CDS
Giovanni Boine ammalato grave di tisi
tossisce nella sciarpa al vento
di Porto Maurizio nell'aprile 1917
tossisce nella sciarpa al vento
di Porto Maurizio nell'aprile 1917
Claudio Di Scalzo
GIOVANNI BOINE CONTRO ARTURO ONOFRI EGOCOSMICO
Con la partecipazione di Sara Cardellino
e di Rina Rètis
comunista Trotskijsta
Ho sentito dire che l’Onofri sia
un fine critico di arte altrui e disserti sottilmente di tecnica e di espressione.
Ho sentito dire come nelle sue poesie egli tenti realizzare novità prosodiche
“con coscienza delle responsabilità connesse” a ciò; e dev’essere certo così. –
Per altro, dico la verità ciò m’interessa poco. La novità prosodica e il
concetto che uno possa avere del fatto espressivo, a me, che sono in cerca di
vita e d’anime, importano per sé stessi un bel nulla se non siano la
incarnazione, l’espressione stessa (se non siano nella espressione) di codesta
vita, se la novità prosodica non riesca veramente ad una novità in poesia. Anzi
dirò che in fatto se non vogliamo ridurla ad una estrinseca meccanicità, io non
so concepire una novità prosodica che non sia anche nel contempo novità in
poesia. E che qui per esempio io non trovo, non vedo dove siano queste così
nuove novità prosodiche perché non vedo affatto dove sia la novità della
ispirazione. Vedo piuttosto un brancicamento (…)
Giovanni Boine, in PLAUSI E
BOTTE, stroncò Onofri perché trombone nello scrivere poemi sterminati, perché devoto
al culto del proprio ego-cosmico come critico che voleva dare lezione a tutti i
poeti viventi e pure a quelli morti… ed invece “brancicava” proponendo una
“nuova poesia”. Il suo era un brancicamento inutile.
ARTURO ONOFRI e le sue LIRICHE
(1906-1910) in edizione Ricciardi-Napoli, pubblicate nel 1914; e altresì il
libro NUOVA LIRICA, di un anno precedente, ed. Nalato Roma.
Ecco già ad inizio Novecento,
plasticamente rivelato grazie a BOINE, la fissazione malata di definire quanto
teorizzato e scritto come “nuovo” per sbatterlo in faccia a quanto definito
“vecchio”, vizietto un po’ scemetto travasato on line col do di petto.
Giovanni Boine, rivoluzionario
conservatore, ebbe in sorte di essere martirizzato dai Gruppi Intellettuali con
i quali giocoforza, allora (non esisteva editoria indipendente né tantomeno il
web, dove uno volendo può pubblicare in modo libertario infischiandosene di
ogni gerarchia letteraria, sia Imperiale sia Sottoproletaria) si necessitava lo
scambio “culturale”. Per lui anche modo di procurarsi soldi per le costose
medicine nel tentativo di frenare la mortale tisi.
Oggi in circolazione ci sono
ancora dei Papini dei Soffici in sedicesimo on line. Eredi degli Onofri
dall’ego gonfio come la rana che imita il toro.
Questo colpo di “botte”, negando
plauso, sulla zucca magniloquente di Onofri, i critici universitari e quelli
improvvisati da convegno per morti, nascite, carnevali di provincia e altre
sussiegose fanfare dietro improvvisate scrivanie in similoro e alloro, hanno
bellamente trascurato.
Un tempo, assieme alla vedova
Rina Rètis, moglie del compagno Fosco Neri (Vecchiano, 8 dicembre 1953 – 10
febbraio 2017), on line ce ne sono tracce, su Tellusfoglio sull’Olandese
Volante, mi dedicai a questo fenomenale poeta e critico. Addirittura ai suoi
“DISCORSI MILITARI” riediti per i tipi della Fondazione Museo
Storico del Trentino nel 2017. Però non vado, per scelta, ai convegni, e
se sono stato cancellato come critico, obliquo nevvero e un po’ romanzesco, di
Giovanni Boine dai devoti dalle devote che si sono appropriate del suo
ectoplasma, fatto apparire con “nuove tecniche spiritiche”, in qualche sito e
appunto convegno, non me ne frega assolutamente nulla.
Però mi permetto di negar PLAUSO
a questi atti ego-cosmici, e, qui, posso menar BOTTE!
Mi basta, e avanza, a volte
leggere, qualche passo in antologia di Boine, a Venezia, con Sara Cardellino, e
dedicarmi ad interpretazioni domestiche, vecchianesi, con la compagna
trotskijsta Rina Rètis. Con lei stamani, acciderba ho litigato, perché non
intende che Trotskij, con la sua idea di “Militarizzazione del lavoro” al IX e
X Congresso del partito comunista russo, era il 1920-1921, aveva ragione Lenin
a contrastare questa follia politica ed economica. E che ciò darà poi il
viatico a simili posizioni di Stalin. Molti anni dopo.
On line, forse ci sono imitazioni
di Rina Rètis dedite a Boine, così come a un ideologico e
reazionario spirito "nuovo" poetico per il Duemila, ma, sia
detto, non hanno niente a che vedere con il personaggio di Rina che mi
rinfaccia, da trotskijsta, la mia contraddittoria linea comunista che mette
assieme Lenin e Durruti e perfino Kierkegaard. Il tuo comunismo mi sembra a
volte “conservatore”, dice, ma in questo t’avvicini, probabilmente, a Giovanni
Boine. Che di coniugazioni impossibili era maestro.
CDS: "Maria Gorlero e Giovanni Boine amanti
prima della malattia del poeta".
La Gorlero nella coppia era l'elemento popolare
La Gorlero nella coppia era l'elemento popolare
mentre Boine il colto poeta di origini borghesi.
Nella coppia Accio e Cardellino,...
Nella coppia Accio e Cardellino,...
io sono il polo popolare e Sara rappresenta l'aristocrazia.
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