LETTERE DA CUSCINO A CUSCINO
(E NEL MEZZO LUCCA)
II
II
Fabio caro,
aspettandoti mi sono assopita in via del Fosso,
la mano abbandonata nell’acqua.
la mano abbandonata nell’acqua.
Ho provato a rinunciare alla tua voce, ch’è tornata in
liquide movenze a carezzare i polpastrelli.
N’è derivata maggiore incongruenza.
Gerda (mia madre) t’ha rimproverato l’assenza “nelle mie condizioni”:
sono le condizioni dell’assenza, le ho risposto (con la tua voce) (perché) è
chiaro che mi son piegata troppo dentro questo bacio – che s’avvolge di lingua intorno al mignolo
. Tua K.K. (assenza?)
Karoline… scopro che il lenzuolo è umido perché sei uscita da
via del Fosso come venere elvetica in cerca del medievale fluido lambente Porta
San Gervasio e Protasio. Che tua madre Gerda ti veda soltanto sul lago di
Sils-Maria con impettito uomo di cultura nordica è risaputo, invece stai sopra
un letto traversato dal fossato che sul ponticello - prima di varcare la Porta anche detta
dell’Annunziata - mostra la fontana neoclassica di Lorenzo Nottolini. Qui bevi
e l’acqua limpida scorre sui seni frutti sbucciati dalle carezze. Tu poi
esclami: “Frena l’irruenza brutto anatroccolo etrusco” e così tutto il
religioso lavacro e composto neoclassicismo si sfibra nell’umoristico tuo
fuggire nel bacio col mio mignolo in bocca, e suggi e mordi, e ti becco
salivando e mi spiumo eccitando la città tutta bagnata dalle tue cosce. Tuo Fabio (presenza!)
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