domenica 12 novembre 2017

Claudio Di Scalzo: "Il Cerchio nell'acqua e la macchia rossa". Sogno rivelatore, omaggio a Edgar Allan Poe. Dalla raccolta "Amori a bassa quota"








Claudio Di Scalzo 

IL CERCHIO NELL'ACQUA E LA MACCHIA ROSSA

(il sogno rivelatore, omaggio a Edgar Allan Poe)

(dalla raccolta di racconti: "Amori a bassa quota")


Sognava e aveva freddo. Gennaio imperversava tra le canne del laghetto o forse era una palude rilucente ghiaccioli. Sulla riva sassi e fanghiglia con brina sciolta sopra nidi disertati dai migratori. Prese un sassolino e lo getto sulla bruna superficie increspata. Disse ad alta voce: “La tua poesia è come un sasso nell’acqua che allarga cerchi e porta linfa, il verbo?, nelle periferie del corpo poetico da cento anni stagnante”.

A quel punto da una delle impronte di piedi scalzi, dove l’acqua batteva la sabbia ricovero di rane, udì la voce irridente che diceva: “L’hai già scritta questa interpretazione per un altro poeta. Enfatica, melensa, recitazione da scolaretta che lecca la cattedra”. 

Lo spavento fu enorme, scappò perdendo l’orientamento, s’addentrò tra gli alberi che pescavano fronde nell’acqua, batté musata in un ramo fino a stordirsi, travolse nidi di averle schiacciando uova e tuorli. Si muoveva come automa con dolori alle gambe. Si svegliò e la finestra s’era aperta sotto una burrasca di vento. La mano che aveva stretto il sasso gettato in acqua lanciava fitte. Si guardò il palmo. Scoprì che su di esso s’era disegnata una macchia bruciante come  rosso tuorlo. Vide la carne viva sotto la pelle scomparsa. 

È rimasta nell’acqua?, si chiese. Provò a reggere la penna per scrivere versi imitanti quelli calcati sulla sua fronte dall’urto nel ramo. Udì dall’impronta del piede sabbioso apparso sulla mattonella della camera ancora la voce scherzosa che diceva: “Anche questo l’hai già fatto! Sei stucchevolmente servile nella mimesi nelle dediche”. 


S’alzò con rabbia  fremente dal letto, prese da sotto il guanciale la lettera che definì calorosa, dove la sua mano il sasso l’acqua i cerchi il verbo, venivano istruiti con una teoria strabiliante, e prese a strofinare l’impronta fino a cancellarla. Il palmo della mano spellato lanciava fitte, sanguinava in alcune parti.  “Queste parole sono fenomenali”, si disse, “meglio di Ava come Lava!, mi guariranno anche la ferita”. Si voltò su di un fianco. E smise di sognare.






Nessun commento: