sabato 24 febbraio 2018

A.C.C.I.O. - Antifascismo e Rivoluzione nei segni con i Carmina Burana. Divulgazione di Claudio Di Scalzo









A.C.C.I.O. 

ANTIFASCISMO E RIVOLUZIONE NEI SEGNI CON I CARMINA BURANA

(divulgazione di Claudio Di Scalzo)


Questo disegno stilisticamente può essere velocemente riproposto con bomboletta spray su mura e pareti. È firmato A.C.C.I.O. 


Azione Comunista Comunitaria Internazionalista Orientata.

Con intento antifascista.

Guerriero, greco?, medievale?, Cyber-Fantasy? 








Rimanda ai Carmina Burana medievali e alla reinvenzione che ne fece Carl Orff.

L’antifascismo rivoluzionario nei segni se ne impossessa, ripropone l’eroismo medievale vagante contro i draghi nel male, e l’epica che fu usata dalla reazione. 

Capovolgimento, distorsione, reinvenzione dell’immaginario per il rosso movimento antifascista e anticapitalista del presente 2018.

Nessuna opera disegnata o scritta verrà mai resa proprietà di un singolo autore ma della sigla anonima: A.C.C.I.O.












Le vicende nel gennaio scorso dell’OLANDESE VOLANTE (inabissato ora come antologia) di quest’anno con il riapparire del neofascismo, hanno portato ad A.C.C.I.O.

Ogni evento spettacolarizzato dai media dal web, anche il fascismo e l’antifascismo hanno questa sorte; esso può produrre la tentazione o scelta di scriverci o pitturarci e firmarlo come opera singola sugli eventi. Secondo il ruolo dell’autore ereditato dal Novecento capitalistico nelle estetiche.


Ciò è da me, da sempre rifiutato, fino a giungere ad A.C.C.I.O.


L’ultima avventura. “È deciso, si muore! Col vestito migliore” (Gauguin). 


Il vestito migliore per me è il comunismo che vince l’alienazione delle arti ridotte a merci.


Non so, e neppure m’importa saperlo, la validità o meno estetica di quanto inventai per tanti anni, di quanto offro creandolo assieme ad altri compagni e compagne, ma so che è un esempio estremo e coerente di avventura estetica comunista. E la sua azione più che nel web, quasi inutile per le lotte libertarie in questa fase, vale per i luoghi di lavoro, il reale delle strade, dell'associazionismo antagonista comunitario.

Questo volevo e cercavo. Qui starò da ora in poi.

... e se prendo qualche manganellata e riesco a scamparla come quando avevo vent'anni, raggiungendo il Cardellino musicale, qualche suonata di Bach mi aggiusterà il mugghìo nelle orecchie. (Le botte in testa, scrivo per esperienza, questo producono. E così anche la socialdemocrazia sarà utile a qualcosa per l'antico bolscevico!





Clikka




(prima dell'inabissamento nel gennaio 2017)





venerdì 23 febbraio 2018

Rina Rètis comunista: "Ti porgo un suono tronco". Al mio compagno morto Fosco Neri









Rina Rètis 

Ti porgo un suono tronco
Da completarti in bocca
Un profilo HB di matita
Se ci aliti colore in tetrabocca
Lana da annodare
In viso di medusa
Litico t’aspetto alle mie ciglia





CDS: La vedova Rina Rètis





IL MIO NOME È RINA RÈTIS

Il nome è Rina Rètis. Sono comunista eterodossa. In passato ho scritto, senza mai stampare un rigo, sulla vicenda del mio legame con Fosco Neri. Il mio amato compagno. Anche pittore. Morto in oscuro incidente stradale, e penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, nel febbraio del 2017. Ebbe, Fosco,  vita politica turbolenta negli anni settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.

Mi sono interessata, episodicamente, a un poeta ligure che tribolò in vita con l’immobile tomba del nome, ma da alcuni anni sono soprattutto donna malata. 
Una rara e poco conosciuta malattia alle ossa ai muscoli mi danno spossatezza, dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio dolore con una tenerezza che a rileggerne gli episodi, o soltanto a pensarci, mi viene da piangere. Perché non è più con me.  
Malattia organica  che m'azzanna la psiche. 

La morte di Fosco però m'ha dato un’energia che prima non conoscevo. Devo proseguire il romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo coinvolgeva con ricerche sul movimento operaio e rivoluzionario, nell'epoca in cui questi accadimenti rivoluzionari hanno occultato sotto menzogne, tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son stati artisti-artiste letterati-letterate intellettuali. 

Per questo quasi tutti li disprezzo. 
Per questo voglio ancora scrivere da comunista qualche frammento. 
Per questo Rina la rossa appare su certe pagine elettroniche. E Fosco è con me anche se gli altri non lo vedono.









sabato 10 febbraio 2018

Claudio Di Scalzo: Wagner e L'Olandese Volante e Senta Sara il 10 febbraio 2018. Febbraietto corto e benedetto nell'amore.



