Barra - Vecchiano. Foto Beppino Di Scalzo
MÈ CAPITATO UN FIGLIOLO FATTO ‘OSÌ E ME LO CHIAMANO ACCIO
Prima di buio prima che i pipistrelli mordessero le ‘ode ai rondoni sopra la ‘appa di cielo di ‘asa nostra… mi mettevo in cima all’aia perché di li a poo sarebbe ‘ominciato il pellegrinaggio con le orazioni verso di te che n’avevi ‘ombinate al solito di ‘otte e di crude… s’eran mamme me la ‘avavo promettendo gonnelle ‘ucite e stirate senza che spendessero una lira e s’eran omini il più delle volte ‘ontadini il tu babbo Lalo avrebbe sterzato qualche viaggio nei ‘ampi col camion a portà al mercato spinaci in inverno e pomodori in estate senza fanni tirà fori un quattrino… mi prendevo certe arrabbiature perché ti facevano apparì peggio di quello chessei… e qualcuna di sussiego con in famiglia gente di ‘oncetto faceva notà che col telefono si fa prima ma non cèra in ‘ucina perché l’avremmo messo tra qualche anno per tu pà che lo chiamavan pe’ viaggi d’andà lontano e per te… perché eran cominciate altre visite ma stavolta di ragazze per dimmi che ciàvevo un figliolo bugiardo che l’aveva prese in giro con un’altra… e io che potevo fà? ch’avevo smesso sul subito di pensatti posato e sposato in Sant'Alessandro con un bel fresco lana cucito da me… nulla! sopportavo con te piccino e con te grande… a volte ti dicevo ch’era “meglio perditi che trovatti”… e questo ti scatavetrava lo ‘apivo… però era bene che intendessi che se te lo dice una mamma è proprio segno che sei Accio di nome e di soprannome… ma lo dicevo sorridendo e ripensando che fatti nasce a sette mesi e salvatti con una puppa sola con un ‘apezzolo solo perché l’altro non buttava era stata un bella impresa… eri venuto fatto ‘osì… meglio non potevi esse bimbo mio… e anche se ti stramonavano sull’aia… l’altri figlioli dell’altre non l’invidiavo… mi garbavi di più te… eri unio nelle ‘orbellerie nei dispetti nelle bugie… e quando mi portavi le ciliegie mature le più rosse eri il bimbo più bello del mondo per me… con quei ‘apelli riccioluti che si ribellavano a ogni pettine… con quegli occhi neri che sembravano vedè anche nel buio… e il viso tanto bellino che veniva voglia di sbaciucchiatti come fossi zucchero… lo vedi come mi buttano i pensieri? ora che ciò il core mezzo pompato dalla macchinetta che gli dà battito per fammi campà dell'altro.
E mi guardavi ironio… e sembravi dirmi quello che pensavo… “meglio perdimi che trovammi?... 'osì uguale non lo ritrovi… e poi ti manco!” – Era proprio 'ome mi dicevi col sorrisino a demonietto... e m'immagino che senza esse mamme l’an pensato lo stesso le donne che t’an preso il core e tu a loro… son stata anco gelosa… non dovrei dillo né pensallo… ma-me lo dio e te lo dio… perché a volte ciài lasciato le piume… e ti vedevo e ti vedo sul terazzo nella sera che passa sul noce a guardà dove il tempo degli innammori posò limatura di ferro e pane… e intendo che a sposatti e avé figlioli un thà tenuto del tutto le briglie
Con la quinta elementare cè da legge poo... poinino s’intende… allora da bambino tu se’ stato il romanzo in cima all’aia dove intendevo quello che più mi piaceva 'apì e sottolineà con la matita d'un sospiro d'una risata… e poi riraccontallo al mi Lalo e riavacci altro ‘apitolo col su punto di vista che non andava a combaciassi al mio… se sei scrittore come pensi d’esse raccontala la tu mamma el tu babbo che ti misero al mondo fatto ‘osì… se un mi si ferma il core prima... poi me lo leggi… e se è meglio perditi che trovatti... perdere il tempo passato e ritrovacci un libro mi sembra un'avventura signifiante che qualcosa di bono te che bono un lo sei stato hai 'ombinato... e son contenta davetti fatto 'osì anche se tàn chiamato Accio...
NADA PARDINI
Pasqua 2012
La foto te la fece alla Barra il tu zio Beppino che poi farà una morte brutta a Migliarino Pisano... aveva una di elle macchine fotografie ameriane che fotografano 'olorate. Nell'albergo a Viareggio e nel loale da ballo che mandava avanti c'erano in giro... ma per noi erano una novità...