domenica 27 gennaio 2019

Vedova Rina Rètis: La storia barile di merda secondo Giovanni Boine. Come il poeta prefigurò l’arditismo fascista scrivendo a Emilio Cecchi.



CDS: Rina Rètis nell'inchiostro dolente -Maggio 2017






Rina Rètis

LA STORIA BARILE DI MERDA SECONDO GIOVANNI BOINE. 
COME IL POETA PREFIGURÒ L’ARDITISMO FASCISTA 
SCRIVENDO AD EMILIO CECCHI.



Giovanni Boine volea pugnar per non sentirsi eticamente fallar. Se i suoi coetanei in guerra vanno lui a casa compie danno. 

Si scopriva dinoccolato e ammalato dedito a strofette insulse. Ci rideva sotto ai baffi. Ma quando scriveva a Cecchi sulla guerra in corso era lui ad aver visione e polso. Seppure senza moschetto al piede. Lucidità che non fu di alcun adepto al marxismo loffio della II Internazionale.

Boine raggiunse al seguito di Padre Giovanni Semeria il fronte, per operazioni di assistenza e bontà cristiana sparsa come lenza, di sopportazione nella drammatica contingenza.

Il critico Emilio ricevette una lettera dove, Boine, come altri addebita alla guerra in corso una futura vastissima miseria sul suolo italico e per le masse; poi, e qui già s’avverte l’occhio lungo di Giovanni, quando vaticina, allo scrittore dalla prosa cesellata, che per venti anni ogni retorica sulla guerra sarà rovesciata nelle menti e negli occhi degli italiani. Ed è esattamente quanto farà il fascismo mussoliniano.  

Però la sorpresa, a mio avviso, mai colta dai vari “tastatori”, eh eh, dei carteggi ed epistolari di Giovanni Boine,  a volte tastano le lettere di Boine come i malati di sesso le riviste porno per ricavarne relazioni (o stente erezioni?) in eruditi convegni, è proprio la prefigurazione del ruolo di parti dell’esercito, gli Arditi, che dà a Boine sguardo a vol radente e vedente nella tragedia storica il tutto il niente. E il lato grottesco canonizzato nel Barile di merda che non solo rotola in basso ma anche in alto (nelle istituzioni?, nelle ideologie borghesi e ereazionarie?, nei pensieri dei colti intellettuali?) e che, con tutta evidenza, anticipa il giudizio dell’ultimo Montale sulla Storia le Stalle di Augia la spazzatura e così via.  

“ (…) mi resta di dire il mio pensiero freddo, come uno sputacchio sul viso di questi che ora si fanno ammazzare. Domani però saranno essi ad ammazzare noi (…) la storia, caro Cecchi, è un barile di merda che il diavolo rotola per la china della morte: sotto sopra su e giù la merda è sempre quella. “

Boine intanto riconosce che la sua critica, talmente antipatriottica nella sua crudeltà, può somigliare a uno sputo sul viso di uomini che son lì a combattere. Poi intuisce che questi soldati, i più motivati, o indomiti, o follemente credinciani alla terra che avevan promesso loro dal governo, diventeranno la massa di manovra del fascismo: con pistola manganello fucile mitragliatrice. Tanto da scannare quelli rimasti a casa o fedeli a qualche liberalismo o socialismo.

Quanto mi coinvolge in Giovanni Boine, è questa sua perfetta nudità e solitudine nel vedere quanto altri non vedevano. Il mio amato Fosco Neri (8 XII 1952 – 10 febbraio 2017) mi fece conoscere questo autore. 

Fosco trovò per me i libri a Lucca sulla bancarelle in Corte del Biancone. Se esiste un luogo, valicata la morte, dove vanno i rivoluzionari e gli uomini impavidi...  lui è fiero di me. Ciò conta mille libri e fonda l'amore che non può finire! 

Neppure se mi offrissero la cura delle opere complete di Giovanni Boine presso un editore come Adelphi rinuncerei al legame che la mia storia d'amore ha intrecciato con Fosco e Boine! 

Ho rifiutato persino di andare alla festa-convegno del centenario della sua morte (maggio 2017) ad Imperia. A parte gli universitari che svolgono opra necessaria e scientifica sui testi, il resto della truppa plaudente nominatisi interprete di Boine con annessa qualche teoria da seduta spiritica per evocare l’ectoplasma del povero malato di tisi e sfruttarne l’ombra, mi fanno letteralmente schifo! Prostituzione. Boine sputacchia loro in faccia se ti chiamano da dove stai ora!

In ogni caso, nessuno, MAI, potrà usare quanto inventai con la complicità di Fosco Neri, per pubblicare post commenti per farsi belli con la tosse mortale d’un sacrificato! o peggio ancora che consegni il mio Boine a strampalati eruditi per ricavarne carriera fallace  e transistoria e patetica on line. Appartengo, come suol dirsi, ad altra categoria morale umana e sono comunista!

Chi usa in esaltati traffici colti Giovanni Boine, così come altri poeti, sta nel Barile di Merda che rotola su e giù e crede di abitare qualche eletto Parnaso.















NOTA CDS 1

RINA RÈTIS è un personaggio da me ideato a fine 2011 - Rina Rètis ha vissuto  con il compagno Fosco Neri fino alla morte di quest'ultimo, per incidente stradale misterioso, il 10 febbraio 2017.

Tutti i personaggi da me ideati per il diritto borghese sono copyright di Claudio Di Scalzo però alcune volte ho concesso ad altre firme, come accade nel fumetto e nel cinema, di usarne nome e cognome e vicende. Se usano a sproposito, dandomi danno o male, miei personaggi generi temi erbari ornitologia semplicemente ancora ne scrivo rivelando dove sta l'originale dove il calco.


Rina Rètis è pure un poema grafico, illustrato con poesia visuale (come nel collage in esergo) e dipinti. Alcuni esiti sono in custodia presso la Galleria Peccolo di Livorno.




NOTA CDS 2

IL MIO NOME È RINA RÈTIS

Il nome è Rina Rètis. Sono una comunista eterodossa. Con simpatie per Trotskij. In passato ho scritto, senza mai pubblicare un rigo, sulla vicenda del mio legame con Fosco Neri. Il mio amato compagno. Anche pittore. Morto in un oscuro incidente stradale, e penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, nel febbraio del 2017. Ebbe, Fosco,  una vita politica turbolenta negli anni settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.

Mi sono interessata, episodicamente, a un poeta ligure che tribolò in vita con l’immobile tomba del nome, ma da alcuni sono soprattutto una donna malata. Una rara e poco conosciuta malattia alle ossa ed ai muscoli mi danno spossatezza, dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio dolore con una tenerezza che a rileggerne gli episodi e soltanto a pensarci mi viene da piangere. Perché non è più con me.  Malattia organica  che mi azzanna la psiche. La morte di Fosco però mi ha dato un’energia che prima non conoscevo. Devo proseguire il romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo coinvolgeva con ricerche sul movimento operaio e rivoluzionario, in un’epoca che questi accadimenti rivoluzionari hanno occultato sotto menzogne, tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son stati artisti-artiste letterati-letterate intellettuali. Per questo quasi tutti li disprezzo. Per questo voglio ancora scrivere da comunista qualche frammento. Per questo Rina la rossa appare su certe pagine elettroniche. E Fosco è con me anche se gli altri non lo vedono.





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