CDS: Olandese e Olandese Volante - 2011








Claudio Di Scalzo

WAGNER E L’OLANDESE VOLANTE E SENTA SARA IL 10 FEBBRAIO 2018. FEBBRAIETTO CORTO E BENEDETTO


Il 10 febbraio, e per me febbraietto è stato spesso Corto e Maledetto, lo saluto stavolta Benedetto. Come OLANDESE qui nel ritratto (2011). Logo de L’OLANDESE VOLANTE ora inabissato (gennaio 2011-gennaio 2017). Mi dipinsi wagneriano. L’Olandese e l’Olandese Volante prendono il nome dal dramma di Wagner. Cercavo SENTA. Ora l’ho trovata. E smentisco Roland Barthes. Un pochetto anche Wagner perché L’Olandese e Senta non muoiono fisicamente per vivere altro. L’Olandese muore all’estetica che colpevolmente visse ricavandone Maledizione. E Senta ora ha la forza, grazie alla musica, per rendere la Parola all’Olandese con la risposta che salva. Che strano!, sembra una vicenda virtuale ed estetica, ed invece è reale.






Cardellino e Accio







(Da FRAMMENTI DI UN DISCORSO AMOROSO). “(WAGNER) - Il vagamento amoroso ha dei lati ironici: sembra un balletto più o meno agile a seconda della velocità del soggetto infedele; ma è anche un’opera. L’Olandese maledetto è condannato a errare sui mari fino a quando non avrà trovato una donna la cui fedeltà sia eterna. Io sono questo Olandese Volante; non posso impedirmi di errare (di amare) a causa di un marchio che, nei tempi remoti della mia infanzia, mi ha destinato al dio Immaginario infliggendomi una turba di parola che mi porta a dire “Ti amo” di tappa in tappa, fino a che qualcun altro raccolga questa parola e me la restituisca; ma nessuno può far sua la risposta impossibile (di una completezza insopportabile), e così il vagamento continua.”

L’Olandese Volante che non naviga più ha però nell'anno passato quintuplicato le visite ricevute. E nel gennaio appena finito, per quanto sia pubblicato soltanto il trenta per cento di quanto ha nella stiva, che sta in stage, c’è stata una vicenda di visite incalcolabile. Verso personaggi tragici oppure umoristici. Di fantasia e generati dai miei incontri e vicende biografiche. Sorprendente scoprire la sarta Nada Pardini tanto letta accostata a Giovanni Boine e Rimbaud. La rivoluzione vince sulle corbellerie degli acculturati che nessuno legge. Su chi scrive dei grandi autori per parlare di sé per ricavarne miseranda luce riflessa. Perché la letteratura e la poesia vogliono la verità del personaggio e lo stile adatto. E non lo si trova con la teoria a priori! né a posteriori. Grazie Antonio Tabucchi. So che avendo amato la figura di Karoline Knabberchen oggi avresti simpatia anche per il Cardellino musico che vive la fantasia di Wagner. "Siamo cercati da episodi delle letteratura, ed è lei che sceglie. Non noi." Mi scrivesti.

Alle lettere di tanti lettori e lettrici e compagni, a tutti, risponderò. Senza però tornare indietro dalla scelta fatta e promessa a SARA SENTA che la mia avventura qui è finita. E continua, non più on line, se non raramente, bensì in politica, senza estetica, come A.C.C.I.O. (Azione Comunista Comunitaria Internazionalista Orientata) semplice anonimo antico militante rivoluzionario nelle lotte in corso e quelle che verranno.

Probabile sia stata scoperta (nell' ANTOLOGIA 2011-2017 OV) dai navigatori la valenza, transmoderna, nei vari generi linguaggi, di romanzo-racconto-melodramma-feuilleton che assumono i vari personaggi. E che sopravanzano, come speravo, la figura dell’autore tradizionale. Senza feticizzare in pubblicazioni o mostre il dato creativo. E pure che l’accesso, al mestiere letterario od estetico, può avvenire in queste forme comunistiche perché i generi alti si compenetrano con la letteratura popolare del fumetto dell’illustrazione del prequel e dei sequel che anche nelle serie Tv nei graphic novel nel cinema compaiono. Ciò permette a chi volesse seguirne la via… di uscire anche dalla nullificante azione operata dai social o dall’inutile esistenza ancora (è stata una sconfitta epocale) dei weblog culturali o letterari.

In calce il richiamo al Wagner cui accennavo. E che non ricordandomi di ogni singolo testo pubblicato, ho rintracciato on line, col motore di ricerca, scrivendo: “Olandese Volante Senta Salvezza” – Proprio un BEL 10 FEBBRAIO mi capita di vivere.



