venerdì 13 aprile 2012

Claudio Di Scalzo: La torta coi bischeri della mi’ mamma Nada. Un'insolita filologia a scuola. Feuilleton paesano 3


                      
Claudio Di Scalzo e la classe III A Ragioneria di Chiavenna - Foto De Ròmeri Rachele


 LA TORTA COI BISCHERI DELLA MI' MAMMA NADA
(Un'insolita filologia a scuola)

E’ stata sicuramente una delle lezioni più spassose che abbia mai svolto in una scuola. In una classe Terza ragioneria. In questo caso di Chiavenna. Argomento il Medioevo e la parola bischero associata ad un dolce. Che transita da Firenze a Pisa e Lucca. Il tutto grazie alla torta coi bischeri che la mi’ mamma, Nada, ha voluto anche quest’anno impastare nonostante il cuore le pompi in petto soltanto grazie alla “macchinetta”. Portala ai tuoi studenti e ad ognuno una fetta, mi ha detto. 

Così ho fatto tornando in Valchiavenna anche col peso addosso di lasciar sola una donna di ottanta e passa anni e ammalata di cuore.

La torta coi bischeri prende il nome da bischero. I Bischeri erano una famiglia fiorentina che possedeva terreni dove il Comune voleva edificare la chiesa che voi conoscete come Santa Maria in Fiore. Siamo all’inizio del Basso Medioevo. Il Comune ricevette almeno tre dinieghi dai Bischeri, anche a fronte di alte somme. Al quarto confiscarono loro i terreni, qualcuno lo uccisero e il resto in esilio. Allora le transazioni commerciali potevano diventar rischiose e a fil di lama. Soprattutto se si era bischeri… e cioè non si sapeva stare al mondo, capire quando la corda poi si spezza, ed evitarlo trovando un compromesso, una soluzione sensata. La torta coi bischeri poi si connota allusivamente di altri echi. La pasta che racchiude cioccolato, canditi, uvette, viene scolpita come tanti piccoli bischerini. Bischeri di bimbo, o bischeri in riposo, tozzi, di adulto. Anche perché la torta così calorica, a mangiarne una bella fetta, incita al vitalismo erotico e allora il bischerino diventa bischero un po' più grande.  Se poi uno pensa che il dolce adesso soprattutto diffuso nella zona di Pisa, Vecchiano, e nella zona di Lucca, Capannori, viene fatto per le fiere di primavera in concomitanza con l’Ascensione abbiamo un altro esempio di sacro e profano. E forse bischero è anche chi non crede al Cristo che muore e risorge. Questo almeno fino alla laicizzazione italica integrale.


Questa è stata pressappoco la mia lezione. Poi abbiamo mangiato brindando con la Coca-Cola e la Sprite alla salute della classe, auspicando che tutti siano promossi, e i ragazzi hanno anche brindato alla mi’ mamma: la Nada. Quando le racconterò che è apparsa in una lezione col su figliolo sicuramente il suo antico cuore batterà meglio alla latitudine del sentimento invincibile. E appena recuperato il suo umorismo non mancherà di dirmi al telefono: "Forse è perché di torta coi bischeri ne hai mangiata tanta che hai fatto nella tua vita un fottio di bischerate". Rideremo assieme e andremo a letto contenti. Io qui tra i monti lei là vicino al mare. 

Claudio Di Scalzo