Ieri sono morto. Mentre morivo ho sentito le note del Concerto per violino e orchestra di Sibelius. Ho inteso che quella musica struggente era per me che stavo morendo, o per essere più precisi per me che avevo perso l’amore assoluto e allora tanto valeva che morissi per questo dolore.
Appena si modula l’adagio molto dal violino di Oistrack sento la voce di Carmaux che dice al suo amico Wan Stiller: “Guarda!, il Corsaro Nero piange”. Mi sono chiesto cosa c’entrassero due pirati di un romanzo che leggevo da piccolo con la mia situazione di morente. Poi l’ho capito. Carmaux e il suo amico guardavano me. Un uomo audace che spezzato dall’amore diventa fragile. Ero io che avevo gli occhi umidi, le guance rigate. A quel punto credo proprio di essere morto, anche perché il dolore era insostenibile.
Al mattino la gente mi ha salutato come al solito. E io come al solito sono stato cortese e sorridente. Non era cambiato nulla. Ma quando, nella pausa dal mio lavoro al Catasto centrale, ho provato a scrivere, qualcosa in più, oltre a questo resoconto, ho provato una grande indifferenza. Una piccola nausea. Ho inteso che ero morto alla scrittura sopravvivendole. Sono un altro me stesso, e non posso dire di star male. Sul perché ho tanto sofferto fino a morirne l’ho dimenticato. Ma deve essere stato terribile, avevo la fronte liscia, ora la solca una ruga profonda, come rimarginata ferita da lama. Aglaia
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Jean Sibelius, Concerto per violino e orchestra - David Oistrakh e l'Orchestra della Radio di Mosca - Febbraio 1966
I movimento, parte 1
http://www.youtube.com/watch?v=3SvAf-QbuvQ&feature=related
I movimento, parte 2
http://www.youtube.com/watch?v=yJOCquXwh1A&NR=1

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