SI TROVA IN TRANSMODERNO/TRANSMUSICA BARRA ROSSA









mercoledì 7 febbraio 2018

Karoline Knabberchen: Il Lucarino di Giovanni Boine (1979). Dedicato ai compagni conosciuti a Pisa finiti nei carceri speciali per detenuti politici. A cura di Claudio Di Scalzo









Fabio Nardi

KAROLINE KNABBERCHEN PER I COMPAGNI PISANI 

IMPRIGIONATI NEI CARCERI SPECIALI


Karoline Knabberchen negli anni del nostro legame (1979-1984),  e prima della sua drammatica morte, non è che abbia svolto politica attiva, se non la cura de (clikka) IL FOGLIO DI LALO, ciclostilato che ideammo assieme; però era molto coinvolta, fino al pianto, e alla tosse, per i compagni che aveva conosciuto dai miei racconti, alcuni di persona,  e che stavano in prigione spesso con accuse che dilatavano la loro opposizione estremista al regime democristiano e capitalistico fino al terrorismo, senza che avessero compiuto atti di sangue o reati punibili con il carcere duro per politici. 

In questa prosa, breve, ricordandosi di Giovanni Boine, di un suo scritto biografico, che Silvio Guarnieri ci lesse dal suo epistolario, tenuto con una certa signora Adelaide Coari, dove rammentava Silietta figlia della sua amante Maria Gorlero, e la gabbietta di un lucarino, Karoline Knabberchen, usando un lessico boiniano, opera un collegamento tra l'uccelletto e i compagni imprigionati ingiustamente  e che lì moriranno. Nelle gabbie di stato. Non so se l'epistolario di Giovanni Boine sia poi stato pubblicato per intero.  



Karoline Knabberchen

IL LUCARINO DI GIOVANNI BOINE - 1979


(prosa trascritta dai manoscritti a cura di Claudio Di Scalzo) 

Ero lì che l'osservavo, lui e il suo garrulo canto, che pareva canto di prigione o non so che malinconico stupore. Io l'osservavo, a scambiar motti con la bimba che sgambettandogli intorno, rispondeva: lui, in alto in alto appeso a scuoter la testa e mandar lampi dagli occhi che si facevano sorriso. Son tutti fischi rochi, rotti in gola, i suoi; tranne qualche trillo improvviso da voltarti incuriosito col cuore che martella: diresti ch'è tra noi di nuovo, ch'è dei nostri, dei vivi in terra, non più schiacciato tra i magri ciuffi d'erba e la bassa nuvolaglia di primavera. C'ha un suo ramo, mi son detto, anche in quella galera di vita; c'ha un perché ogni giorno, dai trilli di campana che manda fuor dal gargarozzo allegro.

Ma niente, che mi sbaglio.

Son sprazzi come temporali d'allegrezza, e Silietta che sa di grano e primavera, nemmeno lei coi suoi richiami ci può nulla. Le ali l'ha rotte. Non l'ho mai veduto volare, nemmeno quelle planate tra le sbarre che qualcuno crede le si faccia per felicità.

Un giorno si radunarono in tanti qui fuori nello spiazzo ch'era innondato dal sole: quelli pazzi starnazzanti, gli altri, i liberi vocianti che vengon  a volte – prima uno, l'altro dopo – come a richiamarlo fuori, che non può; come a dirgli d'aprire e andarsene, che non ha chiavi per quel meccanismo.

Non me n'accorsi subito, assorto in concitazione, non vidi neppure Silietta tutta lacrime, zitta zitta aggrappata alle sottane della madre; stavo appeso allo stupore generale agitato come vessillo a far temere una qualche rivoluzione.
Poi m'accorsi che quel giorno non l'avevo veduto, non mi s'era avvicinato allungandomi zitto lento il pignolo, che me lo sentivo amico. Lo trassero fuori dalla gabbia ch'era morto.

Lo chiamavano Giovanni, e pur se nessuno l'ha saputo, io che son lucarino le capivo: quelle sbarre che si portava ovunque, non ce l'avevan ficcato, come me un giorno. Lui c'era nato.









NOTICINA LUCARINA

di Karoline Knabberchen in Engadina

Ricordando quanto Silvio Guarnieri ha letto ieri di Giovanni Boine,  e che ho registrato assieme all'intera lezione, che scrive all'amica Adelaide Coari: "La povera Silietta ti ricorda e nella febbre farnetica di scriverti le tanto importanti avventure dei suoi due gatti che son proprio canaglie. Le hanno ucciso il lucarino..."; ho scritto, voce narrante Giovanni Boine, quanto puoi leggere, Fabio mio, e ci sono le sbarre del poeta portorino, imprigionato dalla malattia, la tisi mortale, e da complicanze tra l'economico e il sentimentale. Ma il tutto voglio valga come omaggio, politico, ai compagni pisani, tuoi amici, Fabio, ora nei carceri speciali, che forse mai più avranno ancora libertà di volo. (1979)





SULL'OLANDESE VOLANTE BARRA ROSSA/KAROLINE K





(Guarda-Engadina 1959 - Lofoten-Norvegia 1984)