martedì 10 maggio 2011

Claudio Di Scalzo: Alberto Giacometti nel cimitero di Borgonovo di Stampa

   

                                





LOTAR... GUARDIANO DELLA TOMBA DI ALBERTO GIACOMETTI

                                                             


Oggi sono tornato nel cimitero di Borgonovo di Stampa a trovare Alberto Giacometti. In Val Bregaglia. Pochi chilometri oltre il confine. Da Chiavenna si arriva in mezz’ora. Qui parlano anche italiano. Per poco tempo sulla lapide, fissata con quattro bulloni, c’è stata una statua di Lotar. L’impressionate uomo macerato da tagli e accumuli di palpitazioni che gli fratturano respiro e membra. A questa figura, Giacometti, come del resto ai “Nasi”, si dedicò già malato, con un tumore addosso. Adesso la statua sta in un piccolo museo locale. L’avrebbero rubata fosse rimasta sulla tomba. Dopo ho passeggiato per il paese. Pensato a quando venivo qui con una guida, abitante in Engadina, che sapeva più di me dell’Esistenzialismo. Giacometti su tutti. Eletto Maestro. Nel chiasso attuale dove si vive “chiacchiericciando” di arte e poesia on line, su Facebook, e nei festival poetici, dove pittori e poeti della domenica hanno invaso ogni giorno della settimana sentendosi autori ognidì... rivedere Lotar, ripensare ai Nasi, a chi indagava il “Male” come Giacometti, è scossa e principio. Sono fortunato a raggiungere, con questa facilità, il suo naso in terra alpina. Vegliato da Lothar. Claudio Di Scalzo












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IL NASO DI GIACOMETTI







Steso bocconi sul letto sfatto del suo studio. Gesso e polvere modellano la stoffa della sua camicia un tempo bianca. Ho mezzo stomaco, e tiro avanti lo stesso. Pensa Giacometti. Mangerò mezzo uovo nel solito bistrot. Ingoia un gemito. I chirurghi che operano, in fin dei conti sono miei parenti. Asportano. Peccato che le loro sculture vengano ricucite. Anche me hanno ricucito con perfetta abilità. Annusa con il suo nasone un odore di viole marcite. Da dove viene questo profumo? Certo. Certo! Dal cimitero di Borgonovo in Val Bregaglia. La scoperta lo fa rabbrividire. Un cimitero che esala i suoi profumi fino in questo atelier in Rue Hippolyte-Maindron deve avere qualche missione nascosta. Ah, cerca questo scheletro di noia che mi sorregge. Strofina il naso sul guanciale. Ha delle croste nelle narici. Cola una goccia di sangue. Calda come olio in padella. Pensa. E’ il mio naso che cerca il cimitero. La sua grassa terra vuole la mia proboscide. Fittone s’impianterà nella piccola patria natia. Per tutta la vita da scultore ho annusato la materia. Ora ne sentirò l’olezzo in eterno. Posso riderci sopra anche in eterno. Quando un naso si stacca dalla persona che indirizzò il corpo nel mondo della luce, borbotta tossendo, per andare a morire, il sole va in esilio. Giusto il tempo che chiudano la bara. Sentì del gelo sulla nuca. Il solito gorgheggio dell'ombra in libera uscita. A tasto prese dal pavimento un libro che aveva sfogliato qualche ora prima. E se lo mise aperto a capanna sulla testa. Ora dormo ancora. La copertina informava che era un trattato su come stampare i libri: la grafica, i caratteri. L’aveva dimenticato lì un editore, interessato alle sue sculture. Non si erano intesi. Lui pensava al naso. E i nasi che vanno a morire non si stampano nei libri.


Dalla raccolta di racconti: "Amori a bassa quota"
Annuario TELLUS 29 “Febbre d’amore. Stendhal + Web”, 2008
Copyright di CDS









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ALBERTO GIACOMETTI A STAMPA