ARCIVIAGGIO - VALLECCHI 1921
Archeologia Editoriale
a cura di Claudio Di Scalzo
IL VESTIMENTO
Sul telo da tenda disteso in terra ci piove
Un
vestito di panno
Due paia di scarpe
Pantaloni di tela
Lo zaino
Due paia di cravatte
Due camicie
La borsetta da pulizia
La gavetta
La borraccia
Il tascapane
La spazzola
Due paia d’aghetti
Due berretti
Le stellette
La scatola per il lucido
Il farsetto a maglia
Due pezzuole
Due cravatte
Le mutande
La cinghia
Le mostrine
Picchetti e bastone da tenda
Tutto nuovo
Non manca nulla
Evviva il massaio Salandra!
Dopo venti minuti da ognuno dei cento teli dove il
caporalino ha buttato alla rinfusa codesta roba si leva un soldato un soldato italiano!
Giovanni Bellini si culla, 1889, sulle colline di Poggio a
Caiano. Località Trefiano. Case sparse. Stirpe proletaria con vari mestieri:
padre acetaio madre trecciaiola. Battezzato a Bonistallo. Infanzia e
adolescenza in campagnolo stallo, poi l’avvallo
per lui del gruppo “Lacerba”. Cultura la più futurista innovativa
pompata pura in vista: Rosai, Agnoletti, Soffici, Tomei. Pubblica su Lacerba
tre scritti. Padre-Figlio-Spirito Santo della sua fede proletar-futurista.
Nel 1914 diventa interventista sfegatato. Si arruola dopo il
Maggio radioso del ’15 nella IX compagnia del 127° Reggimento di Fanteria. Il
suo ardimento vien spezzato presto, il 7 luglio 1915, da una granata esplosa
nella trincea durante la presa di Plava. Si dice sia morto sul colpo. Si
mitizza il Taccuino con poesie frammenti
portato nel petto insanguinato. Esaltazione da arci-futuristi rimasti vivi
perché se una granata ti impiomba squarta viscere e carta! Il Taccuino viene
pubblicato postumo, nel 1921, da Agnoletti, presso Vallecchi, col titolo di
“Arciviaggio”. Riprendendo l’idea del morto eroico che accennava al suo
“Arciviaggio”. Anche alle sorelle tra un aceto e l’altro e scoperta del
presente troppo tetro sullo scheggiato dente. “" Un giorno o l’altro bisogna
che vada a fare un gran viaggio. Dovrà essere un gran bel viaggio, un "arciviaggio". Sussurrava tra le volute del sigaro, toscano!
La raccolta Arciviaggio rientra nella mistica dei
“Vincitori” poi usata dal Fascismo durante
e dopo la presa del potere. Le poesie di Giovanni Bellini sono quelle di
un arci-proletario elevato al cubo strapaesano.
Ristampa 2003
a cura del Comune
ARCHEOLOGIA EDITORIALE
Giovanni Bellini, "Arciviaggio", Firenze,
Vallecchi, 1921 (ristampato dal Comune di Poggio a Caioano nel 2003).
Fernando Agnolotti, "Poeti nostri: Giovanni
Bellini", in "Illustrazione Toscana", a IX, n. 7, Firenze,
luglio 1931, p. 5.
Ardengo Soffici, "Ricordi di vita artistica e
letteraria", Firenze, Vallecchi, 1931.
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